Chirac nel suo ultimo messaggio televisivo invita i francesi a non “confondere le questioni”: il No al referendum di domenica è un disastro per la Francia, non un voto contro di lui. Ma il voto si è trasformato in una sanzione contro l’attuale maggioranza governativa, ed in particolare contro Jacques Chirac. E’ il costante leitmotiv della storia istituzionale francese che lega l’esperienza bonapartista a quella gollista, in cui gli appelli al popolo convocati dall’alto finiscono per incoronare novelli cesari, imperiali o repubblicani che siano, ovvero per decretare la fine di annose carriere politiche (quella dello stesso de Gaulle, con il referendum del 1969). E la china di J. Chirac, ma intanto, immediatamente, quella di J.-P. Raffarin
Nelle presidenziali cilene, la candidata del Partito Comunista Jeanette Jara in lieve vantaggio sul filopinochettista José Antonio Kast al primo turno, ma al ballottaggio del 14 dicembre è assai probabile un’alleanza tra le destre conservatrici ed estreme che lo potrebbe portare alla Moneda
La violentissima operazione scatenata dal governatore bolsonarista dello stato, Cláudio Castro, del 28 ottobre scorso, aveva solo fini propagandistici ed elettorali
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