E' il documento più completo mai redatto, dieci anni di orrore documentati e mappati

Il “Mapping Report” dell’ONU: milioni di vittime congolesi dimenticate

Il rapporto è stato pubblicato nel 2010 ma è rimasto ampiamente ignorato perché scomodo. Redatto dall’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, il rapporto descrive violenze estreme documentate con testimonianze e indagini indipendenti. Ma il governo del Ruanda lo ha contestato.
26 ottobre 2025
Redazione PeaceLink

Il Mapping Report delle Nazioni Unite, pubblicato nel 2010, è il documento più completo mai redatto sulle atrocità commesse nella Repubblica Democratica del Congo tra il 1993 e il 2003.
Redatto da un’équipe dell’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, il rapporto descrive più di seicento episodi di violenze estreme, documentati con testimonianze, archivi e indagini indipendenti. Si tratta di stragi, stupri di massa, torture, deportazioni, esecuzioni sommarie e distruzioni sistematiche di villaggi.

Il quadro che emerge è devastante: una guerra che ha colpito ogni angolo del Paese e che, secondo stime riconosciute dall’ONU, avrebbe causato la morte di centinaia di migliaia, se non milioni di persone.


Milioni di morti Congo e Ruanda


Un’analisi citata nel rapporto – quella dell’International Rescue Committee – calcola che tra il 1998 e il 2004 siano morti circa 3,8 milioni di congolesi, vittime dirette dei combattimenti o indirette a causa di fame, malattie e sfollamenti. L’ONU non conferma una cifra ufficiale, ma riconosce che l’ordine di grandezza è quello dei milioni di morti, un bilancio che fa del Congo la più grave catastrofe umanitaria africana dopo il genocidio del Ruanda.

Il rapporto non si limita a elencare i massacri: ricostruisce i contesti politici e militari, mostrando come la guerra congolese sia stata alimentata da forze regionali – in particolare Ruanda, Uganda e Burundi – e da una competizione feroce per il controllo delle immense risorse naturali del Paese. Oro, coltan, diamanti e legname sono stati motori di un conflitto in cui i civili sono stati usati come bersaglio o come merce di scambio.

Tra gli episodi più documentati vi sono:

  • le stragi di Makobola e Kasika nel Sud Kivu (oltre 800 vittime ciascuna);

  • il massacro di Tingi-Tingi, dove migliaia di profughi hutu furono uccisi durante la loro fuga;

  • e la lunga scia di omicidi nelle foreste congolesi che colpì donne, anziani e bambini, spesso finiti a colpi di martello o machete.

Il Mapping Report sottolinea che la violenza sessuale fu uno strumento di guerra sistematico, impiegato da tutte le fazioni per terrorizzare le comunità. Anche i bambini subirono in modo massiccio la brutalità del conflitto: molti furono arruolati a forza, trasformati in soldati e resi complici, loro malgrado, di crimini indicibili.

Sul piano giuridico, le Nazioni Unite concludono che la maggior parte dei 617 episodi analizzati potrebbe costituire crimini di guerra o crimini contro l’umanità, e in alcuni casi persino atti di genocidio, come per i massacri contro i rifugiati hutu in fuga dal Ruanda nel 1996-1997.

Eppure, nonostante la vastità delle prove raccolte, pochissimi responsabili sono stati giudicati. Il rapporto denuncia l’incapacità e la fragilità del sistema giudiziario congolese e invoca la creazione di meccanismi di giustizia internazionale o ibrida per rompere l’impunità.


Perché si chiama Mapping Report

Il nome “Mapping Report” (in italiano potremmo dire “Rapporto di mappatura” o “Rapporto di cartografia”) deriva proprio dal metodo usato dalle Nazioni Unite per affrontare un compito enorme: ricostruire e “mappare” le più gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario avvenute nella Repubblica Democratica del Congo tra il 1993 e il 2003.

Nel linguaggio dell’ONU, mapping non indica una semplice carta geografica, ma un inventario sistematico, una raccolta e organizzazione di dati — nello spazio e nel tempo — per dare una visione d’insieme di un fenomeno complesso.
Nel caso del Congo, significava segnare dove, quando e da chi erano stati commessi massacri, stupri, torture e altre atrocità.

In sintesi si chiama Mapping Report perché:

  • “mappa” i crimini più gravi commessi in dieci anni di guerra in Congo;

  • li colloca nello spazio e nel tempo, per capire i nessi tra eventi e responsabili;

  • fornisce una base conoscitiva per la giustizia e la memoria collettiva;

  • e perché non esiste in francese o in italiano un termine altrettanto preciso e inclusivo.


