I democratici Usa hanno fatto meno guerre dei repubblicani?
Filippine devastate e Cuba, e buona parte dell¹America Latina, sono state rimesse in riga.
Sono stati dei presidenti democratici liberali a dichiarare la maggior parte delle guerre americane dell¹età contemporanea: Truman in Corea, Kennedy e Johnson in Vietnam, Carter in Afghanistan. L¹immaginario "missile gap" fu inventato dai liberali della Nuova Frontiera, vicini a Kennedy, come pretesto per prolungare la guerra fredda. Nel 1964 il Congresso, a maggioranza democratica, autorizzò il presidente Johnson ad attaccare il Vietnam, una nazione di contadini indifesi che non rappresentava minaccia alcuna per gli Stati Uniti. Come nel caso delle mai-esistite armi di distruzione di massa irachene, anche allora la giustificazione fu un Oincidente¹ mai avvenuto secondo il quale due navi di pattuglia nord vietnamite avrebbero attaccato un nave da guerra americana. Seguirono tre milioni di morti e la rovina di un paese un tempo prospero.
Negli ultimi sessant'anni il congresso ha limitato solo una volta il "diritto" del presidente a esercitare la forza sugli altri paesi. Questo cambio di direzione fu rappresentato dal Clark Amendment del 1975, frutto del grande movimento pacifista che si oppose alla guerra del Vietnam, ma poi abrogato da Ronald Reagan nel 1985. Negli anni Ottanta, durante le invasioni del Centroamerica volute da Reagan, alcune voci di impronta liberale, come quella di Tom Whicker del New York Times, decano delle "colombe", si chiedevano se il piccolo e povero stato del Nicaragua fosse davvero una minaccia per gli Stati Uniti.
Nel 1976 il democratico Jimmy Carter promise "una politica estera rispettosa dei diritti umani". In segreto, però, appoggiava il genocidio indonesiano a Timor Est e costituiva, in Afghanistan, l¹organizzazione terroristica dei mujaheddin che avrebbe
dovuto rovesciare l¹Unione Sovietica e che, in seguito, generò i talebani e al-Qaeda.
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