Isaf all'attacco nella zona italiana
Nella provincia afghana di Farah, dove il 18 settembre era stata lanciata l'operazione Wyconda Pincer con la partecipazione di truppe italiane, è in corso dal 1° ottobre un'altra operazione denominata Wyconda Rib. Nel comunicato ufficiale (3 ottobre) si specifica che forze Isaf del Comando regionale ovest, tra cui forze statunitensi della Squadra di ricostruzione provinciale (Prt) di Farah, «appoggiano» questa operazione condotta da truppe afghane. Suo scopo è migliorare la sicurezza «colpendo in tutta la regione l'attività criminale e terroristica guidata e ispirata dai taleban». Con le stesse parole usate per la precedente operazione, il tenente colonnello Michael Horan, comandante Usa del Prt di Farah, annuncia che «questa operazione è in risposta al crescente numero di atti terroristici avvenuti nelle ultime settimane». Non si parla invece questa volta, prudentemente, di partecipazione italiana. Ma non fa molta differenza.
Il Comando regionale ovest è infatti diretto dal generale di brigata Danilo Errico, comandante del contingente italiano, che comanda i quattro Prt della regione (Herat, Farah, Badghis e Ghor). La squadra di ricostruzione provinciale - spiega il ministero della difesa - è una struttura mista composta da unità militari e civili con il compito di «concorrere al processo di espansione della Nato in Afghanistan, assicurando il supporto alle attività di ricostruzione». Il Prt è integrato da una Forward Support Base (Fsb), una installazione militare aeroportuale avanzata che, oltre ad assicurare il sostegno logistico, ospita una forza di reazione rapida. Il Prt è quindi, in realtà, una struttura militare che si avvale dell'apporto di civili: sono infatti i militari a svolgere le attività di «ricostruzione». Emblematica quella effettuata quale «parte dell'operazione Wyconda Pincer»: oltre a rastrellare l'area, i soldati Nato/Isaf - agli ordini del maggiore statunitense John Andrews, capo della squadra affari civili del Prt di Farah - hanno portato materiale scolastico ai bambini della scuola primaria di Kinesk e i bambini, sottolinea il comunicato ufficiale (21 settembre), «hanno gridato all'unisono thank you». I Prt usano quindi il bastone e la carota per realizzare gli obiettivi militari.
Ancora non si sa quanti taleban, o presunti tali, siano stati eliminati nell'operazione Wyconda Rib, né quante penne e quaderni siano stati regalati agli scolari. Una cosa però è certa: l'Italia è dentro anche a questa operazione, dato che un generale italiano comanda i quattro Rpt della regione. Tutto ciò ha uno scopo: la provincia di Herat - spiega il ministero della difesa - ha «una rilevante importanza geostrategica in quanto area di congiunzione tra l'Afghanistan e l'Iran». Qui, oltre che a Kabul, operano le forze italiane per «sostenere il processo di espansione della Nato in Afghanistan» e allo stesso tempo «tutelare gli interessi nazionali (economici e di politica estera) nell'area». I senatori dell'Ulivo che hanno chiesto l'istituzione in parlamento di un «Osservatorio permanente per il monitoraggio di tutti gli impegni militari dell'Italia, incluso l'Afghanistan», rischiano di restare indietro. Nessun parlamentare può realmente monitorare che cosa avviene in operazioni tipo la Wyconda Rib, decise dalla catena di comando Nato che fa capo al generale statunitense James Jones, comandante supremo alleato in Europa. E tanto meno sarà possibile il «monitoraggio» quando, a partire dal febbraio 2007, il comando della Nato/Isaf sarà assunto, insieme a quello di Enduring Freedom, dal generale statunitense Dan McNeil e, quindi, inserito direttamente nella catena di comando del Pentagono.
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