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Quaderni ACP: Bambini Migranti e Disagio Psichico

"Associazione Culturale Pediatri" con PeaceLink

Quaderni ACP "Associazione Culturale Pediatri"
Bimestrale di informazione politico culturale e di ausili didattici
dell’Associazione Culturale Pediatri, in collaborazione con PeaceLink per la tutela del latte materno come "bene comune"
www.quaderniacp.it
Laura Tussi21 febbraio 2012

Bambini migranti  e disagio psichico.

 di Laura Tussi

laura.tussi@istruzione.it

Riassunto:

L’approccio interculturale arricchisce anche e soprattutto gli operatori, aprendo innovative prospettive ed esplorazioni di ricerca e studio, ricordando che ognuno di noi è migrante nei nuovi territori della propria professione, della personale storia di vita, dove ognuno è il nomade, il migrante, il pellegrino della propria interiorità e della propria esistenza, in rapporto con se stesso e con l'altro, con il diverso, con l'emarginato e con colui che chiede aiuto.

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La società plurale, che presenta realtà culturali diverse, avverte l'esigenza di riconoscimento delle famiglie migranti che vivono un'esperienza transculturale, collegata a problematiche esistenziali di identità e appartenenza.

 L'operatore, (insegnante, educatore, psichiatra, psicologo) adotta strumenti per comprendere il disagio della persona immigrata, al fine di elaborare approcci di intervento, supporto e aiuto nella costruzione di identità comuni e transculturali. La società differenziata e multiculturale non appare come condizione di ideale integrazione tra genti di origini diverse e non si riduce ad uno slogan ideologico pervaso di vuoto ottimismo. I bambini “venuti da altrove”, destinati a crescere con i nostri figli, obbligano a pensare e ad agire in una prospettiva diversa da quella evocata da certe immagini patinate, imposte dai mezzi di comunicazione di massa. I bambini migranti obbligano a pensare in diverse categorie concettuali e di pensiero, in differenti parametri ideologici, in sollecitazioni provocatorie che inducono la società a partire dal confronto con l'impervia realtà multiculturale delle periferie metropolitane e delle storie di vita, ricche di senso e di speranza per tutti. Le strategie di accoglienza, gli approcci medici di prevenzione e cura devono essere elaborati in un'ottica di concreto sostegno, per sensibilizzare e informare gli specialisti dell'infanzia, gli operatori della giustizia e della pace, gli insegnanti, gli studenti a favore degli strati più vulnerabili del nostro contesto sociale. Per i bambini immigrati, la crescita tra più culture è un'opportunità valoriale, ostacolata però da molteplici fattori e difficoltà esistenziali, inerenti la situazione sociale e le dinamiche collegate alla crescita tra culture. Crescere tra differenti contesti culturali, costituisce una importante opportunità, che permette di impadronirsi di una molteplicità di ricchezze di mondi che possono rendersi fertili a vicenda.

Le condizioni economiche, sociali e immigratorie influiscono, dunque, con il benessere psicologico dei piccoli stranieri. Esistono situazioni che riguardano il crescere tra due mondi. E’ chiaro che più le condizioni di base, di origine e sociali sono favorevoli, più è agevole, per i piccoli, imboccare un processo virtuoso che li porti a una efficace doppia interazione, sia con la realtà italiana che con i riferimenti culturali della famiglia di origine, realizzando così una situazione di duplice cittadinanza culturale.

