Papa: «Pazzia l’aumento spesa armi al 2% del Pil, mi sono vergognato»
«La buona politica non può venire dalla sopraffazione»
Da giorni il Papa è tornato con maggiore decisione sul tema della spesa per armamenti, e il suo intervento arriva nelle stesse ore del vertice Nato di Bruxelles, dove il tema dell'incremento dei budget per la difesa è uno di quelli sul tavolo. Tra l'altro nei giorni scorsi la Germania ha annunciato proprio il target del 2%, e anche l'Italia – come confermato da Mario Draghi – si pone su questa prospettiva. «E’ ormai evidente che la buona politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e sopraffazione, no, ma solo da una cultura della cura, cura della persona e della sua dignità e cura della nostra casa comune», ha detto papa Bergoglio ricevendo in Udienza le partecipanti all’Incontro promosso dal Centro Femminile Italiano.
La risposta non sono neppure «altre sanzioni»
«Lo prova, purtroppo negativamente, è la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo. Penso che per quelle di voi che appartengono alla mia generazione sia insopportabile vedere quello che è successo e sta succedendo in Ucraina. Ma purtroppo questo è il frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica». «La storia degli ultimi settant’anni lo dimostra - ha osservato Francesco -: guerre regionali non sono mai mancate, per questo io ho detto che eravamo nella ’terza guerra mondiale a pezzetti’, un po’ dappertutto, fino ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero».
La denuncia del «potere economico-tecnocratico-militare»
Per Francesco il problema di base è lo stesso - ha sottolineato -: «Si continua a governare il mondo come uno ’scacchiere’, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri”. «La vera risposta dunque non sono altre armi, altre sanzioni», ha indicato, aggiungendo ’a braccio’, «io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2% del Pil per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo, pazzi!», e ancora “altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti, un modo ormai globalizzato, e di impostare le relazioni internazionali. Il modello della cura è già in atto, grazie a Dio ma purtroppo è ancora sottomesso a quello del potere economico-tecnocratico-militare».
Articoli correlati
- Confermata la presenza sul campo di forze speciali britanniche
Le operazioni segrete del Regno Unito in Ucraina
L'inchiesta giornalistica del The Times suggerisce che il sostegno del Regno Unito all'Ucraina sarebbe stato significativamente più pervasivo di quanto ammesso pubblicamente. Anche altre fonti confermano il coinvolgimento britannico nella pianificazione di attacchi alla Russia.14 aprile 2025 - Redazione PeaceLink - Albert, bollettino pacifista settimanale dal 7 al 13 aprile 2025
Il movimento pacifista italiano si mobilita contro il riarmo e la guerra
Anche questa settimana si conclude con i dati in crescendo di una strage in Ucraina causata da missili russi. Intanto l'Onu denuncia che a Gaza i 36 recenti attacchi israeliani hanno ucciso "solo donne e bambini". E l'Italia tenta di evitare i dazi USA comprando nuovi F35.13 aprile 2025 - Redazione PeaceLink - L’Italia vede finanziati due progetti in due sedi
Europa anno 2023: 31 progetti e 500 milioni per produrre esplosivi, proiettili e missili
Alla fine il vecchio tabù rappresentato dall’uso del bilancio comunitario per obiettivi militari è stato spezzato9 aprile 2025 - Rossana De Simone - Albert, bollettino pacifista settimanale dal 31 marzo al 6 aprile
L’onda dei pacifisti per fermare le stragi
Questa settimana si conclude con una strage di bambini in Ucraina. L’ONU accusa la Russia: “Totale noncuranza per le vite dei civili”. A Roma Alex Zanotelli ha parlato anche della strage dei bambini palestinesi: “Trenta al giorno nell’indifferenza generale”. La Finlandia ritorna alle mine antiuomo.6 aprile 2025 - Redazione PeaceLink
Sociale.network