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Il terrore dei migranti (ovvero l'influenza dei polli)

Quando il terrore è "autorizzato": nel caso in cui contro di lui si attivano missioni di pace. Altrimenti il "terrorismo"...non esiste
2 novembre 2005
Occhi puntati al cielo per intercettare i migratori, acchiapparli, testarli per individuare se siano portatori del virus “H5N1”: atto primo in Europa. Dall’Asia giungono immagini raccapriccianti: animali gettati vivi negli inceneritori. L’umanità sulla rotta migratoria, nonché quella importatrice di pollame, sta vivendo sensazioni che vanno da caute (sagge) attenzioni a veri e propri proselitismi di “terrore”. Contagio diretto o trasmissibile da uomo a uomo? Stupisce che nessuno abbia ancora pensato agli animali domestici che, mangiandosi un volatile infetto, potrebbero a loro volta contagiarci. Le case farmaceutiche stanno godendo periodi di vacche grasse (quelle pazze ce le siamo sciroppate solo noi). “Popolo vaccinatevi!” ci intimano. Anni fa il saggio Montanelli pronunciò lo stesso monito, ma per più nobili ragioni. Il consiglio delle case farmaceutiche, nel caso dell’H5N1, oltre che essere inutile, potrebbe rivelarsi dannoso in alcuni casi, ma molto redditizio (per loro). Per il momento la psicosi del “terrore” brucia 5 milioni di Euro al giorno danneggiando pesantemente gli addetti del settore: il consumo di carne bianca si è ridotto del 50% Da un po’ di tempo, evidentemente, il termine “migranti” sta assumendo il significato e il significante di “terrore”.. . “Terrore” sui visi e nelle anime di chi sbarca a Lampedusa e dintorni e poi viene rinchiuso nei ghetti dei CPT, compresi quelli dell’aeroporto olandese, trasformatosi in un rogo che ha divorato parte di loro. ”Terrore” dei migranti espulsi in territori ove potrebbero essere condannati a morte. (cfr. interviste a Tariq Ramadan, considerato dal “Time” tra i cento pensatori più importanti del XXI secolo) “Terrore” dei migranti espulsi dal decreto Pisanu non già per reati commessi, ma per espressioni e comportamenti, a detta del decreto, sospetti. (cfr.Peacelink: ospita un appello, pedissequo all’informazione del motivo per cui è stato proposto.Tra i firmatari Giulietto Chiesa, Rita Borsellino, Tariq Ramadan. Per adesioni - ricordiamo -: noaldecretopisanu@libero.it) Dall’altra parte “terrore” sui visi di chi migrante non è, o non lo è più (“amnistiato” del 1960 d.C., quando, proveniente dal sud e inviso ai nordici, non ancora politicamente “padani”, veniva chiamato “napuli” e “terrone” ) e guarda in modo sospetto il “marocchino” lavavetri, la donna col velo, il frequentatore di moschea, il macellaio islamico. Questi, unito al popolo che, ob torto collo o fautore di necessità uguale virtù, si è “integrato”, diffida di colui che esprime il proprio pensiero, naturalmente, diverso dal suo. Non si avverte “terrore” solo sui visi degli imbecilli che, di fronte allo strazio della donna musulmana, nonna di quella ragazza sgozzata a Torino dal suo ex (più volte denunciato alle Forze dell’Ordine che non trovavano, però, prove per incriminarlo), l’hanno derisa, “scimmiottando” le sue esternazioni di dolore…Ed è così che l’imbecillità si arroga il diritto di esternare frasi fatte, acchiappate da dichiarati razzisti o ipocriti autodichiarati “non” razzisti. Questa imbecillità ignora volutamente che potrebbe “redimersi” se si fermasse un attimo ad ascoltare il buon diritto, vale a dire la libertà d’espressione di chi lo “terrorizza”. Libertà d’espressione, si ricorda, sancita dalla nostra Costituzione (seppur recentemente minacciata da un’ansiogena "devolution" - termine, peraltro, errato:il popolo anglosassone non traduce così "decentralizzazione". Ma noi, si sa,tutto ciò che è anglofono ci manda in sollucchero. Che ci frega di tradurre correttamente i termini? Celentano è il nostro maestro...) Da sempre, l’umanità si presta al giogo del “terrore” grazie all’ignoranza. Anno 1000 docet. Nonostante gli attuali mezzi ci consentano di scavalcarla, proseguiamo, nei tempi moderni, a utilizzarla come “alibi”.A quanto pare il termine terrore (non scritto tra virgolette) si può utilizzare solo nel caso in cui, contro di lui, mettiamo in campo “missioni di pace. Iakovlev, l’architetto della Perestroika scomparso pochi giorni fa, in occasione di un’intervista a proposito della sua attività di storico dei crimini staliniani, disse “..la verità unisce, le bugie dividono..” La profonda divisione che regna tra l’umanità, dimostra che sarebbe il caso di meditarne il significato e, dunque, chiederci qualche “perché”, anziché subire l’influenza della malafede. Influenza, appunto. Siamo proprio certi che “l’influenza dei polli” non l’abbiamo già contratta, da anni? Nadia Redoglia

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