Iraq: licenza di non uccidere
Inviato da Barbara Amoroso
martedì, 16 marzo 2004 11:00
"Non credo che alcun soldato abbia mai deciso di combattere per difendere il petrolio!"- ha dichiarato il giovane , ancora sotto l'effetto di cinque mesi di stanza in Iraq.
Ieri Mejia si e' presentato alla base aerea di Hanscom in Massachusetts ed ha dichiarato di non voler assolutamente riprendere servizio, come stabilito, presso la North Miami Armory, sua unita'di appartenenza.
"Io non credo piu' che esistano guerre giuste e non ritengo di offendere o demotivare i miei commilitoni, che il morale lo hanno gia' basso: rifiutarmi di combattere e'un mio diritto." - è stata una delle dichiarazioni del giovane obiettore.
Il suo avvocato, Tod Ensign, direttore del Citizen Soldier, una associazione di New york che si batte per gli obiettori ed i soldati che decidono di abbandonare il servizio attivo, sostiene che questo atto potrebbe costare al sergente da uno a cinque anni di prigione, in caso di mancato ritorno alla base o diserzione.
Ma il Sergente Mejia difende con i denti la sua decisione, dovuta ad una tremenda esperienza personale: in una imboscata diretta contro il suo battaglione, Mejia ha visto una pioggia di fuoco abbattersi contro di loro e contro dei civili innocenti che passavano per caso nel luogo dell'attacco.
La morte dei civili irakeni gli avrebbe fatto scattare la molla.
Mejia, nato in Nicaragua ed emigrato con la famiglia negli USA in cerca di fortuna, si era arruolato nella Guardia Nazionale appena arrivato, per potersi meglio inserire e farsi accettare dal suo Paese di adozione. Dopo 5 anni, il suo reparto era stato richimato in servizio attivo e da tre anni serviva nell'esercito.
Piu' che la accusa di diserzione, forse il Sergente teme l'ordine di rimpatrio, che lo priverebbe della cittadinanza americana e lo rispedirebbe in Nicaragua con lo status di indesiderabile.
Barbara Amoroso
(Ultimo aggiornamento mercoledì, 17 marzo 2004 01:56 )
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