Pace

Lista Pace

Archivio pubblico

Emozioni e momenti di vita

E’ un sorriso contagioso, quello dei curdi. Ti sorridono spesso, i giovani. C’è voglia di comunicare. Non si negano mai ad una foto. Anzi, cercano insistentemente il nostro obiettivo. Italian, e subito i nomi dei nostri calciatori. Veicolo di comunicazione immediato. Roberto Baggio vince la particolare classifica degli azzurri più famosi, seguito da Del Piero, Buffon e Totti.
21 aprile 2006
Andrea Misuri (E' stato tra i partecipanti alla missione di pace nel Kurdistan iracheno come latore del messaggio che il Sindaco di Firenze ha inviato al Sindaco di Halabja.)

E’ un sorriso contagioso, quello dei curdi. Ti sorridono spesso, i giovani. C’è voglia di comunicare. Non si negano mai ad una foto. Anzi, cercano insistentemente il nostro obiettivo. Italian, e subito i nomi dei nostri calciatori. Veicolo di comunicazione immediato. Roberto Baggio vince la particolare classifica degli azzurri più famosi, seguito da Del Piero, Buffon e Totti. E’ finita 2 – 2 una partita di calcio improvvisata. Nella difesa italiana giocavano, e bene, anche le nostre Fulgida e Gulala. Poi la foto di rito delle due squadre, a fermare il ricordo. E la promessa di tifare Italia ai Mondiali di giugno in Germania.
Sul bordo della carreggiata, nei prati, i giovani ballano in circolo.

Il 21 marzo si festeggia il Newroz, il capodanno curdo. Quest’anno si entra nel 2707. Questo giorno i curdi vanno in campagna per il pic-nic. Con auto, camion, bus stracarichi. E poi moto e furgoni di ogni età e colore, ma quasi sempre, inevitabilmente scassati. E sotto le targhe curde, di colore nero, si intravedono ancora, a volte, le originali targhe gialle, tedesche o danesi. A testimonianza dei misteriosi percorsi che portano questi mezzi di locomozione a finire i loro giorni in un Medio Oriente affamato di progresso. Sono decine di migliaia, le auto che incrociamo. Su un’unica strada che, uscendo da Erbil, costeggia prati spelacchiati a perdita d’occhio, intasata fino all’orizzonte dalla lunga fila di auto. Chi è al volante scarta, ora a destra, ora a sinistra. Esce da quella linea, spesso immaginaria e soggettiva, che delimita il ciglio della strada. Sul bordo della carreggiata, nei prati, i giovani ballano in circolo. Una musica ossessiva, allegra e contagiosa, nel suo ripetersi all’infinito, al cui ritmo si lasciano andare. La musica esce a tutto volume dalle radio delle auto. Da quelle sulle tovaglie nei prati, dove si mangiano carne di montone secondo tradizione, riso con l’uvetta, yogurt e i grandi pani tondi e sottili. Dai baracchini improvvisati, dove, sotto il sole, si vendono lattine e semi salati. Alle due estremità dei gruppi che ballano, ci sono sempre da una parte un ragazzo con in mano un fazzoletto bianco, dall’altra uno con una piccola bandiera del Kurdistan. La bandiera ha gli stessi colori di quella italiana, con l’aggiunta, al centro, di un sole giallo che allunga i suoi raggi verso i bordi del vessillo. Bandiera simbolo della riconquistata libertà e forte veicolo di identità.
Le donne portano il vestito della festa. Abiti sgargianti, di un solo colore, ma dalle mille sfumature, che si alternano e si confondono. Siamo finiti anche noi in un gruppo di ragazzi che ballavano. Non potevamo rifiutare. L’invito era accompagnato da sorrisi complici. Eravamo testimoni della loro voglia di vivere.
Le donne portano il vestito della festa. Abiti sgargianti, di un solo colore, ma dalle mille sfumature, che si alternano e si confondono. I rossi dal carminio al porpora. I blu cobalto e di Prussia, gli ardesia e gli oltremare. I rosa, dal madreperla al magenta al corallo. I gialli variamente tinteggiati. E poi i verdi turchese e smeraldo. E i segni dorati che, inseguendosi in infinite geometrie, illuminano le stoffe.
I bambini piccoli accuditi dai fratelli appena maggiori. Gli uomini, seduti sulle sedie di plastica portate da casa, osservano placidamente la famiglia, orgogliosi dei loro figli, che ti indicano. E la foto che scattiamo, a loro con i figli intorno, perché te lo chiedono con quegli occhi che esprimono tutta la fierezza che ci vogliono comunicare.

