Il settimanale Avvenimenti fece da amplificatore alla rete pacifista

Trent'anni fa nasceva PeaceLink

Il primo computer di PeaceLink era un portatile senza hard disk che aveva una potenza ottomila volte inferiore agli attuali. Il software di un anarchico americano consentì di collegarlo in rete. La connessione avvenne al costo di uno scatto telefonico: duecento lire.
28 novembre 2021

Il computer con cui cominciò l'avventura di PeaceLink

Ricordo in modo nitido come nacque l’idea di creare, trent’anni fa, un collegamento telematico fra pacifisti. La guerra del Golfo era finita con la vittoria di Bush. Il movimento pacifista non era riuscito a mobilitarsi come avremmo voluto. Nel 1991 non c’era più il sostegno del PCI e della CGIL.

L’Unità si era defilata. Rimanevano il Manifesto e il settimanale Avvenimenti. Offrivano un paio di pagine che facevano da bacheca antiguerra. Ognuno poteva mandare una lettera alla bacheca con le iniziative in corso.

I fax costavano un milione di lire.

Mandai una lettera al Manifesto. Poche righe in cui annunciavo una “guida alla disobbedienza civile” per i militari. Tutti avremmo potuto ricevere la cartolina per partire e andare alla guerra: c’era ancora il servizio di leva. Incominciai a ricevere tantissime telefonate. La mia vita cambiò. Al telefono prendevo appunti con gli indirizzi di chi voleva ricevere la guida. Tra uno squillo e l’altro, scendevo di casa, facevo le fotocopie, compravo i francobolli e le buste. E spedivo, spedivo, spedivo. Tutto con la posta tradizionale.

Alessandro Marescotti e Carlo Gubitosa alla Marcia Perugia Assisi

Mi sentivo utile. Una bella esperienza. Molto faticosa. Non sempre piacevole. Arrivavano telefonate anche di notte. Avevo un bambino piccolo, un lavoro e una vita privata da tutelare. Ero solo un cittadino, un pacifista. Non avevo una sede, un fax.

Pensai ad una bacheca telematica. Il primo computer di PeaceLink, leggero (2,5 kg) e con grande autonomia (4 ore); era una "redazione portatile" con cui raccogliere appunti nelle riunioni pacifiste. Lo schermo era monocromatico. Il software di collegamento telematico era il Telix.

Incominciai ad informarmi.

Negli Stati Uniti i pacifisti avevano creato una rete telematica. Si chiamava PeaceNet. Ma non avevo la minima idea di come si potesse creare. Scrissi così a Marinella Correggia, una della coordinatrici della Rete Nonviolenta di Informazione che aveva gestito la bacheca antiguerra sul Manifesto e Avvenimenti. Le scrissi una lettera in redazione. Ma quella lettera non giunse mai nelle sue mani.

Rimasi mesi ad aspettare.

Intanto Legambiente aveva annunciato Ecorete, una rete telematica. Mai decollata.

Chiudi

Il computer da cui partivano i primi messaggi di PeaceLink era un nuovissimo (per quei tempi) computer portatile, molto leggero e funzionale. Aveva una batteria che poteva durare anche 4 ore e pesava 2 chili e mezzo. Veniva portato in una valigetta 24 ore, assieme ai floppy disk da 1,44 megabyte. Il portatile non aveva hard disk e funzionava con il software direttamente caricato sul dischettto. La memoria RAM era di 1 megabyte di memoria, una potenza ottomila volte inferiore a quella mediamente disponibile (8 gigabyte). Il modem aveva una velocità di 2400 bit al secondo. Per questo motivo potevano essere inviati solo messaggi di testo, senza immagini.

Poi arrivò Walter Veltroni. Mi aspettavo che parlasse finalmente di telematica. E invece disse a Repubblica: “Il futuro è il CD-ROM”. Ma come? Il CD-ROM? Uno strumento che fornisce informazioni senza mettere in relazione le persone?

Erano tempi duri.

Nessuno aveva l’email. La memoria di massa del primo portatile di PeaceLink era solo quella di un dischetto da 1,44 megabyte. Il portatile però aveva una memoria RAM permanente e quando si chiudeva non perdeva i dati. Tutto questo consentiva di operare anche in contesti difficili, interompendo la scrittura ogni volta che era necessario, senza perdere tutto il lavoro.

