Chiediamo a Telecom se ci ha spiati
Si parla ormai da settimane di più di 100.000 file riguardanti imprenditori, giornalisti, politici ma anche gente comune; è girata anche una cifra: intorno a 30.000 persone sarebbero state "schedate", e su di loro esisterebbe un dossier fatto anche di intercettazioni telefoniche abusive.
E' il TavaroliGate, dal nome dell'ex capo della security Telecom Italia e Pirelli, ex responsabile del centro di assistenza per le indagini giudiziarie di Telecom, ex bodyguard di Tronchetti Provera e prima ex sottufficiale dei Ros, che avrebbe ordinato indagini per 13 milioni di euro all'agenzia investigativa del suo amico Emanuele Cipriani (alla cosa sembrerebbe estraneo l'amico e collega Marco Mancini, direttore operativo del controspionaggio Sismi).
Tavaroli ha dovuto abbandonare da poco Telecom Italia: sulla vicenda sono in corso un'indagine della magistratura, una del Garante per la privacy Franco Pizzetti e una da parte del comitato di controllo interno di Telecom, che avrebbbe ravvisato limiti ed errori della sicurezza. Presto indagherà anche la neocostituita Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, mentre se ne sarebbe già occupato in seduta segreta il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti.
E' uno scandalo senza precedenti nel nostro Paese, se non vogliamo risalire agli anni '70, quando lo scandalo delle intercettazioni coinvolse le alte gerarchie militari: il famoso detective privato Tom Ponzi, uomini politici e i vertici dei servizi segreti, che in seguito allo scandalo subirono la prima di numerose riforme, al fine di farli diventare più affidabili e leali ma con scarso successo; e anche allora non era estranea la "segreteria per i circuiti speciali", l'organismo dell' allora Sip che forniva assistenza alle intercettazioni di servizi segreti e forze dell'ordine.
Quello che molti cittadini non sanno (cittadini che potrebbero essere stati inconsapevoli oggetti delle cure degli spioni di Tavaroli) è che, ai sensi della legge sulla privacy, abbiamo tutti diritto a chiedere a Telecom Italia di portare a nostra conoscenza (gratuitamente e in tempi brevi) quali nostri dati personali sono stati trattati e sono conservati nella banca dati di questo gestore telefonico.
Se Tavaroli avesse indagato su di noi, Telecom Italia è quindi tenuta a dircelo; questo anche se Tavaroli avesse agito di sua iniziativa, contravvenendo alle regole aziendali, come implicitamente e molto timidamente Telecom Italia ha iniziato a riconoscere, anche nel duro comunicato di replica alle indagini giornalistiche delle testate del Gruppo L'Espresso-La Repubblica.
Questo diritto vale ovviamente anche per i dipendenti e i sindacalisti del gruppo Telecom che fossero stati spiati, in violazione dello Statuto dei Lavoratori che vieta le indagini sulla vita privata e le opinioni personali dei dipendenti.
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