Trisaia sempre nel mirino della lobby nucleare

Le famose centrali nucleari del governo Berlusconi seguono i siti delle scorie e degli impianti nucleari. E’ questa la conclusione dell'incontro con l’assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Michele Losappio
2 dicembre 2008
Movimento NoScorie Trisaia

trisaia di rotondella E’ molto più facile ingrandire una discarica che crearne una nuova. Meno ostilità sulla presenza del sito e più risparmio da un punto di vista gestionale, nonché Comuni già "drogati" dalle elargizioni delle compensazioni attivate in Basilicata (e in altre Regioni) a favore della Provincia di Matera e del Comune di Rotondella. Compensazioni a beneficio di pochi eletti e qualche marciapiede in più alla comunità proprio come accade con le royalites del petrolio, mentre i risarcimenti dei danni provocati dal sito nucleare - in termini di mancato sviluppo, spopolamento del territorio e danni alla salute - non saranno mai quantizzabili. Parliamo proprio di quei soldi che faranno lievitare la bolletta elettrica e che la lobby nucleare sta cercando dappertutto e con mille cavilli legislativi. Basta vedere l’ultimo Ddl 1441 Ter approvato già alla Camera (vergognosamente votato anche dai parlamentari del Pdl Lucano) che permetterà, tramite nuovi decreti legislativi, di raschiare il fondo del barile dei soldi versati dai contribuenti per energia pulita, ricerca e decommissioning. Infatti, la lobby vuole mettere le mani sui finanziamenti Cip 6, con la privatizzazione delle scorie sui fondi A2 della bolletta elettrica ora gestiti da Sogin, e con lo smembramento dell’Enea sui fondi della ricerca che passano sistematicamente al nucleare. Non è casuale che la Sogin in futuro, secondo gli indirizzi governativi diventerà privata (pubblica solo per un 20%) e nei suoi nuovi piani industriali ha fatto già sparire i "prati verdi" che dovevano realizzarsi dopo lo smantellamento dei siti nucleari.

Un motivo in più che ha fatto mettere le mani avanti già alla Regione Emilia Romagna che, nella procedura di VIA per il decommisioning di Caorso (che termina nel 2014 rispetto alla modesta Trisaia che invece termina nel 2019), ha già dato indicazioni per una riconversione del sito nucleare, facendo diventare il fiume Po - che bagna la centrale - zona Sic, e i terreni dell’impianto siti artigianali produttivi con annesso un museo del nucleare.

La Trisaia di Rotondella che poteva essere smantellata una volta restituite le barre di Elk River al Governo USA poteva tranquillamente declassarsi per pericolosità, permettendo così la riconversione totale del sito. Purtroppo, le Istituzioni dal 2003 sono state sorde alle nostre richieste ed hanno fatto poco e nulla per liberarsi delle barre americane e sottovalutato la zavorra che ci tiene legati ai progetti dei nuclearisti. Non hanno fatto nulla per riconvertire il centro Enea di Trisaia in facoltà universitaria sulle energie rinnovabili e che ora rischia di non avere più fondi propri per la ricerca sull’energia pulita, che mantiene in vita lo stesso centro. Non ci vuole scienza e nemmeno ingenti finanziamenti per riconversioni in facoltà del Centro di Ricerca Enea (considerati anche gli ingenti fondi legge 64 spesi per strutture ed a attrezzature). Immediatamente realizzabile sarebbe invece un’area produttiva di circa 30 ettari tolti nei recinti Enea per creare zone artigianali produttive per gli imprenditori dell’arco Jonico (sempre alla ricerca di suoli per le proprie attività).

Inoltre, mentre la Regione Basilicata rincorre il sogno texano, la Puglia sta diventando con il suo piano energetico regionale la prima regione italiana produttrice di energia rinnovabile che soddisfa il fabbisogno locale e parte di quello nazionale. Qualora la Trisaia dovesse riempirsi ulteriormente di rifiuti nucleari ed ospitare la famosa centrale di 1200 MW (che non funzionerebbe per mancanza di acqua e perché insicura nei luoghi preposti) è bene che ognuno si assuma le proprie responsabilità, a tutti i livelli, e nessuno potrà dire di non sapere o di non conoscere i piani nucleari del governo. La Regione Basilicata, pertanto, convochi un Consiglio regionale sulla questione nucleare lucana e si adoperi - come stanno già facendo la regione Puglia e la stessa Emilia Romagna - al fine di liberarsi del fardello atomico, per una nuova politica energetica fondata sulle rinnovabili e per riconvertire i luoghi (Trisaia e Calanchi) togliendoli ai progetti dei nuclearisti.

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