La rabbia dei lavoratori ILVA
Il segretario genovese della Fiom, Bruno Manganaro, ha detto: «Quello che ci vorrebbe adesso è la rabbia dei lavoratori, l'unica che può farci uscire dalla palude».
Vediamo quanto conta la rabbia dei lavoratori nella risoluzione di questi problemi?
Cominciamo subito.
1) Ilva perde 100 milioni di euro al mese.
2) Non avrà più clienti perché se li porta via Mittal.
3) Il mercato dell'acciaio è strutturalmente in crisi per eccesso di capacità produttiva.
4) Ci sono i dazi di Trump.
5) La Cina fa una concorrenza impossibile da fronteggiare.
6) I prezzi delle materie prime siderurgiche stanno salendo per la ripresa cinese e questo peggiora le perdite.
7) La Cassa Depositi e Prestiti ha uno statuto che vieta di usare i soldi dei risparmiatori postali per ripianare i debiti di un'azienda.
8) Il TFUE non consente gli aiuti di Stato.
9) Nessuno vuole più acquistare l'ILVA.
10) Già lo Stato ha dovuto vendere l'ILVA perché non ce la faceva ad andare in pareggio e perché la Commissione Europea aveva stoppato gli aiuti di Stato.
Davvero pensiamo che con la rabbia dei lavoratori si possano risolvere i 10 enormi problemi economici sopra elencati?
Oggi la rabbia dei lavoratori non fa nemmeno il solletico all'economia globalizzata. Diciamocelo.
E attenzione: perché all'articolo 3 della Costituzione c'è scritto che tutti sono uguali davanti alla legge. Ci sono milioni di persone in gravi difficoltà economiche che rivendicano il lavoro (art.1). Se quelli arrabbiati decidono di scavalcare la fila, e in nome dell'articolo 1 finiscono per ignorare l'articolo 3, allora non siamo più di fronte alla classe operaia (di marxiana memoria) che liberando se stessa libera anche gli altri, ma siano di fronte a una semplice corporazione di interessi che pretendono soluzione prima degli altri e con i soldi degli altri (e sì, perché si parla di soldi dello Stato per finanziare l'ILVA, che invece di produrre utili produce debiti). Una corporazione priva dell'egemonia gramsciana e dotata solo di rabbia, che Salvini saprà sfruttare. Questa rabbia può diventare l'emblema di un cupo egoismo e di una rivolta sociale priva di sbocchi, lontana dai principi di uguaglianza propri della sinistra. E non incasserà solidarietà se non saprà creare un dialogo sensato con il resto della società.
La rabbia può essere giusta e sacrosanta se crea una società migliore ma, se non si farà carico dei problemi e dei sentimenti della restante popolazione, sarà l'anticamera dell'isolamento e della sconfitta. Con buona pace dei migliori valori per cui la Fiom di batte.
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