Rifugiati

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"Home - Un luogo sicuro per ricominciare" é il tema che quest'anno l'Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati ha scelto per la celebrazione della Giornata Mondiale del Rifugiato.
16 giugno 2010
Carlotta Venuda

immigrati in Italia "Home - Un luogo sicuro per ricominciare" é il tema che quest'anno l'Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati ha scelto per la celebrazione della nona Giornata Mondiale del Rifugiato. Home quel luogo, ovunque nel mondo possa trovarsi, in cui quanti sono stati costretti ad abbandonare le proprie case a causa di guerre e persecuzioni, i rifugiati appunto, hanno il diritto di ricostruirsi una vita in sicurezza e dignità, dove essere accolti ed essere al riparo da minacce e violenze. La celebrazione della Giornata é stata decisa dall'Assemblea generale dell'Onu il 4 dicembre 2000, con la Risoluzione 55/76 che ha fissato la Prima Giornata mondiale del Rifugiato per il 20 giugno 2001, nel 2001 tra l'altro ricorreva il 50° anniversario della Convenzione sullo status dei Rifugiati del 1951. La Convenzione di Ginevra inizialmente e proteggere i rifugiati perlopiù europei provocati dalla seconda guerra mondiale, ma un Protocollo del 1967 ne ha esteso il raggio d’azione sulla spinta delle dimensioni globali assunte dal problema dell'esodo forzato. Il documento originario ha anche ispirati anche strumenti regionali come la Convenzione africana sui rifugiati del 1969 e la Dichiarazione di Cartagena del 1984 nell’ambito dell’America Latina. Venendo all'attualità, e al nostro paese in particolare, scopriamo come l'Italia non sia in linea con i dati degli altri paesi dell'Unione europea quanto all'accoglienza dei rifugiati e ahinoi non in senso positivo. Secondo i dati dell'Unchr attualmente i rifugiati in Italia sono 47mila e le domande d’asilo presentate nel 2008 sono state circa 31mila, ma per fare qualche paragone, in Germania i rifugiati ospitati sono circa 580mila rifugiati, nel Regno Unito circa 290mila, 80mila e 160mila rispettivamente nei Paesi Bassi e in Francia. Ragionando in termini percentuali, in Danimarca, Paesi Bassi e Svezia i rifugiati sono tra i 4,2 e gli 8,8 ogni 1.000 abitanti, in Germania oltre 7, nel Regno Unito quasi 5, mentre in Italia appena lo 0,7 / 1 ogni 1.500 abitanti. Negli anni ‘90 l'aumento di richieste d’asilo che si è registrato in tutta Europa come conseguenza di conflitti, sconvolgimenti politici e violazioni dei diritti umani in diverse parti del mondo, si è registrato anche in Italia in misura proporzionalmente elevata, ma recentemente, come si rileva dai dati del Cir, il Consiglio italiano per i rifugiati, il numero dei richiedenti asilo in Italia é drasticamente diminuito, dimezzato addirittura, in controtendenza rispetto agli altri paesi europei. Come mai? Dal momento che non sono venute meno le cause dell'esodo dei rifugiati, né c'é stato un miglioramento delle condizioni in Paesi di transito come la Libia. "La violenza generale, le persecuzioni, i conflitti armati non sono cessati in nessuno dei principali Paesi di provenienza dei rifugiati che arrivano in Italia: Somalia, Eritrea, Afghanistan, Iraq", dice Christopher Hein, Direttore del CIR, la causa del dimezzamento delle domande d'asilo presentate in Italia "E' da cercarsi nella politica dei respingimenti che impedisce ai rifugiati l’accesso al territorio e alla protezione." "I respingimenti in alto mare verso la Libia iniziati il 7 maggio scorso e contemporaneamente la nuova politica libica,forte dell’amicizia con l’Italia, di impedire le partenze dei barconi, hanno fatto sì che negli ultimi 10 mesi i rifugiati non arrivino più nel nostro Paese, o quasi". Dove, normalmente il 50% dei richiedenti trova protezione. "Il CIR insiste - dice Hein - affinché siano create possibilità per i rifugiati di arrivare in modo legale e protetto in Italia e in Europa. E comunque non deve continuare una violazione delle norme internazionali che esplicitamente vietano il respingimento verso Paesi dove la vita e la libertà delle persone non viene garantita”. Se appunto dal 2009 é in atto questa violazione con i respingimenti di migranti che cercano di raggiungere il sud Italia verso la Libia, luogo sottratto a qualsiasi forma di controllo democratico, un fenomeno che riguarda migliaia di persone tra cui donne, spesso in gravidanza, e bambini, che vengono rimandati non nel loro paese di origine, ma appunto in Libia dove li aspettano nella migliore delle ipotesi la prigione e nella peggiore deportazione nel deserto e stupri, fenomeno che é stato fatto metabolizzare all'opinione pubblica facendo pressione sulla paura di un'invasione di profughi, ingigantendo, anche attraverso i media il fenomeno in atto, violazione che ha portato a condanne del Consiglio d'Europa e rinvio a giudizio di funzionari del Ministero dell'Interno, un'altra frontiera del respingimento dei clandestini é quella di altri porti italiani dove i profughi vengono rimandati ai porti greci da cui provengono.

