Conflitti

Porte dell’inferno aperte in Iraq

L’occupazione e le nuove minacce americane potrebbero riaccendere le sollevazioni dei locali
6 aprile 2005
Ayatollah Jawad al-Khalisi (Segretario generale dell'Iraqi National Foundation, organizzazione di laici e religiosi in cui sono rappresentati tutti i gruppi etnici e le confessioni del paese)
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: The Guardian - 01 aprile 2005

Topple Bush L’occupazione anglo-americana sta avvelenando tutti i processi politici nel paese e In Medio Oriente. Le elezioni tenutesi in gennaio sotto il controllo delle forze occupanti non sono state né libere né corrette. Invece di essere un passo verso la soluzione dei problemi dell’Iraq sono state usate per prolungare il dominio straniero sulla popolazione irachena.

Solo quando gli occupanti si ritireranno dal paese l’Iraq potrà fare il primo vero passo verso pace e stabilità. Una volta definito un programma di ritiro, le forze politiche irachene potranno liberamente accordarsi e metter in piedi delle elezioni veramente libere, scrivere una Costituzione permanente e sviluppare un programma che soddisfi le richieste della popolazione.

I poteri occupanti stanno oggi seguendo un politica di “divide et impera”, stimolando le divisioni etniche e religiose ed imponendo le istituzioni da essi create.

Incidenti come il recente rilascio della giornalista italiana [Giuliana Sgrena], colpita da una pioggia di proiettili dei liberatori americani, hanno alimentato il diffuso sopetto su chi sia il reale responsabile dei numerosi atti terroristici – rapimenti, assassini, bombardamenti ed uccisioni indiscriminate – che si affollano in tutto l’Iraq. Essi sono coincisi con una copertura contro le forze di occupazione realizzata nel paese.

Nessuna indagine su tali crimini è stata conclusa, e nessun perpetratore processato. Dopo ogni evento eclatante viene annunciato l’arresto dei colpevoli, usando nomi e personalità diffusi dai media controllati dagli americani. Questo sforzo mediatico – che si impegna anchea a nascondere le notizie di distruzioni di città intere, brutali raid notturni, coprifuoco, detenzione e tortura di migliaia di prigionieri – è altamente considerato dall’information department delle forze americane, che si è guadagnato i ringraziamenti speciali del segretario alla difesa durante la sua visita nel paese.

Questi crimini sono un segno dell’inferno creato dal progetto americano in Medio Oriente. E ora questo inferno si sta parendo anche in Libano, facendo prevedere una guerra infinita dalle inimmaginabili conseguenze.

La Siria sta ritirando le sue truppe dal Libano e lasciando così le responsabilità interamente all’altra parte. Ma cosa succederà? La resistenza libanese (guidata dagli Hezbollah) sarà disarmata? E se si rifiuta di consegnare le armi? Ci saranno nuove forze di occupazione nel paese?

Una cosa simile si era provata agli inizi degli anni ’80, e il risultato era stato la sconfitta dell’occupazione Americana ed Israeliana in Libano. Potrebbe succedere di nuovo, ma su più larga scala, nell’intera regione, che non può più tollerare questa continua pressione americana vista come l’implementazione delle richieste israeliane.

Gli sforzi dovrebbero essere indirizzati verso la soluzione dei problemi del popolo palestinese, a cui Israele non consente il ritorno alle proprie terre nonostante la risoluzione ONU e i principi di diritto e giustizia. La questione palestinese non può essere risolta con incontri esibizionistici come la recente conferenza di Londra organizzata da Tony Blair. I grandi poteri – in particolare la Gran Bretagna, che ha contribuito alla creazione del problema – hanno la responsabilità morale di trovare una soluzione.

Allo stesso modo la crisi irachena non può essere risolta rattoppando un’occupazione detestata con elezioni fraudolente e caucus etnici e settari supportati dagli occupanti. L’unica soluzione è l’immediato ritiro delle forze di occupazione – o almeno un programma internazionale ben definito del ritiro. Parlare di libertà e democrazia è ormai una ripetizione inutile per la nostra gente perché queste parole sono svuotate dall’uso fattone dagli stessi poteri che stavano dietro a regimi dittatoriale e corrotti. Gli Stati Uniti oggi sono ancora sostenitori di molti regimi di questo tipo nella nostra regione ed altrove.

Non crediamo che l’atteggiamento aggressivo degli USA nei confronti di Siria ed Iran sia inteso a preservare pace e democrazia, ma per disfarsi di stati che rifiutano di seguire i piani americani per la regione. Oggi, la Siria è incolpata in Libano perché si é rifiutata di sostenere l’occupazione in Iraq, e l’Iran riceve minacce sul suo programma nucleare perché gli USA sono preoccupati dal suo ruolo in relazione all'Iraq e dal suo rifiuto dello status quo in Palestina.

L’opinione pubblica nei paesi occupanti, come USA e Gran Bretagna, deve capire che la prosecuzione di questa situazione ingiusta e pericolosa creerà le condizioni per una nuova e generale sollevazione che potrebbe veramente aprire le porte dell’inferno nella regione e oltre.

Note: Tradotto da Chiara Rancati per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile per scopi non commerciali citando la fonte, l'autore e il traduttore.

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