Per difendere Netanyahu la Camera USA sanziona la Corte penale internazionale
La recente approvazione da parte della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti di un provvedimento che prevede sanzioni contro i funzionari della Corte Penale Internazionale (CPI) segna un momento critico per il diritto internazionale. Questo atto è stato motivato dalla decisione della CPI di emettere un mandato d’arresto per i crimini a Gaza contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu, evidenziando una frattura tra gli Stati Uniti e il sistema di giustizia internazionale.
La CPI, istituita per perseguire crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidi, si trova ora sotto attacco da parte di una delle principali potenze mondiali, che ne contesta apertamente l'autorità. La misura adottata dalla Camera USA rappresenta un pericoloso precedente che mina gli sforzi per garantire giustizia alle vittime dei crimini più gravi, rafforzando al contempo l’impunità dei potenti.
La giustizia internazionale sotto scacco
L'indipendenza della CPI è uno dei pilastri su cui si fonda l’idea di un diritto globale che valichi confini e interessi nazionali. Attaccarla significa minare la credibilità degli organismi che si occupano di garantire il rispetto dei diritti umani universali. Le sanzioni annunciate dagli USA possono avere un effetto intimidatorio non solo sui funzionari della CPI, ma anche sulle vittime e sui testimoni che cercano giustizia.
La posizione degli Stati Uniti e il caso Netanyahu
La storica opposizione degli Stati Uniti alla CPI si basa sulla preoccupazione che i propri cittadini, in particolare membri delle forze armate, possano essere perseguiti da un tribunale internazionale. Tuttavia, il caso Netanyahu aggiunge una nuova dimensione alla questione. La decisione della CPI di indagare su possibili crimini di guerra in Palestina, incluse le azioni di alti funzionari israeliani, ha scatenato forti reazioni politiche sia negli Stati Uniti che in Israele, due stretti alleati.
Un attacco alla pace e ai diritti umani
La decisione della Camera USA rappresenta un duro colpo all'autorità degli organismi internazionali che lavorano per i diritti umani. Invece di sostenere la giustizia globale, gli Stati Uniti sembrano voler proteggere i propri alleati politici e militari, indipendentemente dalle accuse mosse contro di loro.
La necessità di una mobilitazione pacifista
Come pacifisti, non possiamo restare indifferenti di fronte a questo attacco alla giustizia globale. È necessario denunciare pubblicamente il rischio di delegittimare le istituzioni internazionali. Invitiamo la società civile a prendere posizione a favore della CPI e a chiedere ai governi di tutto il mondo di rispettare e sostenere la sua autonomia.
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- Sono Roman Levin e Itamar Greenberg
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