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La mia esperienza con la bomba atomica

Keijiro Matsushima (superstite del bombardamento atomico di Hiroshima del 6 agosto 1945)
Fonte: For Mother Earth - Belgio

Keijiro Matsushima, un "hibakusha", ovvero un sopravissuto al bombardamento atomico di Hiroshima, durante una recente visita in Belgio

Come eravamo allora

Nella mia famiglia eravamo in cinque: i miei genitori e tre figli. Io sono il piu' giovane dei tre fratelli e sono nato nel 1929. Avevo 16 anni allora. Avevamo una piccola bottega di cancelleria e tabacchi nella parte orientale di Hiroshima, ma non c' era niente da vendere in quegli ultimi giorni di guerra, se non poche razioni di tabacco.

Mio padre era dipendente di una compagnia di assicurazioni e mia madre stava a casa.
Il nuovo anno 1945 non fu un anno felice per noi tre: papa', mamma ed io. I miei fratelli erano ufficiali della marina e percio' erano al fronte. Quasi tutte le grandi citta' erano state bombardate, bruciate e distrutte, una ad una. Papa' si era ammalato l'anno prima, il 1944. I dottori non avevano piu' medicine buone, la sua malattia si aggravava e lui sembrava sempre piu' debole. Nel mese di marzo decidemmo di lasciare la citta' e di andare a rifugiarci nel villaggio di campagna dove era nato mio padre, circa 40 km a nord-est della citta'.

Quando arrivo' nella casa di campagna di un tempo, le sue condizioni erano molto peggiorate. Mori' il 16 aprile 1945, nella sua vecchia casa, senza sapere che la guerra sarebbe finita presto, quattro mesi dopo e che i suoi due figli sarebbero tornati di nuovo a casa, sani e salvi.

Io non riesco a ricordare se mia madre si lamentasse molto in quei giorni, ma deve aver passato un periodo terribile. Non faceva che pregare Amida Buddha, in continuazione, sottovoce. Aveva capito che vivevamo in un mondo in cui non c'era niente altro su cui poter contare veramente. Posso solo immaginare quanto debba essere stata triste e sconsolata, ma allora ero troppo giovane per rendermi conto della sua disperazione. Coltivava degli orticelli lì intorno, mentre aspettava che arrivassi a casa, io, l' unico figlio che le era rimasto ad Hiroshima.

Comunque, ognuno dei cinque membri della mia famiglia ha finito per trovarsi nel posto giusto, designato dal destino. Papa' ormai era morto, la mamma era in campagna, i due fratelli erano in guerra ed io ero a scuola ad Hiroshima.

Paura della morte

A scuola era stata una giornata tranquilla fino a pochi istanti prima. Le lezioni erano cominciate regolarmente il 1° agosto e noi, studenti del primo anno dell'Istituto Tecnico nazionale di Hiroshima, ci stavamo godendo i brevi giorni della vita studentesca al campus, ordinaria amministrazione per gli studenti normali, in tempo di pace. Noi avremmo dovuto poi essere reclutati per il lavoro in fabbrica, dopo il breve periodo scolastico, probabilmente verso la meta' di agosto. Tutti gli studenti del primo anno sarebbero rimasti in un dormitorio presso una fabbrica, nella parte orientale della citta', che per breve tempo sarebbe stata trasformata in scuola. La vita nel dormitorio era molto squallida. C'era poco da mangiare e noi avevamo sempre fame. Anche se vivevamo in condizioni cosi misere, pero', cercavamo di non pensarci troppo.

