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Mongolfiere della pace

Autore: Peppe Sini
Azione diretta nonviolenta con cui bloccare i decolli dei bombardieri. Gia' sperimentata con esito positivo per alcune ore nel 1999.

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Come prima informazione essenziale inseriamo qui una nostra lettera aperta al comandante della base Usaf di Aviano; in coda alla lettera vi e' il rinvio a "La nonviolenza e' in cammino" n. 491; un piu' ampio dossier documentario e' richiedibile al nostro recapito: nbawac@tin.it .

*

Lettera aperta al Comandante della base Usaf di Aviano

Egregio signore,

Nei prossimi giorni avvieremo ad Aviano e Pordenone gli opportuni colloqui con le istituzioni locali ed i necessari sopralluoghi sul terreno in vista della realizzazione dell'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della pace con la quale impedire - nel caso abbia inizio la minacciata guerra illegale e criminale all'Iraq - i decolli degli aerei dalla base di Aviano, impedendo cosi' il coinvolgimento nella guerra della struttura di cui lei e' responsabile come del personale ai suoi ordini.

Avremmo naturalmente desiderio e piacere di interloquire anche con lei, e con la presente siamo a richiederle un incontro al fine di illustrarle le ragioni della nostra iniziativa, che peraltro lei gia' conoscera' poiche' gia' la realizzammo, purtroppo solo per poche ore, nel 1999 durante la guerra dei Balcani.

* Le ragioni della nostra azione diretta nonviolenta

Egregio signore,

la guerra, come ebbe a dire Gandhi, consiste sempre nell'uccisione di esseri umani, nell'uccisione in massa di esseri umani che non hanno commesso alcun crimine.

La guerra che si sta preparando, e' convincimento comune, provocherebbe innumerevoli vittime.

Inoltre essa puo' degenerare, per ammissione stessa dei suoi principali promotori, in guerra nucleare, ovvero in una guerra che puo' mettere fine all'intera civilta' umana.

Lei capisce che in questa terribile situazione e' compito di ogni essere umano, e di ogni istituzione legale, fare tutto il possibile perche' la guerra non sia scatenata, perche' si salvino quante piu' vite umane sia possibile, perche' l'intera civilta' umana non sia messa in pericolo.

Non solo: le motivazioni stesse della guerra, come ufficialmente dichiarate dai promotori di essa, sono logicamente insensate e giuridicamente delittuose.

Se la motivazione efficiente a scatenare una guerra catastrofica per l'intera umanita' e' il possesso o la prospettiva del possesso di armi di distruzioni di massa, con questo criterio occorrerebbe scatenare una guerra contro innumerevoli paesi del mondo. Non le sembra folle e criminale?

Se la motivazione efficiente a scatenare una guerra catastrofica per l'intera umanita' e' il legame di personalita' di governo con poteri criminali e terroristici, con questo criterio occorrerebbe scatenare una guerra contro innumerevoli paesi del mondo. Non le sembra folle e criminale?

Se la motivazione efficiente a scatenare una guerra catastrofica per l'intera umanita' e' che il governo di un paese potrebbe a sua volta scatenare una guerra, con questo criterio occorrerebbe scatenare una guerra contro innumerevoli paesi del mondo. Non le sembra folle e criminale?

Occorre restare sul piano della realta' e sul piano del diritto: e' chi scatena una guerra ad essere l'aggressore. Una guerra di aggressione non puo' essere definita difesa.

Occorre restare sul piano della realta' e sul piano del diritto: se si sospetta qualcuno di voler usare armi di sterminio di massa il modo migliore per far si' che lo faccia e' scatenare una guerra.

Occorre restare sul piano della realta' e sul piano del diritto: se si vuole difendere la pace e la sicurezza, la guerra e' il modo piu' sicuro per impedire la pace e per distruggere la sicurezza.

Occorre restare sul piano della realta' e sul piano del diritto: se gli stati invece di combattere il terrorismo con gli strumenti della polizia e dei tribunali a loro volta commettono stragi indiscriminate di innocenti, essi stessi stati si fanno terroristi, promuovono il terrorismo, lo alimentano e lo riproducono in proporzioni sempre piu' enormi.

Occorre restare sul piano della realta' e sul piano del diritto: tra i mezzi e i fini vi e' un nesso cogente: la democrazia si difende con la democrazia, la pace si difende con la pace, i diritti umani si difendono con il rispetto dei diritti umani. Le uccisioni, e massime quel cumulo di uccisioni di cui consiste una guerra, costituiscono la violazione piu' radicale e flagrante dei diritti umani; la guerra costituisce palesemente l'esatto contrario della pace; la guerra e' nelle sue premesse, nella sua fenomenologia e nei suoi esiti precisamente il contrario di quella civile convivenza fondata su regole condivise di cui la democrazia consiste.

La guerra che si prospetta mette in pericolo l'intera umanita'; si puo' forse esitare su quale sia la cosa giusta, su quale sia il dovere nostro e di tutti, posti di fronte all'alternativa seguente: se permettere con la propria complicita' o anche solo con la propria ignavia che l'umanita' corra il pericolo di essere distrutta, o se invece si debba cercare di salvarla impedendo la guerra che l'intera umanita' minaccia?