Perché il governo del Ruanda lo contesta

Il Ruanda ha contestato duramente il Mapping Report dell’ONU fin dal momento della sua diffusione, nel 2010.
È una delle reazioni più forti e politicamente significative che il documento abbia mai suscitato.

Il rapporto dedica un intero capitolo alle stragi di rifugiati hutu in fuga dal Ruanda durante la prima guerra del Congo (1996–1997), compiute da forze dell’AFDL (l’alleanza di Laurent-Désiré Kabila) e dall’esercito ruandese (RPA).
Secondo il testo ONU, quei massacri — se provati davanti a un tribunale competente — potrebbero essere qualificati come crimini di genocidio, perché avrebbero avuto l’intento di distruggere, in parte, il gruppo etnico hutu in quanto tale.

Il rapporto implica che forze militari collegate all'attuale presidente del Ruanda Paul Kagame — o che operavano con il contributo del regime ruandese — siano coinvolte in crimini documentati. Le forze collegate al governo rwandese dell’epoca (di cui Kagame era il principale decisore militare e politico) sono implicate nei crimini documentati dal rapporto. Il rapporto non afferma che Kagame sia personalmente accusato o formalmente imputato; riconosce però la responsabilità politica e militare indiretta del suo governo o delle sue forze armate.

È questa accusa a innescare la crisi diplomatica: il Ruanda era ed è governato dal Fronte Patriottico Ruandese (FPR) di Paul Kagame. Quando una bozza del rapporto trapelò nell’agosto 2010, il governo ruandese minacciò di ritirare i propri contingenti dalle missioni di pace ONU, se il documento fosse stato pubblicato nella forma originale. Inoltre accusò l’ONU di tentare di riscrivere la storia del Ruanda.

L’Alto Commissariato per i Diritti Umani (allora guidato da Navanethem Pillay) difese la solidità metodologica del lavoro, spiegando che il rapporto:

  • non emetteva giudizi definitivi,

  • non accusava persone o governi,

  • ma documentava fatti che meritavano indagini giudiziarie approfondite.

La pubblicazione finale avvenne il 1º ottobre 2010, con alcune revisioni formali ma senza rimuovere il riferimento agli “atti di genocidio potenziali”.


Perché il Mapping Report è poco noto? Ursula von der Leyen e Paul Kagame (incontro del 2023)

E' ragionevole credere che il ruolo attuale del Ruanda come partner internazionale della Commissione Europea abbia influito sulla visibilità pubblica e politica del rapporto.

La Commissione Europea ha continuato a intrattenere buone relazioni economiche e di cooperazione con il Ruanda e con il presidente ruandese Paul Kagame nonostante il Mapping Report e i crimini che sono emersi.

Proprio questo contesto ha reso "ingombrante" il corposo e dettagliato rapporto dell'ONU.

A distanza di anni, il Mapping Report resta un documento scomodo, troppo poco conosciuto che merita di essere divulgato.


Rivela un genocidio dimenticato, una tragedia che continua a pesare sul presente del Congo e sulla coscienza del mondo.
Dietro ogni cifra – milioni di morti, migliaia di stupri, villaggi rasi al suolo – ci sono persone, nomi, vite spezzate.
Ricordarli non è solo un atto di memoria, ma un dovere di giustizia e di umanità.

La sua conoscenza è stata assicurata da missionari e attivisti ma i governi occidentali hanno preferito in gran parte voltarsi dall'altra parte.

Note: Tutta la documentazione, compreso il rapporto del Ruanda che contesta quello dell'ONU https://www.ohchr.org/en/countries/africa/2010-drc-mapping-report

Pace per il Congo
https://www.paceperilcongo.it/categorie/documenti/rapporto-mapping-onu/

A 15 anni dal Rapporto Mapping, la testimonianza di John Mpaliza
https://www.dire.it/06-10-2025/1186384-g7-rubrica-africa-a-15-anni-dal-rapporto-mapping-in-r-d-congo-va-anche-peggio/

La testimonianza di Chiara Castellani
https://www.peacelink.it/kimbau/a/39543.html

Amnesty International https://www.amnesty.org/en/latest/press-release/2020/10/democratic-republic-of-congo-take-concrete-steps-to-end-impunity/

Wikipedia https://en.wikipedia.org/wiki/DRC_Mapping_Exercise_Report

Allegati

  • Mapping Report

    ONU
    Fonte: https://digitallibrary.un.org/record/709895?v=pdf
    5641 Kb - Formato pdf
    Il rapporto ONU che documenta e fa la mappa di dieci anni di stragi in Congo

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