La lunga frontiera della guerra in Europa
L’eredità della Guerra Fredda, terminata senza che si fosse verificato un conflitto armato di grandi proporzioni in Europa, pareva configurarsi in un “nuovo ordine mondiale” a egemonia statunitense nel quale guerre a bassa intensità restavano confinate a quella “periferia” dove l’auto-dissoluzione dell’Unione Sovietica aveva aperto ampi spazi all’espansione dell’imperialismo occidentale e dove le guerre condotte dalle super e medie potenze potevano essere definite “interventi umanitari”. A dispetto delle aspettative, l’eredità della Guerra Fredda è la guerra calda, e il suo epicentro è l’Europa.
(...)
Indipendentemente dall’interesse a commerciare il proprio gas liquefatto trasportato via mare, ciò che preme a Washington è proprio interrompere gli assi orizzontali di trasferimento dell’energia, assi corredati da corridoi infrastrutturali che permettono alle potenze dell’Est (Russia e, soprattutto, Cina) di espandere la propria influenza economica nel vecchio continente fino al Mediterraneo e di predisporsi a difenderla con insediamenti militari.
Sostituire questi corridoi orizzontali con percorsi verticali di infrastrutture e pipeline (Baltic Pipe) che convoglino, tra l’altro, il gas della Norvegia verso le regioni orientali dell’Europa, incluse Polonia e Ucraina, fino al porto conteso di Odessa è obiettivo condiviso tra Washington e Varsavia. Così come condiviso è il progetto di interconnettere in direzione sud la regione baltica con quella mediterranea, dalla Lituania alla Croazia: la Polonia diventerebbe potenza regionale dominante in questa vasta area, e gli Stati Uniti otterrebbero di dividere l’”Europa Unita” attraverso una nuova cortina di ferro che separi i fedelissimi Stati orientali dai riluttanti dell’Ovest.
In questa prospettiva diventa chiaro come il controllo del Mar Nero, passaggio chiave alle acque del cosiddetto mare caldo, sia diventato una questione di grande interesse strategico.
(...)
La senatrice democratica Jeanne Shaheen e il senatore repubblicano Mitt Romney hanno sollecitato in modo bipartisan il presidente americano Biden a elaborare una strategia per il Mar Nero e spingere per una maggiore presenza militare e impegno economico degli Stati Uniti nella regione. Mara Karlin, assistente segretario alla difesa Usa, ha sostenuto che “la regione del Mar Nero è un’area di fondamentale importanza geostrategica ed è un nodo chiave per le infrastrutture di transito e le risorse energetiche.
(...)
Le guerre che danno forma alle frontiere politiche ed economiche nel 21° secolo - e che prospettano il costituirsi di nuovi blocchi contrapposti Occidente e Oriente - le grandi o le maggiori potenze usano combatterle con il sangue altrui scatenando conflitti in aree “di crisi”.
Così scorre il sangue delle popolazioni dell’Ucraina nella guerra che, comunque si voglia pensare che sia iniziata, oppone ora gli Stati Uniti alla Russia.
Ma, nel contesto della complessa interdipendenza dei sistemi nazionali nel mondo attuale, le potenze regionali con aspirazioni globali crescono di importanza.
Per quanto allineata alle prescrizioni di Stati Uniti e NATO, la classe dirigente polacca lavora in proprio e per i propri interessi, e, per quanto la riguarda, euroscetticismo e adesione formale alla UE a leadership geostrategica americana non si pongono in contraddizione.
Da anni la Polonia si è posta alla guida di un gruppo di Paesi dell’Europa centro-orientale con il fine di sbarrare la via orizzontale degli scambi tra Europa centrale e Russia - costituita dai corridoi del petrolio, del gas e delle infrastrutture - creando un asse verticale per il transito dell’energia che, partendo dalla Lituania, arrivi alla Croazia e interconnetta i bacini del Mar Baltico, del Mar Nero e del Mediterraneo. Lo scopo è quello di cancellare l’egemonia economico-politica degli Stati euroccidentali incoronando la Polonia come prima potenza. E di offrire alla sua classe dirigente, oltre che ai falchi dell’imprenditoria internazionale, opportunità di investimenti e profitti protetti dalla “NATO dell’EST”.
---
Il saggio completo è allegato a questa pagina web.
Allegati
Il saggio "LA LUNGA FRONTIERA della guerra in Europa"
Valeria Poletti685 Kb - Formato docx
Articoli correlati
Un'analisi militare della guerra in UcrainaLa vera tattica militare russa in Ucraina e l’analisi di Mearsheimer su Pokrovsk
Mearsheimer sottolinea nel video come la narrazione — costruita sull’idea di una Russia indebolita e di un’Ucraina in grado di vincere con l’aiuto dell’Occidente — sia avulsa dalla realtà della guerra. La battaglia di Pokrovsk è decisiva nel comprendere la distanza fra realtà e narrazione.9 novembre 2025 - Alessandro Marescotti
Norway backtracksStoltenberg and the suspension of the Norwegian sovereign wealth fund's ethics rules
Restrictions on investments in companies implicated in human rights abuses or weapons production have been suspended. The suspension of ethics rules was approved on November 4, 2025, by the Labour-majority Parliament.6 novembre 2025 - Redazione PeaceLink
Marcia indietro della NorvegiaStoltenberg e la sospensione delle regole etiche del Fondo sovrano norvegese
Sono stati sospesi i vincoli contro gli investimenti in aziende coinvolte in violazioni dei diritti umani o nella produzione di armi. La sospensione delle regole etiche è stata approvata il 4 novembre 2025 dal parlamento a maggioranza laburista.6 novembre 2025 - Redazione PeaceLink
La roccaforte ucraina di Pokrovsk è destinata a cadere ma resiste in nome della stupidità militareSalvare gli uomini, abbandonare Pokrovsk
Mentre la battaglia infuria e i soldati ucraini vengono spinti dal loro governo a una resistenza sempre più disperata, una domanda morale si impone: su Pokrovsk possiamo rimanere in silenzio come pacifisti o dobbiamo prendere posizione per la invocare la salvezza dei soldati ucraini?3 novembre 2025 - Alessandro Marescotti

Sociale.network