In ricordo di José “Pepe” Mujica
Dopo aver trascorso quasi 15 anni in carcere, molti dei quali in isolamento, Mujica è uscito senza rancore. Ha lasciato il fucile e ha abbracciato la politica democratica, portando con sé un’etica della sobrietà e della compassione che ha saputo parlare al cuore di molti. Da presidente, ha scelto di vivere nella sua modesta casa, donando gran parte del suo stipendio ai poveri. Non per immagine, ma perché ci credeva davvero.
Per lui il sogno era un’umanità dove si consumasse di meno e si vivesse di più. Mujica proponeva un’altra logica di vita: quella dell’essere invece dell’avere.
Durante il suo mandato, ha sostenuto leggi avanzate sui diritti civili, ha difeso la laicità dello Stato e si è opposto ai trattati commerciali iniqui. Ha rifiutato l’idea di “progresso” basata sullo sfruttamento illimitato delle risorse naturali, sostenendo invece un'economia solidale ed ecologica. Era critico verso il sistema capitalistico globale, ma non in modo ideologico: il suo sguardo era sempre profondamente umano.
Anche nei consessi internazionali – dal G20 all’ONU – Mujica parlava un linguaggio disarmante: quello della verità. “Veniamo al mondo per essere felici”, ricordava. La sua figura resterà una fonte di ispirazione per chi lotta per la pace, per l’uguaglianza e per la giustizia.
Nel suo volto segnato dal tempo e nella sua voce calma, Pepe Mujica portava la memoria delle lotte, dei dolori e delle rinascite.
Ora che se n’è andato, tocca a noi raccogliere il suo testimone.
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