Le storie di Aysenur Ezgi Eygi, Rachel Corrie, Tom Hurndall e Shireen Abu Akleh potrebbero essere lette a scuola, come parte integrante di un programma di educazione alla pace. Queste persone hanno sacrificato la propria vita mentre cercavano di difendere i diritti dei palestinesi
8 settembre 2024 - Alessandro Marescotti
Le Nazioni Unite hanno chiesto "un'inchiesta approfondita"
Partecipava a una protesta in difesa di agricoltori palestinesi in Cisgiordania. L'uccisione dell'attivista turco-americana ha provocato l'indignazione anche dell'ONU il cui portavoce ha dichiarato che i civili "devono essere protetti in ogni momento".
8 settembre 2024 - ANSA
L'unica arma di Tom era la sua macchina fotografica
Il 13 gennaio, dopo un coma durato otto mesi, e' morto Tom Hurndall, il pacifista britannico colpito alla testa dall'esercito israeliano l'11 aprile scorso, mentre tentava di proteggere alcuni bambini palestinesi nel campo profughi di Rafah, nella Striscia di Gaza. Per ricordare questo ragazzo e le ragioni che lo hanno portato a mettere in gioco la sua stessa vita, PeaceLink ha tradotto in italiano un discorso pubblico di Jocelyn Hurndall, la madre di Tom.
Se sommiamo gli evasori amministrativi (1,5 milioni) e i casi penali (290.000), lo Stato ucraino si trova a dover gestire quasi 1,8 milioni di infrazioni in un contesto di guerra totale. Questi numeri sono gestibili?
Contemporaneamente alle 2700 manifestazioni negli USA contro il Presidente-autocrate Donald Trump, anche nel capoluogo toscano hanno inscenato una protesta i residenti statunitensi.
Gli siamo accanto in questo momento come cittadini. Ma anche come volontari che fanno informazione e che credono nel potere della verità, nel giornalismo come esercizio del diritto alla conoscenza e come fondamento della democrazia.
All'Università degli Studi di Bari Aldo Moro si è discusso sulla complessità del processo di transizione tarantino che ha al centro la questione della "decarbonizzazione" dello stabilimento ILVA. Diverse le visioni che si sono confrontate.
Deceduta il 22 luglio 1997, fu vittima del Programa Nacional de Salud Reproductiva y Planificación Familiar voluto dal fujimorismo per controllare e limitare la riproduttività delle donne indigene e contadine
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