E quando dicevi “voglio fare una rete telematica”, pensavano che si trattasse di una televisione. E ti rispondevano che costava troppo. Nessuno in quel lontano 1991 usava la parola “telematica”. La parola “rete” era di moda. Ma era un concetto astratto, atecnologico. E il potere rimaneva di fatto centralizzato nelle redazioni dei giornali.

Marino Marinelli, Alessandro Marescotti, Roberto Del Bianco, tre fra i primi attivisti di PeaceLink

E così, dopo aver tragicamente toccato con mano anche a Roma che la sinistra non aveva alcuna idea di come fare una “rete telematica”, feci da solo.

Grazie a un anarchico americano, Tom Jennings, si potevano connettere i personal computer. Il primo logo di PeaceLink

Aveva creato un software, chiamato Fido. Nasceva la rete Fidonet. Un pomeriggio mi trovai con due amici smanettoni: io avevo il computer portatile (uno dei primissimi), un altro aveva il modem (era grande come un libro) e infine arrivò l’amico con il software Telix per connettersi alla rete Fidonet.

Ma dove, come, in che modo connettersi?

Brancolammo per un paio di ore per trovare la porta di ingresso a Fidonet.

Poi, come se fossimo nel film Wargames, un operatore di sistema ci identificò. Era Giovanni Pugliese, un operaio di Taranto. Fu lui a costruire la rete di PeaceLink. Non fu un intellettuale della sinistra.

Gli intellettuali non sapevano neppure cosa fosse la posta elettronica.

Da allora compresi che non bisognava aspettare. Occorreva fare da soli. PeaceLink fu annunciata alla fine di ottobre del 1991, ma bisognerà aspettare il 1992 perché uscisse un articolo su Avvenimenti, a firma di Marco D’Auria. Riccardo Orioles, caporedattore di Avvenimenti, colse subito il potenziale innovativo di PeaceLink

Iniziò un’esperienza straordinaria che mi ha consentito di vivere molte vite diverse, in storie parallele, tragiche ed entusiasmanti. Come se ogni giorno avessi preso il treno o l’aereo.

Da casa conoscevo centinaia di persone.

Potevo condividere con loro i sogni e l’utopia di un futuro diverso. Senza smettere di giocare con mio figlio.

Note: Articolo scritto per Mosaico di Pace https://www.mosaicodipace.it/

Allegati

  • PeaceLink 1991


    Fonte: Corriere del Giorno 23.10.1991
    204 Kb - Formato jpg
    Primo trafiletto di giornale che annunciava la nascita di PeaceLink

Articoli correlati

  • Ilva, l’ex ad Lucia Morselli indagata per inquinamento ambientale: “Picchi di benzene”
    Ecologia
    Fatto Quotidiano: "L'acciaieria si ritrova ancora una volta al centro del lavoro della procura"

    Ilva, l’ex ad Lucia Morselli indagata per inquinamento ambientale: “Picchi di benzene”

    L’ultimo picco risale proprio alle scorse ore, come denunciato da Peacelink: “La centralina del quartiere Tamburi, in via Machiavelli, ha rilevato un valore orario di 32,49 microgrammi/metro cubo, ben superiore al valore Rel acuto di 27 microgrammi stabilito dall’Oehha”.
    7 marzo 2024 - Rassegna stampa
  • La bellezza e la pace salveranno il mondo
    PeaceLink
    Il video realizzato da PeaceLink

    La bellezza e la pace salveranno il mondo

    Diventare cittadini del pianeta e attivisti del futuro, sfruttare la telematica per creare reti solidali e prendersi cura della casa comune. Occorre abbracciare la responsabilità di proteggere e curare la Terra per le generazioni future. Questa è la missione di PeaceLink.
    4 marzo 2024 - Alessandro Marescotti
  • “Lo Stato non può salvare l'ILVA"
    Ecologia
    Intervista ad Alessandro Marescotti, docente e attivista dell'ambientalismo tarantino

    “Lo Stato non può salvare l'ILVA"

    "È brutto dire ve l’avevamo detto, ma è così. La salvezza in città ce l’hanno solo le famiglie con sufficiente reddito per mandare i figli fuori. Bisogna formare il capitale umano, per un futuro senza acciaieria"
    12 gennaio 2024 - Silvia Renda
  • PeaceLink - Statistiche di accesso al sito 2023
    PeaceLink

    PeaceLink - Statistiche di accesso al sito 2023

    Pubblichiamo una breve panoramica sull'uso del sito di PeaceLink nel 2023
    12 gennaio 2024 - Francesco Iannuzzelli
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)