"Gaza, noi non ci giriamo dall'altra parte"
«Siamo lavoratrici e lavoratori, persone comuni – scrivono – che non possono più stare zitti di fronte a quello che sta accadendo». Senza giustificare in alcun modo l’attacco del 7 ottobre contro civili israeliani, i sindacalisti denunciano con forza la sproporzione della risposta: «Questo non è un conflitto. È un massacro. È occupazione. È apartheid».
Tra le richieste avanzate ci sono:
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il cessate il fuoco immediato e l’invio senza ostacoli degli aiuti umanitari;
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la fine dell’occupazione israeliana e il riconoscimento del diritto dei palestinesi a vivere liberi nella propria terra;
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la sospensione degli accordi commerciali con Israele da parte dell’Italia, in linea con le disposizioni previste dall'articolo 2 dell'accordo UE-Israele, che vincola i rapporti al rispetto dei diritti umani;
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il rispetto delle risoluzioni ONU e del diritto internazionale;
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giustizia per chi oggi non ha voce, ma ha diritto a una vita degna e a uno Stato.
Il comunicato si chiude con parole che richiamano i valori universali della solidarietà e della dignità umana: «Facciamo nostra una verità semplice: la libertà o è per tutti, o non è. Perché crediamo nella solidarietà, e nella forza di chi si alza ogni giorno a testa alta, anche quando tutto crolla intorno. E oggi, quella libertà ha il volto ferito di Gaza. E la nostra voce, anche piccola, deve raggiungerla».
Allegati
Con la Palestina, con chi resiste, con chi spera
FIOM, FIM, UILM - Leonardo Varese136 Kb - Formato pdf
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