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E’ insolito che siano i parlamentari a lamentarsi

La poca trasparenza del Ministero della Difesa italiano

Si vedrà se sarà necessario un riposizionamento per quanto riguarda il JSF ma non bisogna affrontare la questione con pregiudizi ideologici solo perché è americano. Ma è il Pentagono a rivelare che vi sono problemi.
18 dicembre 2011

Unifil

L’audizione di mercoledì 14 dicembre del Ministro della difesa Giampaolo Di Paola alle Commissioni riunite difesa di Camera e Senato, ha l’unico merito di aver chiarito lo sconcertante sistema che contraddistingue il Ministero della Difesa italiano.

E’ insolito che siano i parlamentari a lamentarsi del fatto che le due commissioni di Camera e Senato abbiano dovuto approvare un bilancio senza averne un quadro complessivo, senza conoscerne le voci punto per punto, senza una definizione degli obiettivi e, soprattutto, senza che sia stato chiarito in cosa consiste il rapporto fra Parlamento ed esecutivo.

Ciò che qualifica la tenuta democratica di un paese, cioè la trasparenza degli atti di un governo, parrebbe essere negata persino agli organi parlamentari stessi. Figuriamoci quale informazione viene data ai cittadini, come gli stessi possano discuterne apertamente e criticamente, e quali indicazioni alternative possano essere assunte.

Abbiamo capito che l’attuale Modello di Difesa è inefficiente e inutile.
Il ministro ha precisato che è necessaria non la riforma del Modello ma una revisione dello strumento militare. Dopo avere illustrato il totale delle spese militari italiane dal 2004 (solo per la voce Funzione Difesa), ha evidenziato lo sbilanciamento della spesa a favore del personale (marescialli e sottufficiali) per cui sarà necessario studiarne l’esodo controllato.
Di Paola ha chiesto ai parlamentari di assumersi le responsabilità quando si dovrà impostare un Modello ragionevole che prevede dismissioni o riduzioni delle strutture, perché i milioni previsti per gli investimenti non bastano. Che senso ha avere tanto personale e pochi soldi per il loro addestramento? Che senso ha avere tanto personale se non si garantisce ciò che è indispensabile allo strumento militare, cioè i sistemi d’arma?

Abbiamo capito che sono state finanziate le missioni militari all’estero, chiamate missioni di pace, per tutto il 2012. Bisogna categoricamente mantenere gli impegni assunti perché siamo un paese serio. In Afghanistan si rimarrà almeno sino al 2014 come deciso dai 54 paesi coinvolti nelle operazioni di guerra. Dopodiché, quando le forze afghane avranno preso in mano la situazione, si potrà pensare a come riconfigurare la missione verso un aiuto diretto al civile.
In Libano è importante la presenza della forza UNIFIL perché è in una posizione strategica, confina con l’Iran, Israele e Siria. Attualmente i caschi blu italiani sorvegliano il meeting tra Israele e Libano e a fine gennaio il comando passerà all’Italia.
E’ importante aver partecipato alla guerra libica. Se la Libia richiederà, come è possibile, assistenza con forze di terra, l’Italia sarà pronta a fornirle. Rispetto alla situazione in Siria ha tenuto a precisare che la Siria non è la Libia, e che per ora non sono previste missioni in tal senso.

(In Libia vi sono state 1.182 missioni, 1.900 sortite, 7.300 ore di volo, 48 aerei impiegati nelle operazioni per una media di 12 al giorno e 7 basi aeree italiane mobilitate. La Marina militare ha partecipato in 252 giorni di operazioni con 1.921 ore di volo, 14 navi, 2 sommergibili e 30 elicotteri).

Ma chi ha vinto in Libia?
Dai giornali abbiamo appreso che il segretario alla Difesa statunitense, Leon Panetta, è stato in visita a Tripoli. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha deciso di abrogare le sanzioni contro la Banca centrale libica che nel febbraio scorso congelarono 150 miliardi di dollari per sottrarli al controllo di Muammar Gheddafi. Gli Stati Uniti hanno annunciato lo sblocco di oltre 30 miliardi di asset della Banca centrale della Libia e della la Libyan Foreign Bank (Lfb), altri 10 miliardi verranno messi a disposizione dalla Gran Bretagna e 600 milioni dall'Italia. Vi è nel paese una difficile situazione della sicurezza nel Paese nordafricano che è sprofondato nel caos.
Gli Stati Uniti hanno inviato decine di contractor incaricati di verificare il saccheggio dei depositi di armi dell'esercito del raìs finiti nelle mani delle milizie locali ma anche trafficati all'estero. Washington vorrebbe utilizzare alcune basi libiche per velivoli e forze speciali coinvolgendo Tripoli nella "Trans Sahara counter terrorism initiative" la struttura di cooperazione contro al-Qaeda che coinvolge i Paesi di Maghreb e Sahel.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-12-18/panetta-libia-colloqui-sicurezza-081247.shtml?uuid=AacIdKVE

