«Tutto da rifare, un'altra volta»
La storia del Libano dal 1968 ad oggi è segnata da offensive, invasioni, attacchi lanciati da Israele contro il suo territorio. Quasi quaranta anni di morti, feriti e distruzioni. Sono 24mila i libanesi rimasti uccisi in questo periodo di tempo, e 49mila i feriti. Cifre alle quali bisogna aggiungere migliaia di palestinesi e siriani. Le Nazioni unite calcolano che soltanto nel 1982, durante l'invasione con la quale gli israeliani occuparono Beirut, vennero uccisi almeno 9mila profughi e combattenti palestinesi e almeno 6mila soldati siriani. Immensi i danni economici subiti dal paese dei cedri: strade e ponti distrutti, centrali elettriche colpite da missili, aeroporti devastati, decine di migliaia di abitazioni rase al suolo. La rappresaglia militare di Israele ha sempre preso di mira le infrastrutture civili e cercato di infliggere pesantissime perdite economiche. Nel 1968 l'aviazione israeliana, ad esempio, attaccò l'aeroporto internazionale di Beirut distruggendo ben 13 aerei della Middle East Airlines, la compagnia nazionale libanese. Infine l'offensiva del 2006 che in meno di tre settimane è già diventata quella più distruttiva.
Il Libano è in ginocchio. Le sue infrastrutture civili sono state ripetutamente colpite nei quartieri meridionali di Beirut, nel sud del paese e nella Valle della Bekaa. Almeno 600 i morti e oltre mille i feriti sino ad oggi. Centinaia di migliaia gli sfollati. E i bombardamenti israeliani non hanno mancato di prendere di mira anche antenne e ripetitori delle stazioni televisive e delle compagnia di telefonia mobile. Senza dimenticare l'attacco all'aeroporto di Beirut e il blocco navale. Il turismo libanese perderà quest'anno almeno 1,4 miliardi di dollari e lo Stato non incasserà 600 milioni di dollari derivanti dai dazi doganali e dall'Iva (il debito pubblico è già di 38 milioni di dollari). Sulla catastrofe che l'offensiva israeliana sta causando al Libano abbiamo intervistato Fadl Shalak, il presidente del «Comitato per lo sviluppo e la ricostruzione» che dopo la fine della guerra civile, nel 1990, ha ricostruito il Libano. «Gli sforzi fatti in passato stanno svanendo sotto i missili e le bombe di Israele mentre Stati uniti e Gran Bretagna si oppongono al cessate il fuoco immediato», ci ha detto con amarezza Shalak, un alto funzionario dello Stato ritenuto vicino al presidente del parlamento Nabih Berri e che in passato ha collaborato con l'ex premier Rafiq Hariri, assassinato nel 2005.
Il Libano quindi sta sprofondando verso il passato, così come aveva minacciato premier israeliano Ehud Olmert lanciando l'offensiva aerea?
Non ci sono dubbi. Se il cessate il fuoco non verrà proclamato subito il mio paese andrà verso una catastrofe totale. Questa offensiva di Israele è quella che ha provocato più danni in assoluto e siamo ancora lontani dal vederne la fine perché Londra e Washington vogliono che Israele quot;finisca il suo lavoroquot; e distrugga Hezbollah. Ciò è assurdo, prima di tutto nei confronti dei nostri civili che non hanno colpe, e inoltre è fin troppo evidente che i raid aerei e i bombardamenti non riusciranno a sconfiggere Hezbollah. I danni alle infrastrutture civili hanno ormai raggiunto i due miliardi di dollari. Qui al Csr ogni giorno riceviamo gli aggiornamenti delle prefetture ed è roba da mettersi le mani nei capelli. Sino ad oggi sono stati distrutti ben 67 ponti, 66 strade, tre aeroporti sono stati gravemente danneggiati, migliaia di case a Dahiyeh (i quartieri sciiti di Beirut, ndr) sono state rase al suo o rese inagibili. I danni alle infrastrutture civili ammontano a 721 milioni di dollari, quelli alle abitazioni a quasi un miliardo di dollari, quelli all'industria e ai depositi di carburante a 180 milioni, più danni per altre decine di milioni in vari settori, in particolare quello dei trasporti. E non abbiamo ancora raggiunto la terza settimana di offensiva. Per questo motivo la comunità internazionale non può e non deve rimanere a guardare di fronte alla morte di tanti libanesi innocenti e alla distruzione del paese.
L'attacco israeliano è ancora in corso ma voi vi occupate di ricostruzione. Avete già preparato piani di intervento da attuare quando cesseranno i bombardamenti, se Usa e Gran Bretagna non continueranno ad impedirlo?Siamo naturalmente in una fase preliminare in cui stiamo cercando di disegnare una mappa delle distruzioni e quindi degli interventi più urgenti da realizzare in aiuto dei centri abitati più colpiti. Quando verrà proclamato il cessate il fuoco cercheremo finanziamenti internazionali per i piani di ricostruzione come abbiamo fatto dopo la guerra civile. Ci aspettiamo aiuti soprattutto dal mondo arabo e in particolare dall'Arabia saudita che ha promesso 500 milioni di dollari, più altri 50 per aiuti immediati alla popolazione. Riyadh inoltre ha depositato nella Banca centrale libanese 1,5 miliardi di dollari per evitare il crollo della nostra valuta. Altri 100 milioni di dollari ci verranno messi a disposizione dal Fondo arabo per la ricostruzione. E' evidente che avremo bisogno di molto di più e sappiamo che anche l'Italia ci darà una mano importante nella ricostruzione. Più di tutto però abbiamo bisogno di una cosa: che Israele smetta per sempre di colpire il Libano e i suoi abitanti.
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