«Gaza, emergenza fame»
Altri sette palestinesi uccisi: cinque a Gaza e due in Cisgiordania, a Jenin e Nablus. E' il bilancio aggiornato a ieri sera delle ultime incursioni militari israeliane nei Territori occupati. La maggior parte delle vittime, tra cui due adolescenti (uno era disabile), si sono avute ad Atatra e Salatin, due quartieri di Beit Lahiya, il centro abitato a nord di Gaza rioccupato due giorni fa da reparti corazzati. Israele ieri ha attaccato di nuovo con l'aviazione e i blindati ma le sue forze armate non sono andate avanti verso Gaza city come si temeva giovedì dopo i sanguinosi combattimenti di Beit Lahiya e in altre località in cui erano rimasti uccisi 24 palestinesi e un soldato israeliano.
Si aggrava la crisi umanitaria. Il Pam (il Programma alimentare mondiale dell'Onu) ieri ha chiesto la realizzazione di un «corridoio» per portare cibo e generi di prima necessità nella Striscia di Gaza assediata dalle forze corazzate israeliane. «Chiediamo un permanente e incondizionato accesso di personale umanitario e beni di prima necessità. Abbiamo un'autonomia di soli dieci giorni per le provviste che riguardano 160 mila persone. Molta gente, quella povera, non è più in grado di procurarsi il cibo», ha avvertito da Ginevra il portavoce del Pam, Simon Pluess. I rifornimenti del Pam per Gaza sono interrotti dallo scorso 27 giugno, da quando Israele ha iniziato la sua offensiva. Ogni giorno che passa aumenta il numero delle persone che si mettono in fila per ricevere gli aiuti alimentari, non solo del Pam ma anche degli istituti di carità. L'associazione «Islamic Relief» di Londra distribuisce ogni giorno cibo a 13mila famiglie. L'economia è ferma. La pesca è impedita dalla presenza davanti alla costa di Gaza delle motovedette israeliane e la distruzione delle centrale elettrica compiuta dall'aviazione dello Stato ebraico costringe la popolazione a vivere senza elettricità anche per 18 ore al giorno e al razionamento perfino del pane.
C'è preoccupazione anche nelle città israeliane di Sderot e Ashqelon, colpite ieri rispettivamente da cinque razzi e da un razzo lanciati dai palestinesi. A Sderot è stata colpita una serra, dove si trovavano tre persone rimaste ferite leggermente. Esponenti dei comandi militari israeliani tuttavia hanno ammesso che l'uso della forza non metterà fine al problema dei razzi, lasciando intendere che la soluzione è soltanto politica. Il capo di stato maggiore Dan Halutz invece ha riferito con orgoglio che dall'inizio dell'operazione «Pioggia d'estate» sono stati uccisi 40 militanti armati, tralasciando il «particolare» dei tanti civili palestinesi morti.
La rioccupazione di Gaza è arrivata al tavolo della diplomazia internazionale. Oltre alla risoluzione di condanna delle operazioni militari israeliane presentata dai paesi arabi al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ieri il primo ministro finlandese, Matti Vanhanen, presidente di turno dell'Ue, ha scritto in un comunicato che «l'Unione europea condanna la perdita di vite causate dall'uso sporporzionato della forza da parte dell'esercito israeliano e l'aggravarsi della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza». E' la critica piu' dura dei Venticinque a Israele negli ultimi mesi. «Tutte le parti», continua il comunicato, «devono astenersi da azioni che creino ulteriori ostacoli a un rapido ritorno ai negoziati di pace». Sulla stessa linea dell'Ue si era espresso giovedì il ministro degli esteri italiano, Massimo D'Alema. Sviluppo altrettanto importante è la dura condanna di Israele da parte del re giordano Abdallah - solitamente molto morbido nei confronti di Tel Aviv - che ha dato istruzione al suo governo affinché «intensifichi gli sforzi con le potenze mondiali, venga fermata l'aggressione israeliana e si ponga fine alle sofferenze del popolo palestinese». Da Tehran il presidente iraniano Ahmadinejad ha messo in guardia da «un'esplosione» nella regione mediorientale che rischia di causare l'avanzata israeliana a Gaza.
Da parte sua lo Stato ebraico respinge le critiche e ripete di aver riportato le sue truppe a Gaza all'unico scopo di liberare il caporale Ghilad Shalit, rapito da un commando palestinese lo scorso 25 giugno, e mettere fine al lancio di razzi palestinesi. Tuttavia accanto ai dubbi sempre più diffusi anche in Israele sull'efficacia di tanta forza militare per fermare i Qassam, aumentano le voci in sostegno di uno scambio di prigionieri per ottenere la liberazione di Shalit, una possibilità sino ad oggi respinta dal governo Olmert. Questa posizione rigida potrebbe cambiare. Secondo il ministro per la pubblica sicurezza Avi Dichter, Israele sarebbe disposto a liberare dei prigionieri palestinesi in cambio del rilascio del proprio militare sequestrato, anche solo come «gesto di buona volontà».
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