Il vero digital divide

10 marzo 2005
Economist

Digital Divide Incoraggiare la diffusione dei telefoni cellulari è la risposta più intelligente ed efficace al digital divide
L'idea è nata nei lontani giorni della bolla internet: la preoccupazione che mentre la gente del mondo ricco adottava le nuove tecnologie informatiche e della comunicazione, la gente del mondo povera sarebbe rimasta sulla sponda sbagliata del “digital divide”. Cinque anni dopo lesplosione della bolla tecologica, molte idee del tempo sono ragionevolmente state messe nel cassetto. Ma l'idea del digital divide persiste. Il 14 marzo, dopo anni di dibattito, l'ONU lancerà un “Digital Solidarity Fund” per finanziare progetti che si rivolgano alla “diseguale distribuzione e uso delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione” e a “rendere possibile per le persone e i paesi esclusi di entrare nella nuova era della società dell'informazione”. Tuttavia il dibattito sul digital divide si fonda sul mito che connettere i paesi poveri alla rete li aiuterà a diventare rapidamente ricchi.

Il richiamo della magia
Questo è piuttosto improbabile, perché il digital divide non è un problema in sé, ma il sintomo di più profondi ed importanti squilibri: divide dei redditi, dello sviluppo, dellalfabetizzazione. Meno persone nei paesi poveri possiedono un computer ed hanno accesso ad Internet rispetto alla gente nei paesi ricchi, semplicemente perché sono troppo poveri, illetterati o hanno bisogni più pressanti, come il cibo, la salute e la sicurezza. Quindi anche se fosse possibile avere una bacchetta magica che facesse apparire un computer in ogni casa sul pianeta, non si arriverebbe a molto: un computer non serve se non hai cibo, non hai elettricità e non sai leggere.
Comunque agitare la bacchetta per progetti di costruzione di specifiche infrastrutture locali come ad esempio centri telematici rurali, è proprio il genere di cose di cui il nuovo fondo dell'ONU si interessa. Come il fondo verrà finanziato e gestito sara tema di discussione di un incontro a settembre. Una proposta popolare è che le aziende tecnologiche che operano nei paesi poveri siano incoraggiate a donare l'1% dei loro profitti al fondo, in cambio del quale potranno sfoggiare un logo “Digital Solidarity”. (Tutti quelli preoccupati di funzionari corrotti che sottraggono denaro saranno rincuorati nel sapere che è stato proposto un sistema di ispezioni.)
Questo genere di operazini è il modo sbagliato di rivolgersi alla disuguaglianza nell'accesso alle tecnologie digitali: è come trattare i sintomi piuttosto che le cause soggiacenti. I benefici di informatizzare le campagne, per esempio, sono poco chiari. Invece che cercare di riempire il divide in sé e per sé, obiettivo più ragionevole sarebbe determinare come usare al meglio le tecnologie per promuovere uno sviluppo dal basso. E la risposta a questa domanda è evidente: non promuovendo la diffusione dei PC e di Internet, ma quella della telefonia cellulare.
Molti dati di fatto suggeriscono che la telefonia mobile è la tecnologia con il più grande impatto sullo sviluppo. Un nuovo studio ha dimostrato che i cellulari aumentano i tassi di crescita sul lungo periodo, che il loro impatto è due volte maggiore nei paesi in via di sviluppo e che 10 telefoni in più ogni 100 persone in un paese in via di sviluppo tipo, incrementa la crescita del PIL dello 0.6%.
E quando si parla di cellulari, non serve l'intervento o il finanziamento delle Nazioni Unite: anche i popoli più poveri del pianeta si stanno già affrettando per adottare i telefoni cellulari, perché i benefici economici sono eclatanti. I telefoni cellulari non dipendono da una permanente fornitura di energia elettrica e possono essere usati da persone che non sanno leggere e scrivere.
I telefoni vengono comunemente condivisi e affittati, ad esempio dal fondo “telephone ladies” nei villaggi del Bangladesh. I contadini e i pescatori usano i telefoni cellulari per chiamare i mercati e dove possono contrattare i prezzi migliori per i loro prodotti. Le piccole imprese li usano per comprare forniture. I telefoni cellulari vengono impiegati per effettuare pagamenti cashless in Zambia e in diversi paesi dell'Africa. Anche se il numero di telefoni ogni 100 abitanti nei paesi poveri è molto più basso che nei paesi ricchi, possono comunque aver un enorme impatto: riducendo i costi di transazione, ampliando le reti di commercio, che è particolarmente importante per le persone che cercano lavoro. Non sorprende che gli abitanti dei paesi poveri spendano porzioni più consistenti delle proprie entrate per le telecomunicazioni che i cittadini dei paesi ricchi.
Il digital divide davvero importante, quindi, è tra quelli che hanno accesso ad una rete mobile e quelli che non ce l'hanno. La buona notizia è che il gap si sta chiudendo in fretta. L'ONU ha stabilito l'obiettivo del 50% degli accessi entro il 2015, ma un nuovo report della Banca Mondiale dice che il 77% della popolazione mondiale già vive nel raggio di una rete di telefonia mobile.
Ancor di più può essere fatto per promuovere la diffusione della telefonia cellulare. Invece di pasticciare con telecenter e progetti di infrastruttura dalla dubbia utilità, la cosa migliore che i governi dei paesi in via di sviluppo possono fare è liberalizzare i loro mercati delle telecomunicazioni, sbarazzandosi dei monopoli e incoraggiando la competizione. La storia dimostra che prima viene introdotta la competizione, più in fretta i cellulari si diffondono. Prendete per esempio la Repubblica Democratica del Congo e l'Etiopia. Entrambe hanno un reddito annuale medio di appena 100 $ pro capite, ma il numero di cellulari per 100 persono è 2 nel primo (dove esistono 6 fornitori di rete) e di 0.13 nella seconda (dove ce nè 1).

Che mille reti fioriscano
Secondo la Banca Mondiale, il settore private ha investito $230 billion nelle infrastrutture per le telecomunicazioni nei paesi in via di sviluppo tra il 1993 e il 2003 e i paesi con un mercato competitivo ben regolato hanno visto i maggiori investimenti. Diverse aziende, come Orascom Telecom e Vodacom, sono specializzate in fornitura di accesso mobile nei paesi in via di sviluppo. I mercati che producono handsets, nel frattempo stanno concorrendo per sviluppare telefoni economici per i nuovi mercati del terzo mondo. Invece di cercare di riempire il divide con progetti di infrastruttura internet dall'alto, i governi nei paesi in via di sviluppo dovrebbero aprire i loro mercati delle telecomunicazioni. Le aziende e i clienti, per conto loro e anche nei più poveri paesi, chiuderanno il divide.

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