Era una bellissima mattinata di sole, che preannunciava un' altra calda giornata d'estate. "Hanno suonato l'allarme? MI sembra di aver sentito la sirena, ma non sono sicuro" ho detto tra me e me. Perfino la lezione di matematica, che di solito era noiosa, pareva rinfrescante quel mattino, ed io ero totalmente preso dallo studio. La lezione era cominciata alle 8.00 in punto. (Se la scuola fosse cominciata alle 8.30 sarei finito arrostito nel tram). Il mio posto era in prima fila, accanto alla finestra. La maestra stava spiegando un problema difficile, sui differenziali ed il calcolo integrale. Ho guardato per caso fuori della finestra ed ho visto due bombardieri B-29 che volavano molto in alto. Brillavano, argentei, ed erano bellissimi, sembravano due gemme di ghiaccio. "Cosa? Non hanno suonato l'allarme anti-aereo? Forse che due bombardieri B 29 non sono piu' un pericolo? Forse hanno già bombardato cosi' tante citta' giapponesi che ormai son diventati familiari?" mi chiedevo.

Un istante dopo sono stato abbagliato da una luce arancione ed una sferzata violenta e bollente mi ha colpito in faccia. Mi ricordo un albero di pino stagliato contro un mondo tutto rosso, come fosse il tramonto. Intanto sono saltato sotto un banco, e mi premevo le orecchie con i pollici e gli occhi con le altre dita, così, senza pensare, perche' cosi' ci avevano insegnato a fare in caso di bombardamenti. Poi ho sentito un boato enorme, non so se fosse stato il rumore dell' esplosione o delle case che crollavano. Forse, tutti e due. Il mondo era piombato nel buio, era buio pesto dappertutto! Mi sono trascinato sul pavimento, al buio, sono riuscito a trovarmi tutte e due le mani, la testa, la camicia ed i pantaloni, tutti coperti di sangue. Mentre sussurravo le preghiere buddhiste di "Amida Buddha", ho pensato veramente alla morte ed alla mamma, tanto ero spaventato. Non so bene quanti secondi siano passati, ma, piano piano, e' apparsa una luce fioca tra le macerie. Fortunatamente la rampa delle scale di quel vecchio edificio di legno non era stata danneggiata, ed il mio banco era proprio vicino. Avevo dei piccoli tagli sulla testa e ferite su tutto il corpo che sanguinavano ancora un poco, ma non erano gravi. Ho visto che avevo tanti piccoli tagli causati dalle schegge dei vetri delle finestre, che erano esplosi. Non sentivo più tanto male. Ero confuso? Agitato? Forse. Ma che fortuna avevo avuto! Ho sentito allora che potevo sopravvivere.

La situazione dopo il bombardamento e' gia' stata descritta da molte persone...le condizioni dei feriti, come l'intera citta' sia stata distrutta etc. etc. Quando siamo stati bombardati, in classe, io pensavo che una bomba fosse caduta proprio vicino a me, vicino alla finestra. Tutti hanno provato la stessa cosa, l'ho saputo dopo. Quando sono riuscito ad uscire dall'edificio, scendendo da quella scala, pero', ed ho visto cosi' tanti studenti feriti distesi sul prato o per terra e che tutte le case erano state completamente distrutte, sono rimasto terrorizzato. Non potevo crederci: come poteva una sola bomba aver causato tanta distruzione, in un attimo?

Lo shock doveva avermi reso un po' insensibile, vedere tutte quelle persone ferite non mi faceva più impressione. Uno dei miei amici si appoggio' alla mia spalla, in cerca d'aiuto. Aveva tagli dappertutto e, adesso non riesco a ricordare bene, ma mi e' rimasta impressa nella mente una ferita profonda, proprio sopra l'occhio. Gli fasciai la testa con un asciugamano e pensai di portarlo all' ospedale della Croce Rossa che era vicino, circa 300 metri a nord della scuola. Ho saputo dopo che la scuola era a 2 kilometri dall'epicentro dell'esplosione.

