Le verità scomode che emergono dall'ultimo libro di Ivan Katchanovski

Il massacro di piazza Maidan in Ucraina nel 2014

Sulla base di ricerche estremamente dettagliate il libro conclude che ci furono gruppi armati di manifestanti del Maidan che occuparono postazioni da cui partirono i proiettili che colpirono sia i manifestanti sia i poliziotti.
25 ottobre 2025

“The Maidan Massacre in Ukraine. The Mass Killing that Changed the World” è l'ultimo libro del politologo ucraino-canadese Ivan Katchanovski, docente all’Università di Ottawa, pubblicato nel 2024 dalla collana accademica Rethinking Political Violence (Springer–Palgrave Macmillan).
È un testo open access — quindi liberamente leggibile e scaricabile — e si propone di fare ciò che spesso la politica e i media evitano: tornare alle prove, ai documenti, alle testimonianze dirette, per capire che cosa accadde davvero a Kiev tra il 18 e il 20 febbraio 2014.

Chi è Katchanovski

È un politologo ucraino-canadese, docente all’Università di Ottawa.
Ha lavorato anche al Davis Center di Harvard e alla Library of Congress negli Stati Uniti.
Nella prefazione del libro lui stesso scrive:

“Sono un sostenitore della democrazia liberale, dei diritti umani e della pace in Ucraina… fui uno dei primi a chiedere pubblicamente l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea.”

Quindi l'autore non si presenta affatto come un “filorusso”.

Piazza Maidan: un evento che cambiò la storia Piazza Maidan in fiamme

Il massacro di Maidan, con 74 manifestanti e 17 poliziotti uccisi e centinaia di feriti, fu l’episodio che determinò la caduta del governo di Viktor Yanukovych e aprì la strada a una nuova stagione politica in Ucraina.
Ma fu anche il detonatore di una lunga catena di conflitti: la guerra nel Donbass, l’annessione russa della Crimea e, infine, l’invasione su larga scala del 2022.

Per la maggior parte dell’opinione pubblica occidentale, si è trattato di una pagina chiara: un regime autoritario che reprime nel sangue una protesta popolare europeista.
Katchanovski invita invece a guardare più a fondo per verificare i fatti.

Un’indagine durata dieci anni

Il libro è il risultato di oltre dieci anni di ricerca indipendente.
L’autore ha analizzato:

  • più di 2.000 video e 6.000 fotografie del massacro;

  • 1.000 ore di riprese processuali, con un’accurata “ricostruzione digitale” delle scene di sparatoria;

  • oltre 300 testimonianze dirette, tra manifestanti, giornalisti, feriti, medici, poliziotti e civili;

  • e perizie balistiche e mediche depositate nei tribunali ucraini.

Da questo lavoro emerge un quadro sorprendente: diversi colpi mortali non provenivano dalle linee della polizia Berkut (l'unità speciale di polizia antisommossa), ma da edifici sotto controllo dei manifestanti, come l’Hotel Ukraina e il Conservatorio Musicale.
Katchanovski riferisce anche le confessioni di quattordici uomini che si sono dichiarati “cecchini di Maidan”, i quali avrebbero sparato “per provocare una reazione”.
Molte di queste testimonianze, sottolinea l’autore, non furono mai incluse nelle indagini ufficiali.

Le “verità scomode”

Il cuore del libro è un interrogativo che va oltre l’Ucraina: chi controlla la narrazione della violenza politica?
E cosa accade quando una verità parziale viene elevata a mito fondativo?

Katchanovski sostiene che il massacro di Maidan potrebbe essere stato, almeno in parte, una provocazione armata o un’operazione sotto falsa bandiera, volta a delegittimare il governo e a innescare il cambio di potere.
Una tesi scomoda, certo, ma documentata con un apparato di prove, incroci e confronti degno di un’inchiesta giudiziaria.

Nel farlo, il politologo non risparmia nessuno:

  • critica il regime di Yanukovych per la corruzione e l’uso della forza;

  • accusa i governi post-Maidan di aver insabbiato parti delle indagini;

  • e riconosce l’illegalità dell’invasione russa del 2022, nata anche, a suo avviso, dal mancato chiarimento di quelle responsabilità iniziali.