Sono cose talmente banali che quasi si ha pudore e si prova disagio a dirle, ma tale e' la situazione odierna che occorre tornare a ripeterle.

Se poi veniamo in punto di diritto lei sapra' che la Repubblica Italiana, lo stato nel cui territorio la struttura che lei comanda e' ospitata, ha come fondamento del suo ordinamento giuridico una Costituzione che all'articolo 11 (uno dei "principi fondamentali", ovvero dei "valori supremi" del nostro ordinamento giuridico, della nostra repubblica, delle nostre liberta') "ripudia la guerra".

Il ripudio della guerra significa che la legge fondamentale del nostro paese fa obbligo a noi italiani di opporci con tutte le nostre forze alla guerra: e' la nostra legge, lei e' nostro ospite, anche lei e' vincolato a rispettarla in quanto in Italia si trova.

Lei sapra' anche, non ne dubitiamo, che la stessa Carta delle Nazioni Unite, comune punto di riferimento dell'enorme maggioranza degli stati della terra, fin dal suo preambolo esplicitamente attesta che motivo stesso dell'esistenza delle Nazioni Unite e' di impedire il ritorno del "flagello della guerra".

Come vede, tanto la legge italiana, quanto la Carta alla base dell'esistenza e della legittimita' dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, sono esplicite ed inequivocabili: chiedono ai popoli come agli stati di opporsi alla guerra.

Vede quindi che sia per ragioni morali, sia per ragioni giuridiche, la guerra che si sta preparando e' un crimine, e ad essa ogni persona di volonta' buona, ed ogni istituzione legale, hanno il dovere di opporsi.

* Le finalita' della nostra azione diretta nonviolenta

Egregio signore,

le finalita' della nostra azione nonviolenta per la pace sono semplici.

Impedendo agli aerei della sua base di decollare, ostruendo lo spazio aereo circostante e sovrastante la base con le nostre mongolfiere, intendiamo bloccare l'operativita' bellica della sua base, e con cio' ostacolare un ingranaggio della macchina bellica complessiva.

Speriamo che questa azione diretta nonviolenta sia anche un esempio che altri seguiranno: cosi' da poter in prospettiva bloccare l'intera macchina bellica.

Cosi' facendo, noi rispettiamo ed inveriamo quanto ci chiede la legge fondamentale del nostro paese, la Costituzione della Repubblica Italiana; cosi' facendo, noi rispettiamo ed inveriamo quanto ci chiede la Carta delle Nazioni Unite; cosi' facendo, noi rispettiamo ed inveriamo quanto a noi richiesto sia dalla legalita' costituzionale italiana, sia dal diritto internazionale.

* La realizzazione della nostra azione diretta nonviolenta

Egregio signore,

il nostro intendimento e' di sovrastarvi sul piano della forza e di ridurvi in condizione di non nuocere; il nostro obiettivo e' di impedire materialmente la vostra partecipazione alla guerra e con cio' essere di ostacolo alla guerra.

Forse, detta cosi', questa'affermazione potra' farla sorridere: di solito si pensa che il potere armato e' piu' forte del potere di chi e' disarmato. Di solito si pensa che la violenza prevale sul diritto. Non e' cosi': c'e' una cosa che e' piu' forte della violenza, ed e' la nonviolenza.

Noi pensiamo di sovrastarvi sul piano della forza, con la forza della nonviolenza: lo abbiamo gia' dimostrato nel 1999 per poche ore, lo faremo di nuovo, e questa volta agiremo per farlo non per poche ore, ma fino a ridurre a completa impotenza la vostra capacita' di uccidere.

Noi non siamo vostri nemici, noi abbiamo dalla nostra parte la protezione e la forza della legge italiana cui anche voi in quanto nostri ospiti dovete obbedienza. Noi agiremo restando sul territorio italiano, voi non potrete ne' ucciderci ne' aggredirci. E noi ostruiremo l'area di decollo dei vostri aerei e voi sarete costretti a non farli decollare.

Noi chiederemo alle forze dell'ordine italiane di essere presenti e di intervenire in difesa della legge italiana.

Noi chiederemo alle istituzioni italiane di essere presenti e di intervenire in difesa della legge italiana.

Voi dovrete rispettare la nostra legge.

Noi agiremo con la forza della nonviolenza, con la forza della legalita', con la forza del diritto. Voi non avrete pretesto alcuno per agire contro di noi. Vi dovrete inchinare al diritto. Sara' un bene anche per voi, per la vostra coscienza. Dl resto, impedendovi di partecipare alla guerra noi agiremo anche per salvare le vostre vite.

Noi pensiamo di mettervi in condizione di non nuocere utilizzando la forza della legge.

Quand'anche un governo fedifrago, un parlamento fedifrago, un capo dello Stato fedifrago dovessere violare la legalita' costituzionale italiana avallando la guerra (purtroppo e' gia' accaduto piu' volte dal 1991 in qua, e gli sciagurati responsabili di questo crimine ancora non hanno subito il giusto e necessario procedimento penale e la necessaria e giusta condanna, ma il loro delitto non e' caduto in prescrizione), la legge resta in vigore e tutti i pubblici ufficiali italiani ad essa restano vincolati, e tutti i cittadini italiani a difesa e ad inveramento di essa sono chiamati ad agire.

