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Ciò che chiediamo è che si conosca la verità e la verità non scaturisce da dati sciorinati unilateralmente

Lettera aperta al Prof. Pirro

Rifletta, professore, e si rilassi: la verità alle persone serie non dovrebbe suscitare paura, nè irritazione
20 maggio 2011
Comitato Donne per Taranto

"Egregio Professor Pirro, leggiamo la sua lunga e articolata lettera e ci sorge spontaneo qualche commento rispetto alle sue due osservazioni che sinceramente ci hanno fatto un bel pò sorridere. Per questo la ringraziamo. Di questi tempi, sa com'è con tutto questo allarmismo e questo catastrofismo ci vuole un bel sorriso.  Foto dal titolo "Il cancro della mia città"

La sua lunga dissertazione sulle nostre 7343 firme ci parrebbe quasi una sterile analisi di numeriâ,tipica di una certa frangia (di cui lei certamente non fa parte) che vede le persone solo come dei numeri. La differenza tra costoro e noi è che dietro ogni numero noi sappiamo esserci un volto, una storia, un sorriso, forse anche una lacrima e quelle 7343 firme che per lei sono solo il 6% (ben meno della popolazione tarantina che lavora nell'area a caldo dell'Ilva, quella più inquinante) per noi sono 7343 volti di persone che soffrono, che hanno sofferto e che non hanno più voglia di farlo, ma soprattutto sono persone che chiedono essenzialmente una cosa: la VERITA!

E allora, caro professore, per quale motivo si agita così tanto dinanzi a questa richiesta, attribuendo a coloro che la chiedono l'appellativo di estremisti, catastrofisti,allarmisti?

Ciò che chiediamo è essenzialmente che si conosca la VERITaì; e la verità  non scaturisce da dati sciorinati unilateralmente, che trascurano altri dati e fattori, non meno sensibili nè meno importanti (tutt'altro): quelli, per esempio, delle decine e decine di mamme che tutti i giorni vegliano i propri figli sul letto del dolore, delle centinaia di uomini e donne che ogni mese si affidano a medici e a terapie rincorrendo la speranza, delle migliaia che hanno visto ammalarsi e morire i propri cari o che vivono nell'angoscia che questo possa accadere.

Professor Pirro, questi dati sono importanti non meno dei "numeri" che ci avete elencato nell'ultima conferenza; e lei che rappresenta un membro del "comitato scientifico del Centro Studi Ilva" dovrebbe ringraziarci per quanto chiediamo, dandovi l'opportunità  di allargare e approfondire, così, le vostre conoscenze in tema di impatto ambientale (che si descrive attraverso rilevazioni chimiche e sanitarie)¦

Ci dovrebbe ringraziare, in quanto, se questo studio dovesse rivelare che i Tarantini sono sani come i pesci (che al contrario non godono proprio di ottima salute, soprattutto quelli vicini agli scarichi industriali), allora sarebbe la dimostrazione che state facendo un ottimo lavoro.

Rifletta, professore, e si rilassi: la verità  alle persone serie non dovrebbe suscitare paura, nè irritazione. E' per questo che noi non proviamo paura nè irritazione nel cercarla.

La seconda osservazione è decisamente più esilarante della prima: lei fa notare che noi del Comitato non solo chiediamo di conoscere lo stato di salute della città ma abbiamo niente di meno la pretesa di chiedere la chiusura degli impianti ritenuti responsabili dell'insorgere delle patologie, qualora si dovesse definire la correlazione tra inquinamento e impianti industriali. certo questa è davvero una cosa strana. Queste donne e mamme di Taranto non sanno più cosa inventarsi! Ci chiediamo quale mente possa partorire una conclusione così...logica.


Insomma lei auspicherebbe che noi, se proprio questa indagine si deve fare (ci vengono in mente i Bravi di don Rodrigo: questo matrimonio non s'ha da fare!), la chiedessimo solo per il gusto di chiederla. Come dire ad una mamma. "se proprio vuoi metti pure il termometro al tuo bambino, poi se ha la febbre a 40 mandalo tranquillamente a giocare a calcetto!"

Si direbbe quasi che a lei, e non solo a lei, questa eventualità  spaventi davvero. Se non fosse così, perchè il bisogno di evocarla sin da ora? Se lei, egregio professore, fosse così certo che dall'indagine epidemiologica risultasse una città  sana (come i pesci di prima) non si preoccuperebbe affatto della nostra richiesta successiva, non crede?


E invece fa già  i conti con l'insorgenza, finanche, delle patologie correlate alla perdita del lavoro, qualora questo dovesse accadere¦ non considerando però che quelle patologie che lei ha ben specificato sono esattamente le stesse (o una parte) che insorgono quando una madre va a ritirare un referto di leucemia del suo bambino, o quando accerta che suo figlio di tre anni è autistico, quando in qualche modo l'orizzonte si riduce ad un punto, professore, e si guarda in faccia la morte, in senso fisico o interiore- sono esattamente le stesse patologie: insonnia, ansia, disturbi psichici, ecc.. ecc..

Allora diciamo a lei e ai responsabili delle varie industrie presenti sul territorio: suvvia state tranquilli. Voler mettere il termometro alla città  (da un punto di vista sanitario) non è poi la fine del mondo!!!
Non siamo catastrofisti, nè allarmisti, siamo solo realisti e chiediamo VERITA'.

Le sembra eccessivo?!

Bravo professore, ripetiamo: prenda pace, accadrà  ciò che deve. Noi dobbiamo salvare la vita nostra e dei nostri figli. Che ci vuole fare noi donne siamo così strane" ad avere certe "pretese"!

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