In Italia il presidente del Consiglio nazionale transitorio Mustafa Abdel Jalil ha incontrato prima il presidente del Consiglio, e poi il capo dello Stato per riattivare il Trattato di amicizia firmato nel 2008 a Bengasi. Per quanto riguarda i crediti delle aziende italiane in Libia, Monti ha spiegato di aver convenuto con Jalil "sull'importanza delle procedure per il riconoscimento e la certificazione" di tali crediti e sul possibile uso a tale scopo dei fondi scongelati. Jalil ha confermato l'intesa, "purché si tratti di crediti reali e legittimi. Noi ci adoperiamo per la piena trasparenza”.

La trasparenza. Parrebbe che questo aggettivo abbia assunto la sua reale importanza, ma di quale trasparenza si sta parlando? Della trasparenza che… notoriamente sta dietro agli affari.
Quelli di Unicredit ad esempio. UniCredit approva la ricapitalizzazione La Libia sottoscrive
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-12-16/unicredit-approva-ricapitalizzazione-libia-064334.shtml?uuid=AaR0RjUE

Importante è stata la riunione dei Ministri della Difesa dei Paesi aderenti all'iniziativa 5+5 in Mauritania (Italia, Mauritania, Portogallo, Spagna, Francia, Malta, Libia, Algeria, Marocco e Tunisia). Qui si è raggiunto un accordo per avviare una valutazione di un piano per la creazione di un Quartier Generale non permanente ed a rotazione tra i Paesi membri per interventi in caso di crisi umanitarie determinate da catastrofi naturali. La riunione è stata ''particolarmente utile'' ed ha consentito di incrementare ''il livello di comprensione e reciproca fiducia nell'affrontare i problemi della sicurezza nell'area di interesse, anche su problemi legati al terrorismo, all'immigrazione clandestina ed alla sorveglianza marittima''.

Dunque le catastrofi ambientali, dalle cause agli effetti, verranno affrontate in termini militari.

Ma la parte più importante dell’audizione riguarda la situazione degli investi sulla tecnologia militare e i programmi relativi ai sistemi d’arma. Il ministro non ha detto nulla rispetto al posizionamento di bombe nucleari B-61 in Italia, ma neanche risponde alle domande specifiche dei parlamentari. Ha risposto frettolosamente che è in corso uno studio per avere un quadro serio della situazione. Come dire, sino ad ora tutto è stato fatto e speso in maniera disordinata.
Come è ovvio vi sono programmi che continuano per anni, quelli che sono parcellizzati e quelli annuali. Poi vi sono anche i memorandum d’intesa come quello sottoscritto con la Germania per
la realizzazione di 'unnmaned', gli aerei senza piloti.

Incredibile è la risposta del ministro per quanto riguarda gli F-35: Si vedrà se sarà necessario un riposizionamento per quanto riguarda il JSF ma non bisogna affrontare la questione con pregiudizi ideologici solo perché è americano.

F-35

Forse il ministro non ha letto il rapporto del Pentagono che rivela il pantano in cui è caduto il caccia americano. Il Pentagono affronta non solo i ritardi del programma e il conseguente aumento dei costi, ma rivela 13 problemi. Otto sono problemi di progettazione descritti come "maggiori" rischi e cinque sono problemi di progettazione classificati come rischi minori.
“Le nuove rivelazioni sono numerose ed abbastanza significative da mettere in dubbio se la produzione F-35 debba essere sospesa”. Gli Stati Uniti hanno parecchi soci internazionali che stanno pagando i costi di realizzazione e stanno pensando l'acquisto degli F-35. Quei soci stanno guardando molto attentamente il programma. L'F-35 è il programma più costoso al mondo, attualmente stimato a circa 385 miliardi dollari per lo sviluppo e la produzione, e circa 1.000 miliardi dollari per mantenere e far funzionare F-35 nel corso di decenni.
F-35 Joint Strike Fighter Concurrency Quick Look Review report.
http://s3.documentcloud.org/documents/274217/dod-quick-look-ahern-report.pdf

L’enorme quantità di modifiche richieste nella fase di progettazione, nella fase ingegneristica, nella produzione dei materiali e altre in attesa di attuazione, stanno a indicare la bassa maturità del programma. QLR raccomanda di prendere decisioni nella fase si produzione con calma e ina bese ai test dell’aereo, inoltre raccomanda che le valutazioni per le tre diverse varianti siano considerate separatamente perché hanno progetti sostanzialmente diversi.

Queste affermazioni non sono un fatto ideologico e neanche il frutto del pensiero pacifista o antimilitarista, sono parole scritte in un documento del Pentagono.

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