Area di crisi
Non è un saggio né un trattato di politica estera anche se tratta di politica estera. Non è un libro di viaggi anche se racconta di viaggi e della condizione esistenziale del viaggiatore. Non è un libro di storia contemporanea anche se racconta tante storie accadute negli ultimi anni. Non è nemmeno l'ennesimo libro sull'Europa anche se parla di quello che l'Europa potrebbe o dovrebbe essere. E' un libro che vuole aiutare a capire quello che ci sta succedendo intorno senza pretendere di spiegarlo.
Balcani, Caucaso e Medio Oriente sono i tre grandi focolai di instabilità da cui partono periodicamente scosse telluriche che rischiano di mettere sottosopra il vecchio continente. L’Unione, invece, galleggia come un’isola felice su un mare turbolento e la maggior parte dei cittadini europei non se ne rende conto o fa finta di non vedere.
Paolo Bergamaschi in questi anni si è avventurato nelle acque mosse che ci circondano e ne ha tratto questo "libro di bordo", Area di crisi. Guerre e pace ai confini d’Europa, pubblicato dalle edizioni la meridiana nella collana paceinsieme (184 pagine, 15 euro, con il 20% di sconto se acquistato qui).
Bergamaschi era impegnato nel suo lavoro di medico veterinario quando nel 1994, Alexander Langer (con il quale aveva fondato a Verona il Forum per la pace e la riconciliazione nella ex Jugoslavia) lo invitò a partecipare a un concorso nel Parlamento europeo. Da allora le relazioni internazionali sono il suo pane quotidiano.
Vive facendo la spola fra Viadana (Mantova), dove è nato e risiede, e Bruxelles e Strasburgo, dove lavora alla Commissione esteri del Parlamento europeo.
Da tempo attivo nel movimento eco-pacifista, collabora con riviste d'area e quotidiani occupandosi, in particolare, di risoluzione e prevenzione dei conflitti. E' uno dei principali promotori del progetto di un Corpo civile di pace europeo.
"Sul filo delle peregrinazioni dell’autore – scrive Daniel Cohn-Bendit nella prefazione - siamo, di continuo, rimessi di fronte all’instabilità che persiste oltre le nostre frontiere, ove si affaccia una realtà profondamente diversa. Guerra e pace: due concetti ma anche due dati di fatto; per alcuni, la guerra non è ormai che una realtà esterna, definitivamente eliminata dal loro mondo. Per gli altri, la pace è irraggiungibile, visione evanescente dietro la cortina dei conflitti".
Per Cohn-Bendit il lettore, "una volta mollati gli ormeggi si ritrova in queste regioni periferiche cariche di tensioni, dove percepisce il carattere eccezionale di quell’isola di pace chiamata Unione europea. Pace che diventa un privilegio, in un quotidiano fatto di crisi e conflitti. Questa realtà duplice ci ricorda che la nostra pace è legata allo stato del mondo 'altro'. Il nostro mondo sopravvive e progredisce solo se anche il 'mondo degli altri' progredisce e si sviluppa. L’Unione dovrà dunque costruire se stessa e il proprio rapporto con il 'vicinato' tenendo a mente che la pace degli altri, nel suo senso più vasto, è anche la nostra".
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