Ci incamminammo lentamente fuori dalla scuola e cominciai di nuovo a provare orrore per le case distrutte e la grande quantita' di persone ferite, per lo piu' bruciate, come maiali arrostiti alla brace. Non mi ricordo se piangevano, se singhiozzavano, le loro facce erano devastate, gonfie e sfigurate. Tutti, senza eccezioni, avevano le braccia allargate, forse perche' le ferite non venissero a contatto con il corpo. I loro corpi affumicati erano gonfi e la pelle veniva via a pezzi. Camminavano lungo i binari del tram, dal centro della citta' verso il sud dove non era ancora arrivato il fuoco. Per tutto il giorno si sarebbero viste, in ogni parte della citta', quelle processioni di fantasmi verso la periferia. Tra questi non potro' mai dimenticare una ragazza, autista del tram, che aveva tutti i vestiti bruciati, a parte qualche brandello bruciacchiato dei pantaloni e la borsa dei biglietti che le penzolava davanti. Era ustionata gravemente come gli altri e camminava lentamente. Doveva essere stata una delle studentesse trasferite per un periodo di lavoro, aveva piu' o meno 15-16 anni, e probabilmente sara'
morta dopo qualche giorno. Per me, cosi' giovane e spensierato fino ad allora, vedere una bambina indifesa brancolare in quella strada piena di morte, fu un fatto molto doloroso. Anche l'ospedale della Croce Rossa di Hiroshima, che divenne poi famoso per essere uno dei pochi edifici rimasti in piedi, era nel caos piu' totale. L' esplosione aveva fatto saltare porte e finestre, lasciando solo le cornici divelte; i soldati feriti che si trovavano li perche' feriti al fronte, erano stati feriti nuovamente e pochi medici e infermiere, anche loro feriti, cercavano di prendersi cura delle centinaia di persone che arrivavano in ospedale, con i pochi farmaci a disposizione. Ho pensato che avremmo dovuto aspettare a lungo. Visto che non ero sicuro che avessero farmaci a sufficienza per medicare il mio amico, decisi di riportarlo a scuola, che mi sembrava un posto migliore e piu' sicuro.

Quando arrivammo vicini alla scuola, una squadra di soccorso dell'esercito, a bordo di un camion, arrivo' dal ponte Miyuki-bashi. Sono sicuro che fosse l' unico mezzo di soccorso dell' esercito in dotazione al distretto di Ujina e che il mio amico fu molto fortunato allora a poterci salire a bordo. In seguito ho saputo che lui fu poi mandato nell' isola di Ninoshima, a circa 2 kilometri al largo del porto, e che e' sopravvissuto.

Ma che tipo di arma è stata usata?

Quando arrivai al cancello della scuola, scoprii che la situazione era peggiorata e che c'erano ancora piu' persone in condizioni terribili. Passai tra le macerie degli edifici mezzi distrutti e riuscii in qualche modo ad arrivare di nuovo al mio banco, nella classe del secondo piano. Presi il mio tesoro piu' prezioso, il cestino del pranzo, alcuni libri di testo, dei quaderni macchiati di sangue e trovai anche il registro dell' insegnante. Anche se a noi studenti che non eravamo stati feriti gravemente era stato detto di lavorare e darsi da fare per la ricostruzione, io mi sentivo esausto per tutto quello che era successo quel mattino e decisi di scappare.

Sono uscito dalla scuola con i miei libri, i quaderni e il prezioso pranzo sotto il braccio.
Non mi ricordo dove andai a mangiare quel giorno. Dopo aver attraversato il ponte Miyuki-bashi vidi una folla che si era radunata intorno ad una fontanella, vicino alla stazione di polizia, per bere dal rubinetto. Fu una fortuna che ci fosse ancora acqua in quell'area.
Allora la maggior parte dei feriti erano studenti, ragazzini e ragazzine che ce l'avevano fatta per un soffio a scappare dal centro della citta'. Erano stati reclutati per il lavoro di demolizione delle case e per mettere da parte i tronchi, le travi, le tegole per creare spazio ed impedire al fuoco dei bombardamenti di espandersi. La maggior parte di loro erano anneriti dal fumo, ustionati, i piedi scalzi, i capelli arruffati. Avevamo cosi' tanta sete e l'acqua era proprio buona!

