Una nuova tecnologia per la trasmissione dei dati: le linee elettriche - un approfondimento tecnico

Una descrizione tecnica di questa tecnologia interessante, alternativa alla trasmissione attraverso le linee telefoniche
4 maggio 2005
Massimo Mazza

Visto l'interesse dimostrato per il mio precedente articolo, dedicato alla trasmissione dati su linea elettrica, colgo l'occasione per approfondire tecnicamente l'argomento.

Così come le compagnie telefoniche, anche le compagnie distributrici di energia elettrice (tipo ENEL, tanto per indenderci), hanno cavi che percorrono il nostro territorio. La differenza risiede nel fatto che esistono più normali linee elettriche che linee telefoniche (per non parlare delle linee in fibra ottica). Ed è ciò che rende attraente l'utilizzo delle normali linee elettriche per collegare i computer ad Internet.

Comunque, le linee di distribuzione di energia elettrica sono più complesse delle normali linee telefoniche; esse includono generatori, sottostazioni di smistamento, trasformatori, il tutto per trasportare la corrente elettrica dai luoghi di generazione alle case domestiche. Quando l'energia elettrica generata inizia il suo cammino verso le sue destinazioni finali, viene normalmente instradata con le classiche linee ad alta tensione (ne vediamo i tralicci dappertutto). La tensione che è utilizzata varia generalmente tra 155.000 e 765.000 Volt. Una tensione che rende improponibile la trasmissione anche di dati.

Il perché è ovvio; senza entrare in troppi dettagli tecnici, la corrente elettrica che si propaga sugli elettrodotti ad alta tensione ha troppi disturbi connessi che creano ogni tipo di interferenze nella trasmissione dati. Anche un singolo impulso ad alta tensione, creerebbe tanti e tali disturbi da cancellare la trasmissione dati, o comunque interromperla.

La tecnica BPL (Broadband on Power Lines) oltrepassa il problema sfruttando le linee elettriche a tensione più bassa (media/bassa tensione, sui 7200 Volt). Il segnale digitale viene cioè immesso nelle linee a media tensione tramite normali connessioni in fibra ottica o wireless, per poi di lì diffondersi fino alle singole abitazioni.

Per ovviare all'inconveniente che comunque il segnale digitale degraderebbe oltrepassata una certa distanza, vengono installati a intervalli regolari sulle linee dei repeaters o rigeneratori, che ricevono il segnale digitale, lo ripuliscono e lo amplificano, instradandolo verso il balzo successivo.

Esiste ancora un ostacolo: i trasformatori, presenti nelle cabine di distribuzione che si vedono in certi angoli nelle nostre strade e quartieri: questi trasformatori servono appunto per ridurre la tensione dai 7200 Volts ai normali 220 Volts casalinghi, e non possono essere oltrepassati dai segnali digitali, per problemi di natura elettrica. A ciò si ovvia mediante dei disaccoppiatori, che permettono al segnale digitale di bypassare i trasformatori e proseguire nel cammino, verso il cosiddetto ultimo miglio.

L'ultimo miglio è effettivamente la tratta finale che intercorre tra la cabina di trasformazione finale e la nostra presa domestica; ciò può avvenire in due modi:
a) con una trasmissione wireless verso le abitazioni del quartiere servito dalla sottostazione di trasformazione;
b) utilizzando sempre le normali linee elettriche: in questo caso il segnale digitale arriva effettivamente fino alla normale presa elettrica di casa.

Nel primo caso, è ovvio, sarà sufficiente un hub wireless opportunatamente sintonizzato per stabile una connessione.
Nel secondo si utilizzarà un modem a tecnologia BPL, che consisterà in niente altro che uno scatolotto che da una parte si inserirà nella presa di corrente, e dall'altra con un normale connettore RJ che andrà inserito nella porta Ethernet del PC.

Tale tecnologia promette, ripeto, sviluppi interessanti. Le premesse ci sono tutte.

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