La vera tattica militare russa in Ucraina e l’analisi di Mearsheimer su Pokrovsk
Introduzione
Questo articolo intende offrire una lettura critica e realistica della guerra in Ucraina, alla luce degli sviluppi militari più recenti e delle analisi di studiosi internazionali. L’obiettivo è comprendere la logica che guida le operazioni sul campo e mettere in discussione la narrazione semplificata che domina il dibattito pubblico occidentale.
La tattica russa
La guerra in Ucraina ha assunto da tempo una forma molto diversa da quella che ci viene generalmente raccontata in TV. Le forze armate russe infatti non puntano allo scontro frontale, ma a una progressiva logorazione dell’esercito ucraino, sfruttando la superiorità numerica e di mezzi per avvolgere i punti strategici chiave in grandi sacche che finiscono per diventare sempre più difficili da gestire e che alla fine si risolvono o con l'accerchiamento o con l'arretramento delle truppe ucraine per evitare la cattura.
Si tratta di una guerra metodica, quotidiana, finalizzata a recidere le linee logistiche ucraine. Le vie di rifornimento vengono interrotte sistematicamente una dopo l’altra, con una pianificazione tipica della mentalità russa, costringendo le truppe ucraine a collegamenti sempre più lunghi e precari. Questo rallenta i rifornimenti, isola le unità sul campo e indebolisce l’intera capacità difensiva.
Le armi
La superiorità dell’artiglieria russa resta schiacciante, amplificata dall’uso massiccio delle FAB bombs, ordigni di enorme potenza capaci di distruggere intere aree difensive ucraine. Le perdite per Kiev sono pesantissime, e la sproporzione di risorse e munizioni rende quasi impossibile sostenere una parità di forze.
La strategia russa, più che basarsi su grandi offensive, procede con una pressione “insinuante”: colpisce dove le linee ucraine sono più deboli, allunga il fronte e costringe la fanteria di Kiev a una difesa continua in condizioni numericamente sfavorevoli.
Importante è la notevole capacità russa di esseresi adeguata alla guerra dei droni. Il Comandante in Capo ucraino Oleksandr Syrskyi lo ha ammesso: la Russia detiene il vantaggio nei droni a fibra ottica “in termini di quantità e gamma di applicazione”. Scrive Claudio Verzola su DifesaOnline: "L’ammissione rivela un’asimmetria fondamentale. L’Ucraina ha dimostrato maggiore creatività nell’innovazione tecnologica, ma la Russia sfrutta economie di scala che Kiev non può eguagliare".
A questo si aggiunge un fattore decisivo: l’assenza di un’effettiva aviazione militare ucraina. Questo squilibrio strategico riduce drasticamente le possibilità di Kiev di ribaltare l’andamento del conflitto.
La guerra mediatica
Sul piano politico e mediatico, il presidente Zelensky ha puntato su una spettacolarizzazione della guerra, enfatizzando gli episodi che mostrano la vulnerabilità russa o la capacità ucraina di colpire in profondità. È una strategia pensata per sostenere il morale interno e mantenere viva la solidarietà internazionale. Tuttavia, nel lungo periodo, questa narrazione si scontra con una realtà militare sempre più sfavorevole.
La leva è un tema esplosivo: i giovani tendono a evitarla, e le forze armate contano soprattutto su uomini sopra i quarant’anni. Le diserzioni crescono, mentre il consenso interno alla guerra diminuisce.
Di fronte a questo quadro, la Russia appare concentrata su un obiettivo preciso: tagliare progressivamente ogni linea di rifornimento, aspettando che le truppe ucraine, stremate e isolate, si consumino. È una guerra di attrito, fondata sul tempo, sulla quantità e sulla logistica più che sulla spettacolarità.
L'esercito russo ha imparato dai suoi errori
Nei primi mesi del 2022, l’esercito russo aveva mostrato limiti evidenti: una inferiorità numerica in alcuni settori del fronte, carenze logistiche, errori tattici e un’inadeguata coordinazione fra i reparti. Queste difficoltà avevano alimentato nell'Occidente l’immagine di un “esercito di cartone”, destinato al fallimento. Ma nel corso dei tre anni successivi, la Russia ha aumentato il reclutamento a contratto, riorganizzato la propria struttura militare, riattivato le enormi riserve ereditate dall'era sovietica, aumentato la produzione di armi e munizioni, migliorato la catena di comando e appreso dai propri errori. Putin ha messo ai vertici del complesso industriale-militare non dei militari ma dei matematici, uomini con capacità di pianificazione basate su una branca dell matematica che si chiama "ricerca operativa". Il Cremlino punta a una guerra a lungo termine e sa di non avere risorse infinite e pertanto ha bisogno di una pianificazione.
La bolla tossica della propaganda
Oggi anche gli analisti occidentali riconoscono che Mosca ha consolidato la propria capacità operativa e adattato la propria strategia apprendendo dagli errori sul campo. Continuare a descrivere la Russia con i vecchi stereotipi significa vivere in una bolla di propaganda tossica, che ostacola la comprensione della realtà militare sul terreno e porta a gravi errori di valutazione politica e strategica.
La bolla tossica ha spinto alla prosecuzione della guerra con esiti che hanno avvantaggiato la russia da una parte e i produttori di armi occidentali dall'altra. E ha segnalato momenti di escalation e di demenziale pianificazione (come l'invasione in Russia della regione del Kursk) su cui poco abbiamo elaborato in termini di conoscenza e di consapevolezza. Si è continuato a combattere "per la vittoria" ucraina aiutando Putin a conseguire la sua vittoria. Sono state disperse e bruciate le risorse militari date dall'Occidente in iniziative che hanno gravemente indebolito la capacità di resistenza ucraina sul fronte. Un leader come Zelensky ha costruito una guerra di propaganda e di autolesionismo nazionale, allontanando i capi militari (ad esempio l'ex comandante in capo Valerij Zalužnyj) che non concordavano con il suo show controproducente.
Il video di Mearsheimer
In questo contesto si colloca l’analisi di John Joseph Mearsheimer, professore di scienze politiche all’Università di Chicago e uno dei più noti teorici del realismo politico contemporaneo.
Nel video di Mearsheimer viene offerto un quadro impietoso e lucido della situazione attuale: sottolinea come la narrazione occidentale — costruita sull’idea di una Russia indebolita e di un’Ucraina in grado di vincere con l’aiuto dell’Occidente — sia ormai avulsa dalla realtà concreta della guerra.
Per il realismo di Mearsheimer, la potenza militare, la geografia e la logistica contano più dei proclami politici. Ed è proprio su questo terreno, quello della realtà materiale e strategica, che oggi si misura la distanza tra la guerra raccontata e la guerra reale.
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