Un’udienza che regala una speranza per la libertà di Julian Assange
Va ricordato che Julian Assange e Stella Moris si sono potuti unire in matrimonio lo scorso anno ma... dentro il carcere di Belmarsh, in quanto al fondatore di WikiLeaks non fu concessa, neppure in quell'occasione, l’opportunità di uscire per poche ore dal penitenziario.
Il Papa, oggi, è l’unica personalità nel mondo ad avere l’autorevolezza per intervenire con rispetto e delicatezza sul corso della vicenda. Una moral suasion del Pontefice potrebbe essere decisiva.
Del resto, tra i primi a lanciare un appello per il giornalista vessato dai poteri fortissimi fu il Premio Nobel per la Pace Pérez Esquivel (molto amico di Bergoglio), che divenne il riferimento per il Comitato “La mia voce per Assange”. L’iniziativa fu lanciata nella sede della Federazione nazionale della stampa e venne assunta dalla stessa Fnsi insieme all’Ordine nazionale dei giornalisti, con centinaia di adesioni e di video di testimonianza.
L’incontro in Vaticano forse segna l’apertura di una fase diversa. La straordinaria tenacia professionale e umana di Stella Moris ci racconta che il male non è irresistibile.
Il Santo Padre è impegnatissimo a fermare la guerra in Ucraina, tutte le guerre. Non ha sicuramente simpatia per coloro che hanno scatenato i conflitti terribili dell’Iraq e dell’Afghanistan, svelati da Assange con i suoi collaboratori. E, ugualmente, sarà assai contrario all’idea di vedere morire lentamente chi ha messo il naso negli arcani delle Cancellerie, in un edificio di massima sicurezza dedicato ai peggiori criminali d’oltre oceano.
Vedremo che accadrà nei prossimi giorni. Una luce si è accesa.
Comunque, laici o credenti che si sia, ci uniamo alla preghiera di Francesco.
Barabba non deve vincere anche questa volta.
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