"Dai porti di Venezia, Ancona, Bari e Brindisi, la polizia di frontiera respinge ogni anno migliaia di profughi afghani, curdi, somali, eritrei, sudanesi, palestinesi, che cercano, nascondendosi dentro o sotto i tir in partenza dai porti di Igoumenitsa e di Patrasso, di fuggire dalla Grecia, paese dove l’asilo non esiste (0,03% delle richieste accolte) e che riserva ai migranti un trattamento paragonabile a quello libico. L’Italia ne ha respinti 3.148 nel solo 2009. Tra di loro moltissimi minorenni e bambini ora rinchiusi nelle carceri greche o rimandati in Turchia e da lì, molto spesso, nei loro paesi d’origine in mezzo alla guerra." dice un rapporto di Tuttiidirittiumanipertutti, rete di associazioni che si é occupata negli ultimi anni proprio dei respingimenti dai porti italiani, che é andata a verificare la situazione in Grecia nei porti di Patrasso e Igoumenitza e ad intervistare i profughi rimandati lì dall'Italia (link video: http://www.globalproject.info/it/resources/15539/). Gli intervistati raccontano di essere rimasti sotto sorveglianza della polizia per ore in stanzini o bagni dei porti italiani, di non aver visto alcun operatore prima di essere rimandati in Grecia, di non aver avuto la possibilità di raccontare la propria storia, come premessa per la richiesta di asilo né di interloquire con un traduttore e d'altra parte non esistono documenti che registrino il passaggio di molti di loro dai nostri porti; molto spesso sono presi prima che sbarchino in Italia. Raccontano di respingimenti anche di bambini. Arrivati in Grecia vengono arrestati e detenuti per mesi, collocati in campi, che a volte sono auto-organizzati, come a Patrasso dove molti sudanesi hanno trovato rifugio su vagoni ferroviari abbandonati nel porto, ma da cui poi vengono spesso sfollati e in ogni caso sempre abbandonati a loro stessi.

I respingimenti dai porti italiani verso la Grecia "non corrispondono alla normativa Europea" fa notare l'avvocato Marco Paggi dell'Asgi: con il Trattato di Schengen e la conseguente abolizione delle frontiere interne tra gli Stati membri il respingimento non "é più adottabile all'interno dello spazio Schengen, dove si deve utilizzare il provvedimento di espulsione". "Le norme Schengen prevedono che non ci possano essere stranieri di cui non si riesce a stabilire chi abbia la giurisdizione a giudicare sui loro diritti e doveri". Il provvedimento di espulsione é ben diverso dal respingimento, spiega l'avvocato, perché "per essere adottato comporta la necessaria convalida davanti a un giudice, il diritto dell’interessato ad avere una difesa e davanti al giudice di pace e non ci si limita solo a un controllo formale dei presupposti per l'espulsione, ma si deve verificare se vi siano i presupposti per applicare uno dei possibili divieti di espulsione, come per chi rischia di essere sottoposto a trattamenti inumani o degradanti nel paese di destinazione o di essere perseguitato o rinviato verso paesi dove può incorrere nella persecuzione o come per i minori non accompagnati che hanno diritto di essere tutelati da parte delle istituzioni locali", diritto che così é messo in serio pericolo. In base al provvedimento di espulsione ci sarebbe invece la possibilità di accedere all'esercizio del diritto di asilo, "perché queste persone avrebbero la possibilità di dichiarare la loro provenienza e le ragioni della fuga dal loro paese" e alla protezione internazionale sotto forma del conferimento dello status di rifugiato o della protezione sussidiaria, mentre i minori non accompagnati avrebbero diritto di essere trasferiti presso i servizi sociali. "Ma al Porto di Venezia - come negli altri porti italiani - questo accesso non é garantito. Si attuano provvedimenti di respingimenti alla frontiera ruspanti che non sono nemmeno formalizzati secondo la modulistica che il Regolamento alle frontiere Schengen imporrebbe nel caso in cui da una frontiera esterna si trattasse di respingimenti, e quindi non c’è un controllo". Così avvengono migliaia di respingimenti, come dichiarato dalle stesse autorità portuali negli scorsi anni, di cui non si ha neanche cognizione della provenienza nazionale. I migranti infatti vengono respinti senza essere informati dei propri diritti, senza che li si faccia parlare con operatori preposti alla loro accoglienza. Per chi cerca di arrivare ai porti dell’Adriatico, il fatto di riuscire o meno a fare ingresso nel territorio italiano è discrezionale e dipende esclusivamente dalla persona che si trovano in quel momento di fronte. Se gli operatori del Cir sono in ufficio, c’è una maggiore probabilità di entrare in contatto con un mediatore e forse di riuscire a raccontare la propria storia, ma molte volte le persone arrivano in orari in cui gli uffici non sono aperti o magari gli operatori non sono reperibili". Appare evidente allora perché il numero dei richiedenti asilo tra il 2008 e il 2009 sia dimezzato passando da 34mila a 17mila.

La rete Tuttiidirittiumanipertutti, alla quale ha dato il proprio contributo fin dalla sua creazione anche il Punto pace di Mestre, grazie al prezioso impegno di Laura e Matteo, ha pubblicato dei libri sulla situazione nei porti italiani, come per esempio "Il porto dei destini sospesi. Migranti e rifugiati tra accoglienza e respingimento", riguardante Venezia, e "Il porto sequestrato" su Ancona, ha promosso la campagna Wellcome, indietro non si torna, che culminerà in alcune iniziative nei porti italiani di Venezia, Ancona, Bari, congiunte ad altre nei porti di Igoumenitsa e Patrasso il 20 giugno prossimo, per una giornata internazionale di lotta in difesa del diritto d’asilo e contro tutti i respingimenti. Tuttiidirittiumanipertutti chiede di raggiungere da tutta Italia Venezia, Ancona o Bari dove gli appuntamenti saranno: a Venezia alle ore 10:30 alla Stazione ferroviaria di Santa Lucia; ad Ancona alle ore 11:00 e alle 19:00 alla Banchina 14; a Bari alle ore 10:00 all'ingresso del porto.

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