80 anni dopo Hiroshima: la memoria che ci chiede di agire
Sono passati ottant’anni dal 6 agosto 1945.

Hiroshima fu spazzata via in pochi secondi.
Ma non è solo un ricordo lontano. Hiroshima è un monito vivo, attuale. E, oggi più che mai, drammaticamente ignorato.
Oggi ricorre l’anniversario della prima bomba atomica usata contro un centro abitato. Una strage di civili, mostruosamente giustificata come necessaria e che ancora oggi chiede giustizia. Soprattutto ci impone una domanda: può accadere di nuovo?
Chi pensa che la risposta sia “no”, dovrebbe leggere il libro di Annie Jacobsen, appena uscito in italiano per Mondadori con un titolo semplice e terribile: Guerra nucleare. È un’opera documentata, serrata, scritta come un racconto ma basata su centinaia di fonti ufficiali. Descrive cosa succederebbe nelle prime 24 ore di una guerra nucleare. Non come ipotesi lontana, ma come simulazione realistica, basata su dati militari e scenari effettivamente in discussione nei centri di comando. È un libro che fa paura. Ma è anche un libro necessario. Perché ci riporta con lucidità davanti a ciò che tendiamo a rimuovere: il pericolo esiste. È concreto. Ed è vicino.
L’illusione che la deterrenza basti a proteggerci vacilla ogni giorno. Il mondo è attraversato da nuove tensioni nucleari. A partire dal prossimo anno, verranno dispiegati in Germania nuovi euromissili americani.
In Italia, ad Aviano e Ghedi, ci sono testate statunitensi: silenziose, nascoste, fuori dal dibattito pubblico. Ma la loro presenza ci espone a un pericolo estremo.
Non è solo un problema tecnico-militare. È un problema democratico. Chi ha deciso che l’Italia debba essere un sito nucleare militare? Dove è stato il confronto pubblico, il dibattito, il voto parlamentare?
Come se non bastasse, Putin ha risposto con il dispiegamento di armi ipersoniche micidiali e non intercettabili.
In questo quadro, PeaceLink sostiene da anni le campagne per il disarmo nucleare. Siamo parte della mobilitazione contro le bombe B61 ad Aviano e Ghedi, e aderiamo all’ICAN, la rete internazionale premio Nobel per la pace, che chiede l’adozione del Trattato ONU per la proibizione delle armi nucleari (TPNW). L’Italia, vergognosamente, non l’ha firmato.
Occorre inoltre promuovere una seria riflessione sul rischio di guerra nucleare per errore che aumenterà con lo schieramento dei missili russi ipersonici.
E' necessario fare un passo indietro rispetto all'escalation del rischio nucleare avviata con la guerra in Ucraina.
Ma la nostra voce, anche se piccola, può unirsi a quella di tanti.
E il momento per farlo è ora.
Tra poche settimane, in autunno, si svolgerà la Steadfast Noon, l’esercitazione NATO che simula un conflitto nucleare in Europa. Si svolge ogni anno nel silenzio quasi totale dei media. Ma quest’anno qualcosa cambierà.
La prossima Marcia per la pace Perugia-Assisi, il 12 ottobre 2025, coinciderà con Steadfast Noon. Sarà un’occasione per portare questo tema alla luce. Per chiedere trasparenza, disarmo, democrazia. E per dire, ancora una volta, con forza: mai più Hiroshima. Mai più guerre. Mai più silenzio.
Abbiamo bisogno come pacifisti di una nuova mobilitazione dal basso. Di una rete di scuole, associazioni, cittadini consapevoli. Di gente che studi, che diffonda, che spieghi. Che si indigni. Che si organizzi.
Leggere un libro può essere un primo passo.
Marciare insieme può essere il secondo.
Cambiare l'agenda politica il terzo.
Fammi sapere se vuoi un titolo diverso, oppure se vuoi adattare il tono a un pubblico scolastico o internazionale. Posso anche predisporre una versione breve per i social, o una scheda informativa sulla Steadfast Noon 2025 da allegare.
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