Disarmo

Lista Disarmo

Archivio pubblico

Da un articolo su "Peace and Wealth Blog" del 25 marzo 2014.

E se l’Ucraina avesse ancora le armi nucleari?

Sui media nostrani se ne parla già poco. Ben venga allora questa riflessione di John Loretz, anche per risvegliare l'opinione pubblica sul rischio nucleare sempre incombente - e con la "deterrenza" vantata dagli Stati nucleari che in realtà diventa sempre meno efficace.
John Loretz (IPPNW Program Director)
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: "Peace and Health Blog" by IPPNW (International Physicians for the Prevention of Nuclear War)

Mappa dell'Ucraina

Il 19 marzo 2014, il Wall Street Journal (1) ha pubblicato un erroneo (ed irresponsabile) editoriale, nel quale affermava che “una lezione al mondo della divisione a costo-zero dell’Ucraina da parte della Russia è che le nazioni che abbandonano il loro arsenale nucleare lo fanno a proprio rischio e pericolo”. Pur non affermando esattamente che la dilagante proliferazione globale renderebbe il mondo un posto più sicuro, l’idea che alcune nazioni dipendano per la loro sicurezza dalla propria o altrui capacità di annientare il mondo è presentata senza un pizzico di ironia.

L’unico modo in cui il conflitto tra Ucraina e Russia sarebbe differente, se l’Ucraina avesse mantenuto il possesso delle armi nucleari sul suo territorio dopo il crollo dell’Unione Sovietica, è che due Stati dotati di armi nucleari starebbero ora testando la reciproca volontà di fare l’impensabile nel mezzo della crisi politica. L’affermazione che la deterrenza funzioni e che, pertanto, l’Ucraina sarebbe più sicura con le armi nucleari è insostenibile. Innanzitutto, non vi è nessuna prova che la deterrenza funzioni o abbia mai funzionato, ma soltanto che non ha ancora fallito (si legga il libro di Ward Wilson (2) per una spiegazione esauriente). Chiunque creda che la deterrenza non possa fallire – ossia che funzionerà nel 100 per cento dei casi – vive in un mondo di fantasia. Basti ricordare la crisi dei missili cubana, dove la semplice fortuna ha avuto un ruolo maggiore nell’allontanare la catastrofe di quanto non hanno avuto le decisioni (poco) ragionate dei politici.

Se un numero maggiore di Stati acquistasse armi nucleari, ci avvicineremmo semplicemente al giorno in cui la deterrenza fallirà e le armi nucleari saranno usate. La maggior parte delle nazioni è giunta a questa inevitabile conclusione alcuni decenni fa, ed è il motivo per cui abbiamo il Trattato di Non-Proliferazione e siamo così ansiosi di mantenere la sua integrità finchè non ci libereremo interamente delle armi nucleari. Ucraina, Bielorussia e Kazakistan hanno compreso ciò negli anni Novanta, e hanno preso la giusta decisione per quel tempo e per ogni tempo.

Mexico conference marks turning point towards nuclear weapon ban

La recente iniziativa umanitaria proveniente dalle conferenze di Oslo e Nayarit è basata sull’evidenza che le armi nucleari in se stesse costituiscono il problema, indipendentemente da chi le possegga, e che l’unico modo sicuro per impedire il loro uso è deligittimarle ed eliminarle. La prospettiva umanitaria – vedere le armi nucleari per ciò che sono e per ciò che fanno – supera tutte le rivendicazioni riguardanti la loro utilità politica, che si riduce sempre al gioco d’azzardo di minacciare il loro uso per spingere un avversario a fare marcia indietro. Nella crisi attuale, ciò sarebbe realmente un gioco alla roulette russa che nessuno dovrebbe giocare.

Supponiamo, per amor di discussione, che l’Ucraina possedesse le 1.500 armi strategiche nucleari rimaste dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Ciò avrebbe reso le differenze di lunga data nella regione meno problematiche? La Russia sarebbe meno incline a mostrare i muscoli in una regione dove ha le sue principali radici ed ambizioni politiche ed economiche? Lo sviluppo dei rapporti tra l’Ucraina e l’Europa –in particolare gli Stati della Nato- sarebbe stato meno complicato o provocatorio nei confronti della Russia? No, no e no. Ciò che avremmo, sarebbero due Stati dotati di armi nucleari, uno dei quali –probabilmente l’Ucraina- avrebbe ora dovuto decidere dov’è la linea rossa che costringerebbe a una decisione sull’uso delle armi nucleari. Se quel punto fosse raggiunto, si realizzerebbe una delle due soluzioni. O l’Ucraina deciderebbe di non usare le armi nucleari indipendentemente da qualsiasi intervento russo, dimostrando come esse siano state inutili come strumento di sicurezza per tutto questo tempo; oppure le userebbe, con conseguenze intollerabili per se stessi, per milioni di Russi e per il resto del mondo.

