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Gli operai della Ferriera: noi crediamo alle analisi

Nel distretto di via Valmaura consegnati gli ultimi risultati degli esami agli abitanti che restano scettici e pensano a ulteriori prove a proprie spese. Polemica con i residenti: siamo stufi di sentir dire che la nostra vita è in pericolo se i test dicono il contrario
23 aprile 2008
Tiziana Carpinelli
Fonte: Il Piccolo di Trieste

- Sono stufi, i lavoratori della Ferriera, di sentirsi dire che la loro vita è in pericolo, quando invece i dati clinici, le analisi a cui si sono disciplinatamente sottoposti e i referti stilati dai periti, al momento sembrano dire l’esatto contrario. Per gli operai, svegliarsi la mattina presto, infilarsi la tuta blu e andare a sgobbare in cokeria, è già di per sè gravoso.

È, quindi, quasi con fastidio che i lavoratori della Ferriera ieri hanno reagito alla polemica sollevata dai residenti, i quali in sostanza chiedono delle controanalisi, non fidandosi completamente dello studio che è stato condotto dall’Azienda sanitaria su un campione di abitanti del rione. Perchè agli esami certificati dall’Ass, che allontano per la maggior parte dei dipendenti l’incubo di una «anomalia», gli operai si aggrappano tenacemente. «Se non ci possiamo fidare della firma posta da un medico - dicono - di chi mai ci dovremmo fidare?». «Lo studio - afferma Umberto Salvaneschi delegato Rsu per Fim-Cisl - è stato condotto in maniera approfondita, spiegando chiaramente ai lavoratori i dati riscontrati: prima non era mai avvenuto che dei controlli fossero così precisi e il loro consolidamento, come prassi comune per il futuro, rappresenta un fattore positivo.

Siamo soddisfatti per come l’Azienda sanitaria e i dottori Patussi e Bovenzi, giunti in fabbrica a riferire le analisi, hanno esaminato ambienti e operai. Perciò non nutriamo alcuna preoccupazione sui dati, che provengono da un istituto qualificato: gli unici timori erano sui ritardi, dettati appunto dalla complessità degli esami. Domani (oggi, ndr) i medici torneranno in fabbrica per chiarire i punti di criticità, relativi all’area del piano di carica: auspichiamo che ciò possa servire a spazzar via ogni ulteriore perplessità».

«Noi siamo tranquilli - spiega Walter Iagodnich, addetto alla regolazione termica della batteria - ma ci infastidiscono molto le chiacchiere che provengono da fuori: se esistessero delle prove di un avvelenamento, il sindaco non chiuderebbe subito la Ferriera? Lo studio è stato vissuto con grandi paure: adesso che i dati sono pervenuti e sono risultati positivi bisognerebbe dare un taglio alle polemiche. Per quanto riguarda gli esami effettuati su di noi (in tempi diversi rispetto a quelli sui residenti, ndr) gli unici ambiti dove si sono rilevate delle alterazioni, legate a un assorbimento eccessivo che investe 12 lavoratori, hanno già trovato una soluzione: l’azienda ha disposto un nuovo tipo di maschera ai carboni attivi e una turnazione diversa. Certo, se Trieste offrisse altri sbocchi lavorativi, probabilmente qui ci sarebbe un turn over maggiore, ma non dimentichiamo che le persone hanno bisogno di lavorare e devono essere messe nelle condizioni di farlo serenamente. Per contro, c’è stata molta cattiva pubblicità su questi esami e la cosa non ci fa stare meglio, anzi».

Tra i servolani che si sono sottoposti ai test su sangue e urine continua intanto a serpeggiare una certa perplessità sui risultati. «Sono contenta di sapere che sto bene, ma devo ammettere che mi pare strano», osserva Lidia Flego, una volta ritirata la propria busta bianca al Distretto sanitario di Valmaura (ieri era l’ultimo giorno utile per farlo, in cinque non si sono presentati). «Tanta gente si è detta scettica sulla bontà di questi esami perché evidentemente il laboratorio dove sono stati effettuati non dà abbastanza fiducia». Nella seconda giornata di ritiro delle risposte, le persone si sono presentate alla spicciolata, nessuna ressa, niente file. «Di sicuro questi test non sono validi - dice ancora Rodolfo Berzin -, visto che sono stati fatti a Brescia, la città della Lucchini. Chiederemo la ripetizione delle analisi. Nei locali oggigiorno non si può più fumare, però la Ferriera che inquina un milione di volte più delle sigarette rimane aperta. Non è possibile».

Per Argeo Stagni «il discorso è molto ampio: gli esami e le analisi sono quasi sempre esatti, ma a fare la differenza è il modo in cui vengono interpretati. I rappresentanti della Ferriera - continua - sostengono che con l’aumento della produzione vi sia stata una diminuzione dell’inquinamento e che, quindi, più si produce, meno problemi ci saranno per l’ambiente. Al riguardo, dico solo che i triestini sono sì sempliciotti, ma non imbecilli: spero che i nodi vengano al pettine». Infine, Edi Zacchigna aggiunge: «Ricevuti gli esiti, ci confronteremo e valuteremo cosa fare».
Dall’Azienda sanitaria, intanto, non arriva nessun commento. Il direttore generale Franco Rotelli sceglie la via del silenzio dopo le polemiche a distanza con il sindaco Dipiazza.

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