La ricerca di Katchanovski non è “filorussa”, come alcuni l’hanno etichettata, ma contro-egemonica: un tentativo di riportare la discussione su un piano di fatti verificabili, con il coraggio di affrontare anche ciò che contraddice le versioni comode.

Chi erano i Berkut

Per capire il contesto, il libro ricostruisce anche il ruolo dei Berkut, i reparti speciali di polizia antisommossa creati nel 1992.
Il nome significa “aquila reale” — simbolo di potenza e vigilanza — e richiama il loro compito di difendere l’ordine pubblico.
Durante Euromaidan furono il braccio armato della repressione, accusato di brutalità e di uso eccessivo della forza.

Chi erano i cecchini

Una delle parti più controverse del libro è quella dei cecchini.

  1. Presenza di tiratori nascosti nei palazzi occupati dai manifestanti
    Katchanovski - sulla base di ricerche estremamente dettagliate - conclude che ci furono gruppi armati di manifestanti del Maidan che occuparono o controllarono edifici adiacenti alla piazza, e da queste postazioni — in particolare l’Hotel Ukraina, il Music Conservatory (Kyiv) e altri edifici nelle aree controllate dai manifestanti — avvennero spari che colpirono sia manifestanti sia poliziotti.

    Egli riporta che un numero significativo di feriti manifestanti e testimoni dissero di essere stati colpiti da postazioni sopra o dietro di loro, non da linee frontali della polizia.

  2. Ammissioni di “cecchini del Maidan”
    Un capitolo chiave del libro si intitola proprio “Testimonies of Several Hundred Witnesses and 14 Self-Admitted Maidan Snipers” (“Testimonianze di alcune centinaia di testimoni e 14 cecchini autodefinitisi del Maidan”) — quindi l’autore segnala che 14 persone si sarebbero dichiarate responsabili di spari durante la giornata del massacro, da parte del Maidan.

  3. Direzione, orari e traiettorie incompatibili con la versione ufficiale
    L’analisi video, foto, prove balistiche e testimonianze – secondo Katchanovski – mostrano che molte delle uccisioni non si spiegano con la posizione nota dei reparti speciali della polizia Berkut, come vuole la versione dominante, ma con spari da angoli e altezze che corrisponderebbero a edifici sotto il controllo dei manifestanti. Egli afferma che le traiettorie, la sincronizzazione fra video e testimonianze, e le confessioni “di parte” rendono credibile l’ipotesi che parte del massacro sia stato condotto da gruppi legati al Maidan. Diario Red+2ResearchGate+2

  4. Ipotesi di operazione “false flag”
    L’autore propone che questa dinamica — spari da edifici controllati dai manifestanti, spari verso manifestanti e verso polizia — possa essere interpretata come un’operazione volutamente provocatoria con lo scopo di far cadere il governo di Viktor Yanukovych, di delegittimare le autorità e accelerare il passaggio politico verso esiti filo-europei e anti-russi.

  5. Critica alla narrazione ufficiale e agli esiti giudiziari
    Secondo Katchanovski, l’indagine ufficiale condotta dal governo ucraino dopo la caduta di Yanukovych ha ignorato, minimizzato o occultato le prove che indicavano spari dai palazzi controllati da Maidan. Inoltre, afferma che non vi è prova certa (nel materiale pubblico) che il presidente Yanukovych o i suoi ministri abbiano ordinato direttamente gli spari del massacro.

Note: Prof. Ivan Katchanovski
School of Political Studies & Conflict Studies and Human Rights Program, University of Ottawa, Ottawa, Canada
Link del libro
The Maidan Massacre in Ukraine
The Mass Killing that Changed the World
https://link.springer.com/book/10.1007/978-3-031-67121-0

Vedere anche

Il ruolo dei neofascisti durante la Maidan
Yurii Colombo
https://ilmanifesto.it/il-ruolo-dei-neofascisti-durante-la-maidan

Allegati

  • The Maidan Massacre in Ukraine

    Ivan Katchanovski
    Fonte: https://link.springer.com/book/10.1007/978-3-031-67121-0
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    The Mass Killing that Changed the World

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