Chirac nel suo ultimo messaggio televisivo invita i francesi a non “confondere le questioni”: il No al referendum di domenica è un disastro per la Francia, non un voto contro di lui. Ma il voto si è trasformato in una sanzione contro l’attuale maggioranza governativa, ed in particolare contro Jacques Chirac. E’ il costante leitmotiv della storia istituzionale francese che lega l’esperienza bonapartista a quella gollista, in cui gli appelli al popolo convocati dall’alto finiscono per incoronare novelli cesari, imperiali o repubblicani che siano, ovvero per decretare la fine di annose carriere politiche (quella dello stesso de Gaulle, con il referendum del 1969). E la china di J. Chirac, ma intanto, immediatamente, quella di J.-P. Raffarin
Abbiamo potuto seguire di persona La Musica contro il Silenzio a Varese e a Brescia e abbiamo conosciuto gli organizzatori. Così abbiamo proposto loro un’intervista per raccontare meglio questa splendida iniziativa contro l’apartheid e il genocidio in Palestina. Ne è nata un’intervista a più voci.
Riusciranno i posteri a decifrare quanto della nostra civiltà abbiamo scritto - digitato - archiviato nei tanti "formati" di bit, via via sempre diversi e incompatibili?
È il dipendente perfetto per un Paese che investe più in armi che in stipendi. Basta abituarsi al ronzio, che poi anche tanti colleghi umani mica sono poco rumorosi. Non chiede aumenti, non ha figli da mantenere, non si lamenta. Ed è sempre puntuale, non discute e agisce con precisione.
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