Ferrante: "Chiederemo il dissequestro cassintegrazione confermata per 2mila"
"Abbiamo 11.600 lavoratori diretti. Il quadro è destinato a mutare in modo drammatico perché chiudendo gli Altoforni avremo una ricaduta che non riguarderà soltanto lo stabilimento di Taranto ma anche altri stabilimenti del gruppo Riva e della stessa Ilva" che lavorano sul prodotto a caldo. Lo dice il presidente dell'Ilva Bruno Ferrante in audizione in commissione Lavoro al Senato."Presenteremo nei prossimi giorni istanza di dissequestro, per avere la piena disponibilità degli impianti appena concluso l'iter al ministero dell'Ambiente". Il presidente dell'Ilva lo ha ribadito commentando la difficile questione dell'acciaieria di Taranto e in attesa della valutazione sul piano presentato dall'azienda per l'applicazione dell'autorizzazione integrata ambientale.
"Confermiamo la nostra richiesta per la cassa integrazione per 2mila persone a partire dal 19 novembre", aggiunge Ferrante. "La nostra posizione è molto lineare - precisa il presidente Ilva - Abbiamo intenzione di applicare l'Aia e abbiamo presentato un piano operativo per applicarla". Ora, "attendiamo di conoscere la decisione del ministero dell'Ambiente" sul piano operativo da 3,5 miliardi presentato dall'ilva per l'attuazione delle richieste dell'aia, precisa ferrante. "Per dargli attuazione, però, abbiamo bisogno della piena disponibilità degli impianti- polemizza Ferrante - che per ora non c'è a causa del sequestro".
In audizione il presidente Ilva ribadisce: "Vogliamo applicare disposizioni"dell'aia, "disposizioni molto pesanti, ma ci stiamo lavorando" perché "la nuova aia nasce dalla volontà dell'azienda di perseguire questo cammino".
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