Il mito della convergenza alla conquista del mercato

Il modello unico a cui tendono le diverse filiere dei media finora ha prodotto solo fallimenti. Ma anche il cellulare di terza generazione si è risolto in un bagno finanziario. E la banda larga ha i suoi limiti. Cinque parole chiave e milioni di bit digitali
12 settembre 2006
Franco Carlini
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Convergenza
È il grande mito degli ultimi anni. Se tutti i contenuti sono digitali e per di più a pacchetti di bit, allora le diverse filiere dei media convergeranno in una sola: la radio e la televisione, i film e l'editoria, l'informatica e le tlc, le tlc e l'internet, la telefonia mobile e quella fissa e così convergendo. Il tutto si accompagna a un vistoso abbassamento delle barriere all'ingresso (la tecnologia costa sempre meno). Ma l'altra faccia della convergenza è un aspro conflitto, perché diverse industrie, fino a ieri separate e ognuna con il suoi prodotti, si trovano a scontrarsi per la conquista dei consumatori di un mercato unificato. Nello stesso tempo non è affatto facile per un gruppo editoriale trasformarsi in un network televisivo, o a una telecom farsi web. Anche convergenze ben firmate e sottoscritte, come quella tra America On Line e Time-Warner si sono risolte in un fallimento. La convergenza più semplice è quella tra la telefonia «classica» su rete fissa e telefonia, per la quale non esistono serie difficoltà tecniche e dove i modelli di consumo sono analoghi.
Andrà riconosciuto: il cellulare di terza generazione (3G), con tecnologia Umts (Universal Mobile Telecommunications System) si è risolta in un bagno finanziario per tutti. Altissimi i costi delle licenze, almeno nelle aste europee, scarso il beneficio per i clienti che non comprano tecnologia ma servizi avanzati. E questi sono risultati poco interessanti: loghi, suonerie, qualche messaggio multimediale.
Triple Play
Espressione di marketing di uso relativamente recente: un'azienda di Tlc (o di televisione via cavo) offre sulla stessa linea fissa a banda larga, la telefonia classica, i programmi televisivi e la connessione veloce a Internet, con un unico abbonamento a forfait. Un tale modello è quello dell'italiana Fastweb, di recente elogiato dal Wall Street Journal. Se al pacchetto si aggiunge anche la telefonia mobile, allora è di moda parlare di Quadruple Play. Il vantaggio dell'operatore è di agganciare i clienti su più fronti, evitando che si disperdano tra diversi fornitori.
BroadBand
Letteralmente banda larga, dove la banda rappresenta la quantità di informazione (bit) che possono passare lungo un canale trasmissivo (sia esso cavo di rame, fibra ottica o senza fili). Si dice «larga» quando è dell'ordine di almeno 1 milione di bit al secondo (megabit). I cavetti di rame con tecnologia Adsl arrivano di recente a 20 megabit al secondo, mentre le reti cellulari senza fili (tecnologia Hsdpa) portano 3 megabit. Per vedere un video in maniera decente servono almeno 4 megabit effettivi che per ora pochi garantiscono davvero.
Media Company
Suggestiva espressione linguistica con cui alcune aziende di tlc cercano di convincere gli investitori che essendo «mediatiche», valgono di più, almeno in prospettiva. In realtà tutti i gruppi della convergenza tendono a presentarsi come multi (o cross) media company. Questo nella convinzione che essere dei semplici trasportatori ( carrier) porti poco valore. A seconda dei cronisti e dei gusti, media company sono stati definito il portale Yahoo!, ma anche la Bbc, la Sony come oggi Telecom Italia.

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