L’inevitabilità di tali conseguenze -non la sicurezza- è ciò che proviene dal possesso di armi nucleari, ed è il motivo per cui non possiamo sprecare un altro giorno nell’iniziare un processo per vietarle ed eliminarle. Tale processo si muoverebbe più velocemente se rinunciassimo alla nozione che la deterrenza non è niente più che una temeraria scommessa con la più alta puntata possibile.

 

Tradotto da Maria Vittoria Zecca per PeaceLink . Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.

Titolo originale: What if Ukraine still had nuclear weapons?


La scorsa settimana, il Wall Street Journal ha pubblicato un erroneo (ed irresponsabile) editoriale, nel quale affermava che “una lezione al mondo della divisione a costo-zero dell’Ucraina da parte della Russia è che le nazioni che abbandonano il loro arsenale nucleare lo fanno a proprio rischio e pericolo”. Pur non affermando esattamente che la dilagante proliferazione globale renderebbe il mondo un posto più sicuro, l’idea che alcune nazioni dipendano per la loro sicurezza dalla propria o altrui capacità di annientare il mondo è presentata senza un pizzico di ironia.

L’unico modo in cui il conflitto tra Ucraina e Russia sarebbe differente, se l’Ucraina avesse mantenuto il possesso delle armi nucleari sul suo territorio dopo il crollo dell’Unione Sovietica, è che due Stati dotati di armi nucleari starebbero ora testando la reciproca volontà di fare l’impensabile nel mezzo della crisi politica. L’affermazione che la deterrenza funzioni e che, pertanto, l’Ucraina sarebbe più sicura con le armi nucleari è insostenibile. Innanzitutto, non vi è nessuna prova che la deterrenza funzioni o abbia mai funzionato, ma soltanto che non ha ancora fallito (si legga il libro di Ward Wilson per una spiegazione esauriente). Chiunque creda che la deterrenza non possa fallire – ossia che funzionerà nel 100 per cento dei casi – vive in un mondo di fantasia. Basti ricordare la crisi dei missili Cubana, dove la semplice fortuna ha avuto un ruolo maggiore nell’allontanare la catastrofe di qualsiasi altra decisione razionale (della quale c’era ben poco).

Se un numero maggiore di Stati acquistasse armi nucleari, ci avvicineremmo semplicemente al giorno in cui la deterrenza fallirà e le armi nucleari saranno usate. La maggior parte delle nazioni è giunta a questa inevitabile conclusione alcuni decenni fa, ed è il motivo per cui abbiamo il Trattato di Non-Proliferazione e siamo così ansiosi di mantenere la sua integrità finchè non ci libereremo interamente delle armi nucleari. Ucraina, Bielorussia e Kazakistan hanno compreso ciò negli anni Novanta, e hanno preso la giusta decisione per quel tempo e per ogni tempo.

La recente iniziativa umanitaria proveniente dalle conferenze di Oslo e Nayarit è basata sull’evidenza che le armi nucleari in se stesse costituiscono il problema, indipendentemente da chi le possegga, e che l’unico modo sicuro per impedire il loro uso è deligittimarle ed eliminarle. La prospettiva umanitaria – vedere le armi nucleari per ciò che sono e per ciò che fanno – supera tutte le rivendicazioni riguardanti la loro utilità politica, che si riduce sempre al gioco d’azzardo di minacciare il loro uso per spingere un avversario a fare marcia indietro. Nella crisi attuale, ciò sarebbe realmente un gioco alla roulette Russa che nessuno dovrebbe giocare.

