È mattanza delle «pecore alla diossina». Wwf: abbattere emissioni, non le bestie
TARANTO - Per disposizione della Regione Puglia domani saranno uccise 650 pecore di due allevamenti di Taranto perché nelle loro carni sono state riscontrate concentrazioni di diossina superiori ai limiti previsti dalla legge. L’uccisione ha lo scopo di evitare che le loro carni siano immesse sul mercato alimentare. Le pecore sono di due allevamenti: il primo, di 550 capi, si trova presso la Salina Grande, tra Taranto e Talsano; il secondo è di oltre 100 capi e si trova sulla Circummarpiccolo. Lo sottolinea in una nota Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink Taranto,
PEACELINK - L'associazione esprime solidarietà agli allevatori, ritenendoli vittime di chi in questi anni ha inquinato il territorio. Peacelink, per quanta dolorosa sia la soluzione ritiene necessario l’abbattimento per evitare che sulle tavole finiscano alimenti contaminati, ma i controlli andrebbero anzi rafforzati e intensificati, anche perchè si vedono ancora pecore brucare su terreni incolti in quel raggio di 20 chilometri che la Regione Puglia ha interdetto al pascolo».
IL WWF - «Invece di abbattere le emissioni andiamo ad abbattere gli animali». È il commento sulla vicenda di Pasquale Salvemini, coordinatore regionale del Wwf. «È la conferma che i nostri amministratori non sanno gestire l'ambiente. Ci sono precise responsabilità. A pagare le conseguenze sono sempre gli animali».
IL BILANCIO - Dal 2008 ad oggi la diossina e i suoi derivati di natura industriale hanno provocato l’uccisione di oltre 1500 pecore allevate in otto masserie tra Taranto e Statte. I controlli dei tecnici Asl si sono poi allargati raggiungendo siti distanti anche 20 chilometri dall’acciaieria Ilva trovando anche lì tracce della pericolosa sostanza. L’Ilva, da parte sua, ha diffidato dall’accostare la presenza di diossina negli animali con la sua attività siderurgica.
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