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In via De Vincentiis hanno alzato la testa ed hanno guardato dritto verso quel “parco” che incombe sulle loro esistenze

Danni allo stabile, l'Ilva paghi

Al Tribunale chiedono di capire se le loro case sono state danneggiate dalle polveri del siderurgico e in caso affermativo vogliono essere adeguatamente risarciti
21 novembre 2011
Michele Tursi
Fonte: Corriere del Giorno - 20 novembre 2011

Una palazzina di edilizia popolare. Scala centrale e due appartamenti per piano. Dalle finestre il rombo perenne del traffico sulla Taranto-Grottaglie. Subito dopo il muro di cinta dell’Ilva.

Una lingua di cemento che abbraccia il gigantesco parco minerali del più grande stabilimento siderurgico d’Europa. Cumuli di carbone e minerali di ferro con una base variabile da 24 a 150 metri e altezze comprese tra i 12 ed i 15 metri. Una superficie complessiva di 520mila mq. Nel punto più vicino il “parco” dista 265 metri. La distanza media è di 575. Polveri rosse sui palazzi del quartiere Tamburi

Sono queste le coordinate di un condominio del rione Tamburi, uno dei tanti a ridosso del centro siderurgico. Balconi, terrazzi, finestre imbrattate dalla polvere rossastra, spazzata con pazienza dalle massaie o rimossa periodicamente da interventi di ripristino e manutenzioni delle parti comuni. Per molti una spesa da mettere in conto, come l’acqua minerale da acquistare al supermarket perchè quella del rubinetto non è buona. Un prezzo da pagare ai 12mila posti di lavoro garantiti dall’industria.

Per molti, ma non per tutti. In via De Vincentiis hanno alzato la testa ed hanno guardato dritto verso quel “parco” che incombe sulle loro esistenze. Proviene da lì la polvere che si deposita sui balconi e che corrode la facciata del palazzo? Sono poche famiglie ma decise ad andare fino in fondo, almeno per una volta. Prendono coraggio e lanciano la sfida. Davide contro Golia.

Dal giudice non vogliono sapere se l’Ilva inquina, se rispetta i limiti di legge, se c’è una relazione tra emissioni e salute umana. Non si battono per l’ecompatibilità. Non protestano per le pecore alla diossina, nè per le cozze al pcb. Al Tribunale chiedono solo di capire se le loro case sono state danneggiate dalle polveri del siderurgico e in caso affermativo vogliono essere adeguatamente risarciti.

Tutto qui. Nessuna battaglia ideologica. Ad assistere il condominio di via De Vincentiis sono due avvocati esperti in campo ambientale: Eligio Curci e Massimo Moretti. Entrambi hanno sostenuto dal punto di vista legale, alcune importanti battaglie condotte da Legambiente. «Il processo è iniziato nel 2008 – spiega l’avv. Moretti – ed è stato affidato al giudice Marcello Maggi. I tempi della giustizia civile sono molto più lunghi di quella penale per cui siamo ancora nella fase dibattimentale». Nei giorni scorsi, però, c’è stata una importante novità.

«Nell’udienza del dieci novembre – continua Moretti – l’ingegnere Giambattista De Tommasi, nominato Ctu dal giudice, ha depositato la perizia rispondendo ai quesiti del Tribunale». Il documento non è stato discusso. L’azienda siderurgica, assistita dagli avvocati Francesco Perli e Claudio Schiavone, formulerà le sue osservazioni nell’udienza fissata per il 20 dicembre del 2012. «Benchè si tratti di una causa civile e non penale – fa notare l’avv. Moretti – l’azienda siderurgica sta adottando una strategia difensiva molto attenta tanto che ha chiesto che il Ctu non fosse un tecnico tarantino per evitare eventuali condizionamenti ambientali». L’istanza è stata accolta dal giudice Maggi che ha nominato un ingegnere di Bari.

«Nella nostra azione legale – aggiunge l’avv. Curci – abbiamo richiamato le condanne, in alcuni casi definitive, comminate all’azienda siderurgica in cui si stabilisce chiaramente che la posizione dei parchi minerali incombe sulla città». A giudizio dell’avvocato Curci «l’impianto potrebbe essere spostato o coperto per contenere lo spargimento di polveri, farlo o meno, è solo una questione di soldi. Ma questo non è oggetto della causa che, invece, punta al riconoscimento di un danno materiale. Si tratta di una strada nuova, quasi inedita che potrebbe aprire un solco nel quale anche altre persone potrebbero inserirsi».

Tra le righe degli atti processuali i due legali hanno però inserito un altro elemento. «Queste persone – aggiunge Moretti – convivono con polveri, fumi ed altre sostanze inquinanti. Sono costretti a tenere le finestre chiuse d’inverno e d’estate. Insomma affrontano un disagio. Per questo abbiamo chiesto di valutare anche un eventuale danno esistenziale per i residenti dello stabile di via De Vincentiis».

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