Supponiamo, per amor di discussione, che l’Ucraina possedesse le 1.500 armi strategiche nucleari rimaste dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Ciò avrebbe reso le differenze di lunga data nella regione meno problematiche? La Russia sarebbe meno incline a mostrare i muscoli in una regione dove ha le sue principali radici ed ambizioni politiche ed economiche? Lo sviluppo dei rapporti tra l’Ucraina e l’Europa –in particolare gli Stati della Nato- sarebbe stato meno complicato o provocatorio nei confronti della Russia? No, no e no. Ciò che avremmo, sarebbe due Stati dotati di armi nucleari, uno dei quali –probabilmente l’Ucraina- avrebbe ora dovuto decidere dov’è la linea rossa che costringerebbe a una decisione sull’uso delle armi nucleari. Se quel punto fosse raggiunto, si realizzerebbe una delle due soluzioni. O l’Ucraina deciderebbe di non usare le armi nucleari indipendentemente da qualsiasi intervento russo, dimostrando come esse siano state inutili come strumento di sicurezza per tutto questo tempo; oppure le userebbe, con conseguenze intollerabili per se stessi, per milioni di Russi e per il resto del mondo.

L’inevitabilità di tali conseguenze –non la sicurezza- è ciò che proviene dal possesso di armi nucleari, ed è il motivo per cui non possiamo sprecare un altro giorno nell’iniziare un processo per vietarle ed eliminarle. Tale processo si muoverebbe più velocemente se rinunciassimo alla nozione che la deterrenza non è niente più che una temeraria scommessa con la più alta puntata possibile.

P { margin-bottom: 0.21cm; direction: ltr; color: rgb(0, 0, 0); widows: 2; orphans: 2; }A:link { color: rgb(0, 0, 255); }

La scorsa settimana, il Wall Street Journal ha pubblicato un erroneo (ed irresponsabile) editoriale, nel quale affermava che “una lezione al mondo della divisione a costo-zero dell’Ucraina da parte della Russia è che le nazioni che abbandonano il loro arsenale nucleare lo fanno a proprio rischio e pericolo”. Pur non affermando esattamente che la dilagante proliferazione globale renderebbe il mondo un posto più sicuro, l’idea che alcune nazioni dipendano per la loro sicurezza dalla propria o altrui capacità di annientare il mondo è presentata senza un pizzico di ironia.

L’unico modo in cui il conflitto tra Ucraina e Russia sarebbe differente, se l’Ucraina avesse mantenuto il possesso delle armi nucleari sul suo territorio dopo il crollo dell’Unione Sovietica, è che due Stati dotati di armi nucleari starebbero ora testando la reciproca volontà di fare l’impensabile nel mezzo della crisi politica. L’affermazione che la deterrenza funzioni e che, pertanto, l’Ucraina sarebbe più sicura con le armi nucleari è insostenibile. Innanzitutto, non vi è nessuna prova che la deterrenza funzioni o abbia mai funzionato, ma soltanto che non ha ancora fallito (si legga il libro di Ward Wilson per una spiegazione esauriente). Chiunque creda che la deterrenza non possa fallire – ossia che funzionerà nel 100 per cento dei casi – vive in un mondo di fantasia. Basti ricordare la crisi dei missili Cubana, dove la semplice fortuna ha avuto un ruolo maggiore nell’allontanare la catastrofe di qualsiasi altra decisione razionale (della quale c’era ben poco).

Se un numero maggiore di Stati acquistasse armi nucleari, ci avvicineremmo semplicemente al giorno in cui la deterrenza fallirà e le armi nucleari saranno usate. La maggior parte delle nazioni è giunta a questa inevitabile conclusione alcuni decenni fa, ed è il motivo per cui abbiamo il Trattato di Non-Proliferazione e siamo così ansiosi di mantenere la sua integrità finchè non ci libereremo interamente delle armi nucleari. Ucraina, Bielorussia e Kazakistan hanno compreso ciò negli anni Novanta, e hanno preso la giusta decisione per quel tempo e per ogni tempo.

La recente iniziativa umanitaria proveniente dalle conferenze di Oslo e Nayarit è basata sull’evidenza che le armi nucleari in se stesse costituiscono il problema, indipendentemente da chi le possegga, e che l’unico modo sicuro per impedire il loro uso è deligittimarle ed eliminarle. La prospettiva umanitaria – vedere le armi nucleari per ciò che sono e per ciò che fanno – supera tutte le rivendicazioni riguardanti la loro utilità politica, che si riduce sempre al gioco d’azzardo di minacciare il loro uso per spingere un avversario a fare marcia indietro. Nella crisi attuale, ciò sarebbe realmente un gioco alla roulette Russa che nessuno dovrebbe giocare.

