Conflitti

«Senza verità la pace non regge. Ancora troppi falchi»

Giulio Albanese, direttore dell'agenzia Misna: «Il nunzio difendeva la riconciliazione, dava fastidio»
29 aprile 2004
F. F.
Fonte: Liberazione - 29 aprile 2004

Padre Giulio Albanese, direttore dell'agenzia missionaria Misna, non è per nulla convinto della versione fornita dalle autorità burundesi sull'assassinio di monsignor Courtney. «Era una persona autorevole - premette -, che si era distinto nel difendere il processo di riconciliazione nazionale. Questo suo atteggiamento ha dato fastidio a qualche falco: che poi si tratti di un hutu o di un tutsi non ci sono elementi oggettivi per dirlo con certezza. Tanti indizi fanno pensare però a un certo coinvolgimento dell'esercito. Non è giusto in questa fase addossare a qualcuno precisamente le responsabilità ma ci vuole un'inchiesta indipendente. L'uccisione del nunzio denota che in Burundi operano ancora poteri occulti che tendono a radicalizzare il conflitto. Ci sono falchi da una parte e dall'altra...».

... delle due etnie?

Sì, inutile nascondere la contrapposizione etnica, anche se esiste una società civile, ci sono hutu e tustsi moderati che credono nella conciliazione nazionale, un sentimento che ritengo condiviso dalla maggioranza della popolazione. Quanto avviene in Burundi non può essere disgiunto dallo scenario incandescente della regione dei Grandi laghi. E' un piccolo paese ma un crocevia strategico. La pace dipende dagli sviluppi della situazione regionale e soprattutto nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo. Non è mai chiara la matrice dei vari movimenti in rivolta. E' difficile capire quali interessi si celino dietro di loro. Sicuramente vi operano componenti legate ai traffici illeciti ma altre volte si esprime la disperazione di tanta povera gente, sfollati e rifugiati, che ritengono l'opzione armata come l'unica possibile.

Chi soffia sul fuoco?

La componente etnica non va trascurata. Ma ci sono anche interessi occulti, legati alle materie prime. Il Burundi è povero, però da lì passano diamanti ed altri preziosi. Organizzazioni di contrabbando hanno fatto il bello e cattivo tempo. Sia nell'esercito che tra i ribelli ci sono personaggi che non vogliono la pace, ancora troppi discepoli dell'ex capo di stato Bagaza, un estremista tutsi.

Il governo ha rifiutato l'inchiesta internazionale.

Sì, in quattro e quattr'otto una commissione ha concluso che la colpa è dei ribelli dell'Fnl. Ma in questi anni di bugie ne sono state dette moltissime. Per questo bisogna insistere per un'inchiesta internazionale. Se la vicenda resterà avvolta nel mistero costituirà un'ipoteca per un futuro accordo di pace. La proposta di Nigrizia, che chiede un coinvolgimento del Pontificio consiglio Giustizia e pace va comunque sostenuta.

Anche il vescovo Simon Ntamwana ha addossato la colpa ai ribelli.

Sì, a meno di 48 ore dal delitto. Purtroppo le divisioni etniche sono presenti nella Chiesa locale. Accade anche nel vicino Rwanda. Ci sono state varie interpretazioni sul delitto e questo ha reso tutto ancora più complicato.

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