Adesso posso capire quanto quella gente bruciata sentisse il desiderio di acqua fresca. Non era solo perche' era un giorno d'estate molto caldo, ma perche' erano ustionati gravemente.

Mentre attraversavo il ponte guardavo tutte e due le rive del fiume che bruciavano come l' erbacce dei campi agli inizi della primavera. Le fiamme si levavano sempre piu' alte!
L' intera citta' di Hiroshima era divorata dalle fiamme. Tutte le pietre del parapetto del ponte erano cadute da una parte, quelle del lato nord erano per terra, allineate sul marciapiede del ponte, quelle del lato sud erano cadute sul fondo del fiume. Questo fenomeno dimostrava che l' onda d' urto doveva essere provenuta da una sola direzione, dal centro della citta', il che significava che non si era trattato di piu' bombe, ma di una sola, enorme, bomba.
Un' esplosione gigantesca, in un attimo, in una sola direzione! I miei occhi erano stati colpiti da un solo, fortissimo, bagliore accecante ed avevo sentito una sola grande esplosione. Una normale bomba non avrebbe mai portuto causare tutta quella distruzione in un sol colpo. Poi mi e' venuto in mente un trafiletto che avevo letto su un giornale per ragazzi un paio di anni prima. Parlava della bomba atomica. Questo articolo diceva che una bomba, piccola come una scatola di fiammiferi, avrebbe potuto distruggere anche una nave da guerra mastodontica in futuro, e la bomba era composta di energia atomica.
Anche se allora avevo un po' di conoscenze base, non ci avevo capito niente.

Fra un pensiero e l' altro, vedevo bruciare la citta' dove ero nato e cresciuto, il fiume dove andavo sempre a nuotare e la piccola collina HIJIYAMA, dove andavo a giocare, avvolta dal fumo grigio. Forse non ero molto sentimentale allora. Quando cominciai ad attraversare il ponte, era, credo, quasi mezzogiorno.

Una via d'uscita dalla citta'

Gli edifici della Tobacco Monopoly Corporation di Hiroshima, sul lato orientale del fiume erano in fiamme e la strada dove passava il tram era piena di fumo. Mi incamminai verso il distretto sud-orientale della citta', vicino alle pendici di una collinetta che si chiamava HIJIAMA e, finalmente, arrivai al nostro dormitorio vicino alla stazione ferroviaria di Hiroshima. In quei distretti, alcune case di legno erano state completamente distrutte, altre solo parzialmente. Mi tocco' di vedere un' altra scena molto triste nei pressi del quartiere di DAMBARA, dove viveva un tempo la mia famiglia. Tra le macerie c'era il corpo, nudo e impolverato, di un bambino, abbandonato, così, senza alcuna cura. Ancora oggi, non riesco a capire perche' fosse stato lasciato li' in quel modo , senza che nessuno si fosse preoccupato di coprirlo con una coperta o qualcos'altro. Forse la gente era troppo occupata a pensare a se stessa da non poter dare un po' di attenzione agli altri? Provo vergogna per noi, incluso me stesso, per aver perduto in parte la nostra sensibilita' e il nostro interesse per le altre persone.

Mentre passavo davanti ad un'altra stazione di polizia semi-distrutta, vicino al ponte di TAISHO-BASHI, vidi attaccato al muro un bollettino del Quartier Generale dell'esercito di Hiroshima che diceva qualcosa tipo..."Il nemico ha bombardato vigliaccamente la citta' con una certa nuova bomba ed abbiamo subìto dei danni. Voi cittadini, pero', non dovete avere paura di questi attacchi. La vittoria finale e' nelle nostre mani. Prendete la decisione di combattere questa guerra santa fino all'ultimo giorno. Il Giappone, il paese che Dio ci ha dato, non sara' mai conquistato. Dovrete fare del vostro meglio per ricostruire la citta' e continuare la guerra". Non so quanti adulti abbiano creduto a questo annuncio, io si'. Nei paesi dove si combatte una grande guerra, viene sempre insegnato ai giovani ad essere coraggiosi e pronti a morire per il loro paese. Di sicuro io avevo visto con i miei occhi la distruzione terribile che era stata causata e mi sembrava molto difficile riuscire a sconfiggere il nemico che possedeva un'arma cosi' potente. Eppure, non ho mai pensato neanche di arrendermi. Eravamo stati educati ed istruiti cosi'.

