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Inquinamento chimico e salute

Polveri ultrasottili: black carbon e IPA

Il black carbon diventerà a breve, a livello mondiale, il vero indicatore di pericolosità delle polveri urbane. E' rappresentativo di sostanze particolarmente dannose per la salute, gli inquinanti idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Può variare a parità di PM10
20 maggio 2011
Fonte: VobisNewS n. 88 del 10 Maggio 2011.

Le misure per limitare il traffico cittadino permettono di ridurre del 50% l’esposizione alle pericolose polveri inquinanti emesse dagli scarichi dei veicoli. È quanto emerge da uno studio italiano pubblicato a fine aprile sulla prestigiosa rivista scientifica “Atmospheric Environment” e presentato all’11° Congresso Regionale Lombardia della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) a Cavenago di Brianza (MB). “Abbiamo dimostrato che gli interventi di regolamentazione del traffico, in particolare l’Ecopass, in determinate aree urbane, possono determinare benefici per la salute dei cittadini – sottolinea il Dr. Giovanni Invernizzi, coordinatore dello studio e responsabile del Laboratorio di Ricerca Ambientale della SIMG. Abbiamo misurato per tre giorni la qualità dell’aria in tre diverse aree di Milano, distanti solo un chilometro l’una dall’altra, scelte in base alla diversa regolamentazione del traffico (senza nessuna restrizione, Ecopass, zona pedonale) e tutte confluenti in Piazza Duomo. Abbiamo utilizzato due diversi indicatori, il PM10 e un nuovo parametro, il black carbon. Non sono emerse differenze nelle concentrazioni di PM10 nelle tre zone. Invece i livelli di black carbon sono calati rispettivamente del 47% nelle strade sottoposte a Ecopass e del 62% nelle aree pedonali rispetto a quelle a libera circolazione. La riduzione del traffico si traduce quindi in una minore esposizione agli agenti inquinanti. Il black carbon diventerà a breve, a livello mondiale, il vero indicatore di pericolosità delle polveri urbane”. Il nuovo indicatore (detto anche carbonio elementare) è formato dalle polveri ultrafini (di dimensioni inferiori a 0,1 micron) che, a differenza delle polveri di dimensioni maggiori contenute nel PM10, non si fermano nelle prime vie respiratorie, ma sono così sottili da penetrare nei polmoni e nel sangue. “Con gravi conseguenze per il nostro sistema respiratorio, scatenando attacchi d’asma, allergie ed episodi di riacutizzazione della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO, caratterizzata da un’ostruzione cronica e non completamente reversibile delle vie aeree) – afferma il Dr. Germano Bettoncelli, Presidente del Comitato Scientifico del Congresso. Queste nanoparticelle sono emesse in particolare dagli scarichi dei veicoli e sono rilevabili solo vicino alla fonte inquinante, quindi nelle strade congestionate dal traffico, per poi diluirsi a una distanza di circa 200 metri”. Lo scorso inverno Milano e altre città della Pianura Padana hanno fatto registrare pericolosi superamenti dei livelli massimi di PM10 stabiliti dall’Unione Europea. “Per più di 35 giorni consecutivi nei primi due mesi del 2011 Milano ha oltrepassato il valore limite pari a 50 microgrammi per metro cubo – spiega il Dr. Aurelio Sessa, presidente SIMG Lombardia. La UE consente questi sforamenti solo nel corso di un anno. È provato che chi vive a meno di 200 metri da una strada ad alta intensità di traffico corre un rischio fino a tre volte più alto di peggioramento dell’asma. Un elemento che il medico di famiglia deve sempre considerare nella diagnosticare e curare le malattie respiratorie”. Il PM10 è una polvere “vecchia”, formata dalle particelle (di diametro inferiore a 10 micron) che si depositano nel corso del tempo in maniera uniforme nelle nostre città. Non così il black carbon, formato da particelle “fresche” che si disperdono progressivamente nello spazio. “Il carbonio elementare è quella parte di PM10 più pericolosa – conclude il Dr. Invernizzi – perché è rappresentativo di sostanze particolarmente dannose per la salute, gli inquinanti idrocarburi policiclici aromatici. La sua distribuzione spaziale è tale da evidenziare differenze di concentrazione persino tra il centro della strada e il marciapiede. È un indicatore ideale per registrare i livelli di inquinamento nelle varie zone urbane a diversa intensità di traffico. Consente anche di mettere in luce l’impatto positivo sulla qualità dell’aria della misure di limitazione della circolazione dei veicoli. È chiaro che l’utilizzo di questo nuovo parametro potrebbe portare a un aumento dei giorni di blocco del traffico”. Le tre aree in cui è stato svolto lo studio sono Corso Buenos Aires (zona senza restrizioni), Corso Venezia (Ecopass) e Piazza Duomo (zona pedonale); Corso Lodi (zona senza restrizioni), Corso di Porta Romana (Ecopass) e Piazza Duomo; Corso Vercelli (zona senza restrizioni), Corso Magenta (Ecopass) e Piazza Duomo. La ricerca è stata condotta per tre giorni nel mese di luglio 2010 perché d’estate le concentrazioni di polveri inquinanti dovute al traffico non si sommano a quelle che derivano dal riscaldamento delle abitazioni e degli uffici come nel periodo invernale, permettendo di discriminare meglio i livello di inquinanti nelle zone a diversa intensità di traffico.

Info: ginverni@clavis.it

Note: Conclusioni:
- La sola misura di PM10, PM2.5 e PM1 non è sufficiente per dare indicazioni adeguate dell’inquinamento da traffico
- Il black carbon è un marcatore di prossimità da traffico molto più sensibile
- La misurazione del black carbon permette di identificare gli effetti sulla qualità dell’aria in tratti
stradali limitrofi con diversa intensità e qualità di traffico
- La percentuale di black carbon nel PM10 è un indicatore della qualità delle polveri in quanto rappresentativo del loro contenuto in idrocarburi policiclici aromatici

Credits:
Cinzia De Marco, Roberto Mazza
LARS Laboratorio per la Ricerca Ambientale Indoor/Outdoor SIMG
ISDE
Milano

Altre info su: www.epidemiologia.it

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