Nei giorni di festa le famiglie vanno a passeggiare nei parchi cittadini, come il Parco Nazionale a Erbil. Grande, moderno. All’entrata, la lunga fila delle bandiere curde su alti pennoni. Al centro, tra i viali che si susseguono, allargandosi all’improvviso in spazi per i giochi dei bambini, un monumento in marmo nero a ricordo delle stragi.
Oppure le famiglie affollano i locali dove si cucinano i piatti tradizionali. Kabab, carne di montone da mangiare con pomodori e cipolle. Dolma, verdure ripiene di riso, carne macinata, salsa di pomodoro e spezie. Kefta, polpette di carne, cipolla, uvetta e noci. Ma ci sono anche i ristoranti con una cucina curda internazionalizzata, per una clientela che può spendere. Dove è possibile ordinare vino francese o birra tedesca. Come l’Eeifel o, ancor più, il Revan a Sulaymanya. Ristorante, quest’ultimo, dove si usa il tovagliolo di stoffa. Caso praticamente unico nel Kurdistan. E la stanza per i giochi dei bambini. Insomma, una nursery vera e propria. E questo sarebbe un caso quasi unico anche in Italia.

Il kalashnikov a tracolla. S’incontrano al bazar, agli angoli delle strade, con le divise militari e in borghese.

Dappertutto uomini armati. Il kalashnikov a tracolla. S’incontrano al bazar, agli angoli delle strade, con le divise militari e in borghese. Davanti agli edifici istituzionali e agli improvvisati check point che incominciano appena le strade escono dalle città.
L’Erbil International Hotel, dove scendono a dormire gli occidentali che arrivano nella capitale, è al centro di un parco circondato da un muro di cemento armato. Una tenda militare è la guardiola di giovanissimi militari che fanno passare le auto, dopo attenti controlli, azionando la leva che regola gli spunzoni appuntiti contro il pericolo di attentati. All’entrata, ancora un metal detector prima di perdersi nell’atmosfera ovattata, simile in tutti i grandi alberghi del mondo.
Eppure, dopo alcuni giorni che siamo in Kurdistan, anche noi non facciamo caso più di tanto agli uomini in armi che incontriamo per strada. E’ vero. La normalità è il desiderio più forte.

Alla partenza, all’aeroporto di Erbil, l’ultima attenzione nei nostri confronti. Ara, la figlia dodicenne del sindaco di Halabja, ha consegnato al sindaco di Marzabotto un vaso di fiori. Rose rosse. Di carta, ovviamente. Ora quelle rose sono a Marzabotto, nella sala del Consiglio Comunale.

Note: Andrea Misuri ha partecipato alla missione di pace nel Kurdistan iracheno ed è stato latore del messaggio che il Sindaco di Firenze e vicepresidente della Campagna "Mayors for Peace", Leonardo Domenici, ha inviato al Sindaco di Halabja.

Articoli correlati

  • Con l’UDIK per avviare nuovi progetti di cooperazione
    Pace
    Un altro passo avanti nel dialogo che da molti anni unisce Regione Toscana e Kurdistan Iracheno

    Con l’UDIK per avviare nuovi progetti di cooperazione

    L’evento fiorentino ha avuto lo scopo di mettere in relazione l’UDIK, associazione fondata sulla sorellanza e la solidarietà attiva, con altre associazioni impegnate sul territorio toscano, dallo SPI GGIL all’ANPI, all’ARCI, così come con le istituzioni locali.
    6 febbraio 2024 - Andrea Misuri
  • Dalle donne kurde e italiane iniziative di solidarietà
    Pace
    Un incontro-dibattito in Regione a Firenze

    Dalle donne kurde e italiane iniziative di solidarietà

    5 febbraio 2024 - Gulala Salih
  • Giustizia e pace nel Medio Oriente
    Conflitti
    In ogni guerra ci sono l’aggressore e l’aggredito: ma perché in questa guerra è così difficile chiedersi chi è l’aggressore?

    Giustizia e pace nel Medio Oriente

    Noi, i kurdi e i palestinesi, siamo due popoli diversi con lo stesso obiettivo: aspiriamo all’autodeterminazione e alla libertà, con la differenza, tuttavia, che la Palestina, essendo in parte riconosciuta come Stato, se è in guerra fa notizia ed è sostenuta dalla Lega Araba, mentre i kurdi non sono appoggiati da alcuno.
    28 ottobre 2023 - Gulala Salih
  • The Barzani Genocide
    Conflitti
    Un altro tragico anniversario. Un breve comunicato e un appello.

    The Barzani Genocide

    Quarant'anni fa l'ANFAL: la deportazione e il massacro dei Kurdi ad opera di Saddam Hussein.
    2 agosto 2023 - Gulala Salih
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)