Gli edifici del nostro dormitorio erano danneggiati molto seriamente e, nella nostra stanza, il soffitto ed il pavimento erano distrutti ed il mio FUTON, il mio materasso e le lenzuola erano assolutamente inutilizzabili. Allora mi incamminai verso KAITACHI, a circa 4 km ad est della citta', due stazioni ferroviarie dopo quella di Hiroshima. Di nuovo, strade piene di gente ferita che camminava lentamente, come fantasmi, alcuni seduti su un carretto tirato da un'altra persona, alcuni distesi, impotenti, sui marciapiedi. Posso dire con certezza che molte di quelle persone che ho visto, gravemente ustionate e fasciate, non potevano essere sopravvissuti a lungo. In un' altra stazione di polizia mi venne dato un pacchetto di pane secco, il pasto di emergenza, e per il mio stomaco vuoto fu una vera delizia. Non mi ricordo quando e come ho pranzato quel giorno.

Alla stazione di KAITAICHI della linea ferroviaria per SANYO, dovetti aspettare per un bel po' in carrozza, prima che il primo treno di soccorso potesse lasciare la stazione, alla sera. Strano a dirsi, non mi ricordo che il vagone fosse pieno di profughi. Forse perche' la maggior parte delle persone ferite non riusci' a percorrere a piedi i molti chilometri fino a quella stazione.

La stazione piu' vicina a casa nostra era a tre stazioni di distanza da KAITAICHI e dovetti attraversare un sentiero di montagna al buio per un paio di miglia, dopo essere sceso dal treno.

Potete imamginarvi quanto felice fosse mia madre di vedermi vivo! Gli abitanti del villaggio, ed anche lei, avevano visto un sacco di gente ustionata e ferita gravemente arrivare a piedi al villaggio quel pomeriggio. La gente aveva detto che Hiroshima era scomparsa e che moltissimi degli abitanti erano morti per il terribile bombardamento. La mamma aveva visto un fortissimo bagliore, l'enorme fungo salire al di sopra delle montagne ed aveva sentito il rumore, mentre lavorava nella risaia, Credeva che anche io fossi morto e pensava di andare ad Hiroshima a cercare le mie ossa, il giorno dopo.

Dopo aver fatto il bagno nella vasca, non sapendo niente delle decine di migliaia di persone che soffrivano, senza un posto per dormire, me ne andai a letto e piombai addormentato. Si, mi dispiace di essere stato un ragazzino cosi' indifferente ed egoista a quel tempo.

Febbre e diarrea

Non avevo visto le scene piu' orribili, le piu' infernali, nell'area centrale della citta': pile interminabili di corpi, corpi che galleggiavano lungo la corrente dei fiumi, corpi cremati, gente moribonda che si trascinava fino alle palestre o alle scuole per avere un po' d'acqua etc. Per fortuna la nostra scuola era un po' lontana dall'area maggiormente colpita ed abbiamo ricevuto meno radiazioni. Noi studenti che eravamo al'interno dell'edificio non siamo stati ustionati ed io stesso me ne sono andato a piedi dalla citta', immediatamente dopo il bombardamento.

Ritornai in citta' per prendere alcune cose mie e per far visita ad alcuni dei nostri parenti che vivevano la', qualche giorno dopo. Ma in citta' non era rimasto niente. Scendendo dal treno alla stazione di Hiroshima, nel lato est, guardai verso le case ai piedi della montagna, dall'altra parte della citta': era solo un deserto di cenere grigia!
Guardando verso sud riuscivo chiaramente a vedere le isole del Mare Interno, Seto. Potete immaginare quanto fossi traumatizzato.
Per alcuni giorni dopo il 6 agosto dovetti rimanere a letto, con la febbre. Avevo anche la diarrea e le mie feci erano miste a sangue, cosa positiva per me, perche mi ha permesso di espellere il veleno radioattivo.

