I leader europei sull'Ucraina ai margini della scena mondiale

Puntavano sulla vittoria militare e ora sono sconfitti

In Alaska Putin ha camminato sul tappeto rosso ed è stato accolto con tutti gli onori da Trump, persino con un applauso. Quali insegnamenti possiamo trarre da questo clamoroso cambio di scena? Quali opportunità per il movimento pacifista?
16 agosto 2025

Incontro del 15 agosto 2025 fra Putin e Trump in Alaska

L’incontro Trump-Putin ad Anchorage del 15 agosto ha portato il leader russo al centro della scena, accolto con onori formali su suolo USA. E' un clamoroso ritorno della Russia nella veste di vincitrice della guerra.

In queste ore le truppe russe avanzano e sfondano il fronte.

Europa: puntare “sulla vittoria” e ritrovarsi ai margini

Molti governi europei avevano scommesso su una vittoria ucraina. Oggi, davanti a un vertice bilaterale USA-Russia che non li contempla neppure, rischiano la marginalità assoluta. La sensazione è quella della sconfitta politica, oltre che militare. I diplomatici europei hanno parlato di “delusione profonda” e di un risultato favorevole a Putin.

Putin da “paria” al tappeto rosso

Nel 2022 Joe Biden prevedeva - e lo fece con una dichiarazione enfatica - che Putin sarebbe diventato un “paria sulla scena internazionale”. Il suo potere sarebbe crollato sotto il peso delle sanzioni e avrebbe dovuto chiedere scusa al mondo. L'invio delle armi occidentali all'Ucraina avrebbe dato il colpo di grazia alla Russia, considerata ormai potenza militare di secondo livello, corrotta e inefficiente.

Erano calcoli sbagliati.

Oggi le immagini di Anchorage descrivono l’opposto di ciò che Biden prefigurava: Putin cammina sul red carpet. Le strette di mano, i sorrisi, il cerimoniale militare. Il Kyiv Independent ha reagito con parole durissime: “sickening, shameful… useless”. Disgustoso, vergognoso, inutile. Sono gli aggettivi per denunciare l’accoglienza a un “dittatore macchiato di sangue”.

Un cambio epocale

Alla inaccettabile e illegale invasione dell'Ucraina del 2022 la risposta fu solo militare e ben presto ogni trattativa venne considerata inammissibile. L’aspettativa di una umiliazione totale della Russia stride con le attuali immagini di Anchorage che fanno il giro del mondo. Trump che accoglie Putin con un applauso. 

L'incontro fra Trump e Putin ha cambiato in profondità i rapporti fra le due massime potenze nucleari: un male o un bene?

Occorre essere realisti e cogliere l'occasione per sfruttare il clima di fiducia fra Trump e Putin.  

Evitare i nuovi euromissili

Qui si apre un punto decisivo per la pace in Europa. Con il trattato INF (quello di Gorbaciov sugli euromissili) morto e sepolto (uscita USA nel 2019, stop russo alla moratoria annunciato il 5 agosto 2025), il rischio fino a oggi era quello di un ritorno al triste passato della guerra fredda in Europa. Nel 2026 sono previsti missili USA a raggio intermedio in Germania.
Il presidente russo Vladimir Putin ha detto all'inizio di agosto di essere pronto a dispiegare i micidiali nuovi missili ipersonici Oreshnik in Bielorussia.
Proprio per questo, dal vertice di Anchorage può nascere un canale negoziale specifico sulle armi nucleari e sui vettori a raggio intermedio. È nell’interesse vitale dell’Europa fermare tutto questo.

Cosa chiedere subito?

Come movimento pacifista possiamo riprendere l'iniziativa e chiedere che non si effettuino dispiegamenti di missili terrestri tra 500 e 5.500 km. E' importantissimo che si consolidi - in questo clima di fiducia fra Trump e Putin - un canale tecnico-militare permanente per incident prevention.

Le città europee, le reti pacifiste e la società civile costruiscano un percorso di pressione pubblica con un obiettivo chiaro: “No ai nuovi euromissili”. Come negli anni ’80 occorre riprendere l'iniziativa e trasformare l'incubo della guerra nucleare - che ci ha sfiorato più volte dal 2022 a oggi - in rinnovata consapevolezza.

Deviare la traiettoria

Anchorage non ha portato la pace in Ucraina. Ma ci consegna un quadro nuovo su cui agire per invertire la marcia verso il dispiegamento di nuovi missili nucleari.

Anchorage ci consegna anche una lezione: se l’Europa resta ferma sulla retorica della “vittoria” senza una strategia, qualcun altro scriverà l’agenda. E oggi che l'Europa parla di pace (e non più di vittoria) lo fa con un presidente ucraino riluttante ad ogni trattativa sul Donbass. Che fare per non accettare la logica militare del più forte? Per i territori contesi andrebbe costruita una nuova strategia non militare ma politica e politica in cui siano le popolazioni a scegliere i confini con un voto libero e veritiero. Ma è una strategia che Zelensky ha sempre ritenuto contraria alla costituzione ucraina.

Occorre poi cambiare la politica di espansione della Nato a Est e puntare sul ritorno a quel concetto di sicurezza condivisa che segnò il disgelo fra USA e URSS. Si può ancora deviare la traiettoria, dal tappeto rosso al tavolo dei negoziati che rimuovano le cause di una guerra spaventosa e che deve finire.

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