I bambini dei migranti si possono trovare in situazioni molto differenziate, sia per la situazione sociale, sia per la condizione immigratoria. Infatti, i nati in Italia, da genitori con regolare permesso di soggiorno, vivono una situazione avvantaggiata. Invece, i bambini immigrati con i genitori, conoscono il trauma di separazione dal loro mondo di origine, in un vissuto doloroso di distacco dalle persone care, dal contesto in cui sono cresciuti, per essere innestati in un ambiente nuovo, per cui  sperimentano un senso di abbandono e sentimenti di estraneità. Le donne immigrate con figli si trovano spesso a dover conciliare riferimenti, modelli e pratiche di cura diversi. I messaggi che provengono dal paese di origine, dalla storia personale e famigliare, dalle esperienze condotte altrove talvolta si conciliano male con quelli dei servizi, il cui significato profondo non sempre è condiviso e compreso. Il vissuto di dissonanza cognitiva fra ciò che si sa, si pensa e si è vissuto e ciò che viene proposto nei paesi d'accoglienza, può bloccare le scelte di cura, impoverire la relazione madre/bambino, suscitare timori e paure che si trasmettono al figlio.

I bambini di genitori irregolari costituiscono una situazione difficile e drammatica, aggravata a seguito di recenti interventi legislativi, che hanno reso più complesso il mantenimento del permesso di soggiorno, ottenendo l'effetto di spingere molti nuclei famigliari dalla regolarità alla precarietà dell'assenza di diritto, in condizioni di emarginazione sociale ed economica che costituiscono un enorme fattore di rischio per la salute psicologica dei bambini.

Soprattutto i figli di rifugiati politici vivono con genitori molto provati sul piano psicologico, perché vittime di violenze. Le condizioni economiche e sociali influiscono generalmente sul benessere psicologico delle persone e in particolar modo dei bambini stranieri. Dunque, è necessario riconoscere i piccoli in condizione di maggiore svantaggio e cogliere i primi segnali di disagio per poter intervenire con le famiglie, al fine di avviare percorsi psicosociali, psicopedagogici e, in alcuni casi, psicoterapeutici. L'aiuto di tipo sociale è volto a favorire l'integrazione degli immigrati nel contesto comunitario, accogliendo le famiglie a tutti i livelli, economico, sociale e relazionale, evitando così le tensioni tra famiglie migranti e società d'accoglienza, di cui i bambini sono le vittime principali. In questo caso, sono chiamati in causa gli interventi legislativi e amministrativi, ma anche una diffusione della cultura dell'accoglienza, dell’interazione e della relazione tra tutti cittadini italiani. Una ulteriore strategia di aiuto è di tipo psicopedagogico, per cui i piccoli stranieri necessitano di essere aiutati a far crescere in loro la consapevolezza di una duplice appartenenza: essere italiani e, al tempo stesso, appartenere alla cultura della famiglia di origine. In Italia, essere stranieri dovrebbe costituire un fattore esistenziale che rappresenti un'opportunità preziosa che possa essere valorizzata con approcci e strategie di tipologia educativa e psicologica. Nel nostro Paese sono stati pubblicati molti studi e ricerche nel settore dedicato all'intercultura e all'etnopediatria, che costituiscono un supporto consistente per affrontare la sfida affascinante delle migrazioni, che arricchiscono anche e soprattutto gli operatori, aprendo innovative prospettive ed esplorazioni di ricerca e studio, ricordando che ognuno di noi è migrante nei nuovi territori della propria professione, della personale storia di vita, dove ognuno è il nomade, il migrante, il pellegrino della propria interiorità e della propria esistenza, in rapporto con se stesso e con l'altro, con il diverso, con l'emarginato e con colui che chiede aiuto.

 Bibliografia essenziale:

Favaro G., Bambine e bambini di qui e d’altrove, Guerini, Milano 1998

Favaro G., Napoli M., Come un pesce fuor d’acqua, Guerini e Associati, Milano 2002

Mazzetti M., La crescita psicologica del bambino straniero, in: Mazzetti M., Il disagio transculturale. Manuale per operatori sanitari e altre professioni d’aiuto, Carocci, Roma 2003

Tussi L., Il Pensiero delle Differenze. Dall’Intercultura all’Educazione alla Pace, Aracne, Roma 2010

Note: http://www.quaderniacp.it
http://www.acp.it

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