"Sequestrati", trattati e contenti

Per diagnosticare un disturbo mentale è sufficiente un'opinione
28 maggio 2008
Davis Fiore

Una famiglia spezzata e due ragazzini "sequestrati" con provvedimento del Tribunale dei minori. È quanto accaduto nei mesi scorsi a Basiglio, piccolo comune nell'hinterland milanese, dove la figlia Giorgia di 9 anni e stata allontanata per un disegno un po' osé, che poi è risultato essere stato fatto da un compagno di classe.[1] La vicenda ha avuto un lieto fine e i ragazzi hanno riabbracciato la famiglia, ma le domande sono molte e la gente del posto si è mobilitata in cortei di denuncia.

Il mio babbo Motivo di tanta preoccupazione è il modo in cui i diritti di tutti noi possono essere violati con diagnosi pseudo-scientifiche di tipo psicologico. Esami non ne esistono, per diagnosticare un disturbo mentale è sufficiente un'opinione, una valutazioni soggettiva o un semplice test, non dissimile da quelli che troviamo sulle riviste. Test che da anni sono distribuiti in molte scuole italiane, dove i ragazzi vengono indirizzati verso centri neuropsichiatrici. Proprio in questi giorni in asili nido e scuole elementari di diverse regioni italiane come il Veneto, prendono il via i cosiddetti Questionari Italiani del Temperamento (Quit)[2][3].

Se consideriamo nel complesso i bambini indirizzati verso questi centri, i circa qurantamila sottratti alle famiglie e i più di trentamila sotto psicofarmaci, ci rendiamo subito conto dell'estensione di questo fenomeno. Ma non è finita qui, gli psichiatri ritengono che l'8% dei ragazzi sia affetto da ADHD, questo spalanca la strada a operazioni di trattamento ben più massicce.[4] È necessaria un'ampia opera di informazione per fare in modo che tutto questo non accada e che l'Italia non ripercorra le tragiche vicende verificatesi negli ultimi anni in America con il Ritalin.

Non si può più accettare che avvengano situazioni come quella di Basiglio, che i bambini vengano diagnosticati affetti da disturbi e debbano seguire iter inutili e dannosi che rendono impossibile individuare i problemi reali, spesso di tipo pedagogico o sociale, che niente hanno a che vedere con aspetti clinici. Soprattutto, non si può più accettare che un bambino venga allontanato dalla famiglia in seguito a valutazioni soggettive e superficiali.

Note: [1] Il Corriere della Sera
[2] il Gazzettino
[3] Cybermed Junior
[4] Dica "33"

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