La nostra legge ci chiama a impedire la guerra, e poiche' nella guerra che si prospetta voi potreste essere coinvolti, la nostra legge ci chiama a impedire la vostra partecipazione ad essa.

Non dimenticate di essere nostri ospiti. Non dimenticate che dovete obbedienza e rispetto alle leggi del paese che vi ospita. Non dimenticate che il nostro ordinamento giuridico "ripudia la guerra". E non dimenticate che proprio perche' vi ospitiamo abbiamo a cuore anche la vostra incolumita', ed abbiamo quindi il dovere di impedirvi di fare del male ad altri e a voi stessi.

Sara' in nome della legge, con la forza della legge, che vi impediremo di prender parte alla guerra, questo mostruoso crimine contro l'umanita'.

* Un'ovvia assicurazione

Egregio signore,

Come forse gia' sapra', il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo e' una struttura impegnata per la nonviolenza e con la nonviolenza, cosicche' tutte le nostre iniziative hanno lo scopo di salvare vite umane e non di metterle in pericolo, ne' minacciarle, ne' offendere l'incolumita' e la dignita' di esseri umani.

Cosicche' ci sta a a cuore anche la vita, l'incolumita' e la dignita' sua e delle persone ai suoi ordini.

Con la nostra azione diretta nonviolenta in nessun momento metteremo in pericolo la vita, l'incolumita', la dignita' sua e dei suoi collaboratori. Anche di questo abbiamo voluto fin d'ora esplicitamente informarla.

Cosi' come ci sembra che possa essere utile esplicitamente informarla che noi siamo tuttora oppositori della dittatura di Saddam Hussein e lo eravamo gia' quando scelleratamente il nostro paese, ed il suo, quella dittatura rifornivano di armi; che noi siamo intransigentemente oppositori del terrorismo e dei poteri criminali, delle dittature e del razzismo; che noi siamo intransigentemente impegnati per i diritti umani di tutti gli esseri umani, e contro tutte le guerre, contro tutti gli eserciti e contro tutte le armi.

Ed ugualmente ci pare utile informarla esplicitamente che noi siamo solidali con il popolo iracheno (vittima della dittatura, delle precedenti guerre, del criminale embargo, delle azioni aeree belliche angloamericane mai interrotte, della guerra che si prospetta), cosi' come con il popolo americano, con quello afghano come con quello palestinese, come con quello israeliano, come con tutti i popoli del mondo. Tutti i popoli hanno diritto a esistere, tutti gli esseri umani hanno diritto a vivere.

* Per saperne di piu' sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace

Egregio signore,

qualora desiderasse maggiori informazioni sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace, oltre a quelle che le inviammo a piu' riprese nel 1999 ci permettiamo di suggerirle di leggere quanto recentemente abbiamo riportato nel n. 491 del 29 gennaio 2003 del nostro notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (che trovera' agevolmente nella rete telematica, riprodotto alla data relativa, nella lista "Peacelink news" del sito pacifista di Peacelink - www.peacelink.it -, e che puo' anche richiederci direttamente al nostro indirizzo di posta elettronica: nbawac@tin.it ).

* Per concludere

Egregio signore,

ci perdonera' se questa lettera invece di inviargliela privatamente la diffondiamo subito anche ai mezzi d'informazione ed a molti altri interlocutori.

Ma stiamo parlando di una vicenda pubblica quanto altre mai. E la nostra iniziativa e' e deve essere pubblica: fa parte della scelta della nonviolenza di essere leali, onesti, veritieri, di annunciare sempre in anticipo le proprie intenzioni, di non nascondere nulla, di essere sempre pronti al dialogo, di avere a cuore l'incolumita' e la dignita' di tutti.

Avremmo davvero vivo piacere di poterla incontrare, di poter interloquire con lei, sia in un colloquio de visu che attraverso le altre forme di comunicazione che lei preferisse.

Vogliamo continuare a sperare che la guerra non ci sara', che la volonta' di pace autorevolmente espressa da tante donne ed uomini di volonta' buona, da tante autorita' morali e politiche, possa prevalere ed essere sufficiente ad impedire nuovi massacri.

Lo stesso annuncio fin d'ora della nostra azione diretta nonviolenta che realizzeremmo qualora la guerra iniziasse, e' ovviamente inteso a contribuire a prevenire e impedire la guerra, inducendo i poteri promotori della guerra a riflettere sul fatto che la loro potenza militare non e' poi cosi' incontrastabile come puo' sembrare a taluni.

Egregio signore,

voglia gradire distinti saluti ed auguri di buona permanenza nel nostro paese, saluti ed auguri che la preghiamo di estendere ai suoi familiari ed ai suoi collaboratori.

Peppe Sini

direttore del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 12 febbraio 2003

Mittente: Peppe Sini

direttore del Centro di ricerca per la pace di Viterbo

strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo

tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

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