I maxi-manifesti a Vicenza per Gaza

"Il tuo silenzio ci sta uccidendo"

I pannelli sono stati pagati regolarmente e rimarranno affissi fino al 3 giugno. Una volta rimossi, ne farò mettere altri. Perché non voglio tacere. Se cercate di zittirmi, non ci riuscirete. Non si può zittire la verità. Non si può mettere a tacere l’umanità, né ignorare ciò che sta accadendo.
28 maggio 2025
Maria

Uno dei due manifesti fatti affiggere a Vicenza

Mi chiamo Maria. In questi giorni ho fatto affiggere a Vicenza due maxi-manifesti di sei metri per tre per esprimere solidarietà al popolo palestinese e in particolare alle vittime civili di Gaza.

L'immagine mostra un uomo palestinese di spalle, con le stampelle e una gamba amputata. Accanto, la bandiera palestinese con la scritta "Free Palestine", e in grande la frase: "IL TUO SILENZIO CI STA UCCIDENDO". Più in basso, un altro messaggio: "STOP KILLING PALESTINIANS".

Vicenza è una città simbolica per questo gesto: qui ha sede la base statunitense Dal Molin (oggi Caserma Del Din), che ospita il 173rd Airborne Brigade Combat Team, un reparto d’élite dell’esercito americano. Proprio per questo, questi manifesti vogliono anche essere un messaggio indirizzato a quei diciottomila militari presenti sul nostro territorio. È un gesto semplice, ma carico di significato.

I pannelli sono stati pagati regolarmente e rimarranno affissi dal 21 maggio al 3 giugno. Una volta rimossi, ne farò mettere altri. Perché non voglio tacere. Se cercate di zittirmi, non ci riuscirete. Ma non solo me: non si può zittire la verità. Non si può mettere a tacere l’umanità, né ignorare ciò che sta accadendo.

L’idea è nata ascoltando un’intervista in cui qualcuno diceva: "Con i soldi si può comprare tutto". Perfetto, ho pensato. Con i soldi si possono anche noleggiare i cartelloni pubblicitari per dire ciò che deve essere detto.

Vedo che qualcosa si muove: durante il Giro d’Italia, mai come quest’anno ho visto così tante bandiere palestinesi e segni di resistenza. Questo cartellone è il mio. È il mio modo di dire che non ci sto. È un gesto di resistenza contro il silenzio e l’indifferenza. Contro l’arroganza di chi ci governa, anche qui in Italia.

È un gesto etico, di giustizia e moralità. La foto è vera, mi è giunta da Gaza e il ragazzo mutilano ha detto che per lui sarebbe un onore vederla affissa. E per me questo vale più di qualsiasi altra cosa.

Come cittadini, abbiamo non solo la possibilità, ma il dovere di difendere le nostre idee. E credo che questo gesto possa colpire nel segno.

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