Supponiamo, per amor di discussione, che l’Ucraina possedesse le 1.500 armi strategiche nucleari rimaste dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Ciò avrebbe reso le differenze di lunga data nella regione meno problematiche? La Russia sarebbe meno incline a mostrare i muscoli in una regione dove ha le sue principali radici ed ambizioni politiche ed economiche? Lo sviluppo dei rapporti tra l’Ucraina e l’Europa –in particolare gli Stati della Nato- sarebbe stato meno complicato o provocatorio nei confronti della Russia? No, no e no. Ciò che avremmo, sarebbe due Stati dotati di armi nucleari, uno dei quali –probabilmente l’Ucraina- avrebbe ora dovuto decidere dov’è la linea rossa che costringerebbe a una decisione sull’uso delle armi nucleari. Se quel punto fosse raggiunto, si realizzerebbe una delle due soluzioni. O l’Ucraina deciderebbe di non usare le armi nucleari indipendentemente da qualsiasi intervento russo, dimostrando come esse siano state inutili come strumento di sicurezza per tutto questo tempo; oppure le userebbe, con conseguenze intollerabili per se stessi, per milioni di Russi e per il resto del mondo.

L’inevitabilità di tali conseguenze –non la sicurezza- è ciò che proviene dal possesso di armi nucleari, ed è il motivo per cui non possiamo sprecare un altro giorno nell’iniziare un processo per vietarle ed eliminarle. Tale processo si muoverebbe più velocemente se rinunciassimo alla nozione che la deterrenza non è niente più che una temeraria scommessa con la più alta puntata possibile.

Note: (1): Ukraine and Nuclear Proliferation (http://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702304017604579447433598288634?mg=reno64-wsj&url=http%3A%2F%2Fonline.wsj.com%2Farticle%2FSB10001424052702304017604579447433598288634.html)

(2): Five Myths about Nuclear Weapons (http://www.amazon.com/Five-Myths-about-Nuclear-Weapons/dp/054785787X/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1364920424&sr=1-1&keywords=ward+wilson)

Articolo originale di John Loretz: http://peaceandhealthblog.com/2014/03/25/what-if-ukraine/

Articoli correlati

  • Israele attacca l'Iran, il movimento pacifista sia la voce dell'intera umanità
    Editoriale
    E' stato violato il diritto internazionale e occorre una condanna unanime

    Israele attacca l'Iran, il movimento pacifista sia la voce dell'intera umanità

    Di fronte al rischio di un'escalation suicida, i vari gruppi pacifisti nel mondo, a partire da quelli israeliani, hanno il compito di unire le voci e richiamare i governi a isolare Netanyahu. Ancora insufficiente è l'attenzione del movimento ecologista sui rischi nucleari della guerra
    19 aprile 2024 - Alessandro Marescotti
  • Ucraina, quello che la RAI non ci racconta
    MediaWatch
    Il servizio pubblico tende a schivare la delicata questione dei disertori

    Ucraina, quello che la RAI non ci racconta

    Vi è una sorta di reticenza nel raccontare il fenomeno diffuso della renitenza alla leva dei giovani ucraini. E delle donne ucraine che chiedono in piazza il ritorno a casa dei soldati. Si preferisce parlare dei soldati feriti che vogliono ritornare al fronte a combattere per difendere la patria.
    17 aprile 2024 - Alessandro Marescotti
  • Perché l'Ucraina sta perdendo la guerra
    Conflitti
    Il morale tra le truppe è cupo mentre i giovani stanno schivando la leva militare

    Perché l'Ucraina sta perdendo la guerra

    L'incapacità dell'Occidente di inviare armi a Kiev sta mettendo Putin sulla buona strada per la vittoria. Nei recenti incontri con POLITICO, i leader politici del paese hanno riconosciuto che gli spiriti pubblici stanno cedendo mentre l'Ucraina sembra scivolare verso il disastro
    17 aprile 2024 - Jamie Dettmer
  • Ucraina, rischio di incidente nucleare
    Ecologia
    La CIA sa chi ha colpito la centrale atomica

    Ucraina, rischio di incidente nucleare

    PeaceLink chiede una inchiesta internazionale sull'attacco gravissimo e irresponsabile alla centrale nucleare di Zaporizhzhia nell'area occupata dalla Russia. Non fare chiarezza sull'accaduto significa nascondere la verità e le responsabilità
    10 aprile 2024 - Alessandro Marescotti
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)