Via Verde

Si riparta in fretta dal progetto esistente e non si perda tempo

Per l'importantissimo progetto "c’è già una proposta progettuale condivisa dai Comuni che prevede la realizzazione di un percorso ciclo-pedonabile e la valorizzazione in chiave turistica della zona di Punta Penna - attacca Lino Salvatorelli, Presidente ARCI Provincia di Chieti - se poi, sono subentrate necessità di diversa natura, la politica lo dica chiaramente assumendosi la responsabilità di un comportamento che definisco dilatorio"
29 gennaio 2012
Anna Bontempo
Fonte: Il Centro

Scorcio della spiaggia

«Il progetto per la valorizzazione dell’ex tracciato ferroviario c’è già e risale all’ex giunta provinciale presieduta da Tommaso Coletti. Chiedere ai Comuni di presentare singole proposte di valorizzazione è solo un modo per allungare i tempi». Vuole vederci chiaro la “Costituente per il Parco della Costa Teatina” che manifesta perplessità dopo l’insediamento del tavolo tecnico-politico.
 Il 4 febbraio verrà stipulato l’atto di trasferimento alla Provincia delle aree dismesse. Un provvedimento importante che mette un punto fermo sull’ex tracciato che la Provincia è riuscito ad accaparrarsi al prezzo di 7,5 milioni di euro a fronte dei 50 milioni di euro richiesti dalle Ferrovie. Il presidente Enrico Di Giuseppantonio ha però chiesto ai sei comuni costieri interessati al progetto della “Via Verde” di presentare i progetti di valorizzazione entro il 29 febbraio.
 «Non riusciamo a comprendere la necessità di questo ulteriore passaggio che rischia solo di allungare i tempi», dice Lino Salvatorelli, coordinatore della Costituente per il parco della costa teatina, «c’è già una proposta progettuale condivisa dai Comuni che prevede la realizzazione di un percorso ciclo-pedonabile e la valorizzazione in chiave turistica della zona di Punta Penna, oggi insidiata da centrali a biomasse e impianti ad alto impatto ambientale. Da quel progetto, che risale alla giunta presieduta da Tommaso Coletti, si deve ripartire e fare in fretta. Se poi», chiosa Salvatorelli, «sono subentrate necessità di diversa natura, la politica lo dica chiaramente assumendosi la responsabilità di un comportamento che definisco dilatorio».
 Insomma, le premesse ci sono tutte per una polemica che riguarda soprattutto il territorio vastese. E non è un fatto casuale visto che un’ampia porzione dell’ex tracciato ferroviario, cioè il 43%, ricade nel comune di Vasto. La superficie interessata è di 596 metri quadri, mentre gli immobili occupano 1.974 metri quadri. Anche in materia di fabbricati Vasto è il maggior beneficiario con 99 particelle catastali. Tra gli immobili da acquisire spicca la vecchia stazione ferroviaria di piazza Fiume che, secondo la proposta lanciata dall’ARCI, potrebbe essere trasformata in bikehouse, cioè in casa per cicloturisti. Ora non resta che attendere le iniziative del Comune.

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