Anche se sembra una cosa assurda, molta gente diceva: "Non fate bere l'acqua alla gente ustionata. Se li lasciate bere, moriranno. L'acqua non fa bene alla gente ustionata". Ma loro continuavano a chiedere acqua, naturalmente. Ci furono persone che non riuscirono a resistere a questa loro richiesta di acqua e gliene dettero, finche' ne volevano, dicendo che era "l'ultima". L'ultima cosa che ho sentito e' che molti degli ustionati che hanno vomitato un liquido giallastro, sono poi riusciti a guarire. E' molto strano.

Le circostanze di allora (ero un ragazzo molto forte, mi trovavo all'interno di un edificio che era abbastanza lontano dal raggio delle radiazioni e, soprattutto, il fatto che avessi subito lasciato la citta' dopo il bombardamento) sono state tutte molto propizie per me. Adesso lo capisco.

Come potrete immaginare anche voi, io non ho visto la situazione peggiore, quella nell'area centrale della citta', perche' la nostra scuola era a circa 2 km. dal centro ed io sono poi rimasto a letto per molti giorni dopo aver lasciato la citta'. Eppure, dopo aver visto le numerose vittime e la distruzione di Hiroshima, potevo comunque immaginare le cose orribili che dovevano essere successe. Le persone ferite ed ustionate morirono poi una dopo l'altra da allora in poi. Persone che sembrava non avessero problemi dopo l'esplosione, si ammalarono improvvisamente e morirono senza che nessuno sapesse il perche'. C' e' chi dice che morirono circa 140.000 persone a causa di quella bomba. I dottori non riuscivano a capire cosa fare per curare i pazienti. Non credo che ne sapessero molto di malattie causate dalle radiazioni.
Ripeto ancora: nessuna bomba così disumana dovrebbe mai essere usata. Su nessuno al
mondo.

Quello che provo adesso

E' passato molto tempo da allora, e qui in Giappone e' tutto molto tranquillo, non ci sono guerre. I ragazzi delle nuove generazioni non si interessano piu' di tanto a ricordi cosi' orrendi, lontani, e pensano solo a godersi la vita ed i momenti di finta felicità. E' come un gatto che dorme e si dimentica di catturare un topo, perche' troppo impegnato a godersi il bel pomeriggio di primavera.

Certo, la pace e' una cosa molto bella. Sono felice di essere riuscito a vivere 59 anni dopo quel giorno! Ripenso spesso a tutti quei ragazzi e quelle ragazze bruciati e indifesi, che camminavano così lentamente e sento che devo fare ancora molto per loro. Ognuno di loro avrebbe voluto vivere felicemente la propria vita. La mia missione e' quella di raccontare a piu' persone possibili quello che quei ragazzi avrebbero voluto dire.

Anche se soffro di alcune malattie croniche, non sono pero' molto gravi. Uno dei sintomi che credo sia una conseguenza dell' esplosione della bomba atomica e' che mi si e' ridotto il numero dei globuli bianchi e che soffro spesso di stomatite. Quando ho detto ad un medico che questo problema doveva essere stato causato dalla bomba, lui ha riso della mia diagnosi da principiante. Pero', non ha detto ne' si, ne' no. Forse, neanche lui lo sa.

Amida Buddha mi dice di fare ancora di piu' e di parlare a piu' persone possibili, in tutto il mondo, di quei fatti orribili accaduti qui e di dare il mio contributo per impedire che la bomba venga usata di nuovo su questa terra.

Keijiro Matsushima
1-13-27, Satukiga-oka, Saiki-ku Hiroshima 731-5101
matsukei@ms8.megaegg.ne.jp

Note: Traduzione di Patrizia Messinese per PeaceLink

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