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Sahrawi, il popolo dimenticato nel deserto

31 marzo 2007
ore 10:00

Gli scatti, realizzati nel dicembre 2006 dalla giornalista free lance Francesca Naboni , raccontano la vita presso i campi profughi sahrawi situati nell'estremo lembo meridionale dell'Algeria, presso la città di Tinduf. Qui sorgono le quattro tendopoli del popolo Sahrawi, circondate dal deserto di hammada: solo sabbia e rocce, temperature infernali che l'estate raggiungono i 50 gradi e le notti di inverno si abbassano sotto lo zero. In queste condizioni al limite della sopravvivenza, da oltre 30 anni vivono circa 160.000 profughi, fuggiti dalla propria terra, il Sahara Occidentale, in seguito all'invasione marocchina del 1975. Di loro si parla pochissimo, dimenticati fra le sabbie del deserto, in nome di interessi economici ed equilibri internazionali consolidati. Qui la vita scorre lenta e ricca della dignità e della forza di un popolo che ha scelto la via pacifica. Vecchi donne e bambini popolano le tende e le case di sabbia, cercando di condurre un'esistenza normale in una condizione che di normale non ha nulla.

In questo contesto Africa'70 con SIVtro – Veterinari Senza Frontiere Italia, con il contributo dell’Unione Europea, del Ministero Affari Esteri e del Comune di Monza ha avviato il progetto “Produzioni animali nella tendopoli Sahrawi, un nuovo progetto di microcredito e di miglioramento delle condizioni di vita attraverso il rafforzamento dell’allevamento animale e delle produzioni zootecniche. Un progetto di cooperazione internazionale che oltre all'indiscutibile valore economico, è pervaso da una importante valenza culturale. Con la pastorizia infatti si mantiene viva e integra l'identità e le tradizioni di questo popolo di pastori nomani del deserto.

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