Chi fornisce armi partecipa al conflitto e non può più essere considerato neutrale
E' del 6 marzo un interessante articolo del teologo e filosofo Vito Mancuso su La Stampa: “Sono contrario alla guerra ma favorevole all'invio delle armi”. Il prof Mancuso è indubbiamente un profondo e autorevole studioso. Tuttavia mi è dispiaciuto osservare la mancanza di riferimento alla moderna letteratura nonviolenta per la mediazione/risoluzione dei conflitti. Non un cenno agli infiniti studi e pratiche svolti dai molti testimoni e uomini di pensiero come Johan Galtung, Theodor Ebert, Gene Sharp, Tolstoj, Jean Goss, Hildegard Goss, Jean Marie Muller, fino ai nostri compianti Lanza del Vasto, Danilo Dolci, Davide Melodia, Nanni Salio, Carlo Carretto (breve trattato sulla nonviolenza "l'utopia che ha il potere di salvarti"), agli amici Matteo Soccio, Francuccio Gesualdi, Padre Alex Zanotelli, Giuliano Pontara (studioso di Gandhi).

Personalmente dai tempi di Testimonianze con Padre Balducci ho rafforzato l'idea del "se vuoi la pace prepara la pace". Ai nominativi che ho elencato aggiungerei anche il caro Alex Langer per i suoi tentativi in ex-Jugoslavia; il caro Alberto L'Abate per la strategia dei governi paralleli in Kosovo.
Del prof Mancuso contesto la comunicazione della sua scelta favorevole all'invio armi senza aprire alcuna considerazione sui rischi di escalation verso soluzioni ultimative atomiche. Peraltro l'Ucraina fino a poco tempo fa era la terza potenza nucleare.
Mi ha sempre colpito un pensiero di Piero Calamandrei: "La Resistenza fu un misterioso e miracoloso moto di popolo contro la tirannia del nazifascismo". Farei notare a coloro che citano i nostri partigiani come beneficiari di armamenti da parte americana, che tali invio d’armi avvenne alla fine della seconda guerra mondiale.
Sul tema della legittima difesa mi sento più in sintonia con quella parte della nostra Resistenza che non utilizzò mai il moschetto. Anche se, come ultima ratio, ricorrerei alla legittima difesa nel caso di estrema e conclamata grave ingiustizia in atto: "tra la codardia e il coraggio sceglierò l'ultima". Questo il pensiero di Gandhi che anche giustificava il tirannicidio, come giustamente riferisce il prof. Mancuso.
Mi è di aiuto la considerazione giuridica del magistrato Domenico Gallo: “"Quello che non è stato spiegato al Parlamento e all’opinione pubblica è che la legge italiana sulla neutralità (R.D. 1938 n. 1415, All. B, art. 8) vieta di fornire armi ai paesi in guerra. La ragione è semplice: chi fornisce armi a un paese in guerra partecipa al conflitto e quindi non può essere più considerato neutrale. Con l’invio di uno stock imprecisato e secretato di armamenti e di mezzi bellici, l’Italia abbandona la neutralità e diviene un paese belligerante, sia pure per interposta persona".
Allegati
- L'articolo di Vito Mancuso sulla StampaVito Mancuso
 Fonte: La Stampa346 Kb - Formato pdfTitolo: "Sono contrario alla guerra ma le armi vanno inviate"
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