Giovani, lauree e lavoro la fabbrica delle illusioni
il 6 gennaio sul Messaggero Veneto associa il deprecabile fenomeno del
precariato lavorativo delle giovani generazioni all'impiego di queste
ultime nella cooperazione sociale e stabilisce l'ancor più nefasta
equazione cooperazione sociale= "precarietà, demotivazione,
dequalificazione dei servizi".
Ora, seppur la cooperazione in quest'epoca viva sicuramente le sue
vicende nebulose, la cooperazione sociale si afferma d'altro canto come
soggetto maturo per una reale partnership nella definizione,
progettazione e gestione delle politiche sociali e dei servizi, insieme
all'Ente Pubblico e agli altri soggetti del Terzo Settore.
Sono, infatti, molteplici gli stimoli al cambiamento, provenienti sia
dalla prassi quotidiana, sia dal nascente mercato sociale, sia dalle
norme che si stanno affollando in questo settore, tra cui la Legge sulle
ONLUS, la Legge sul socio-lavoratore, la riforma del Diritto Societario,
e la legge 328/2000 che assegna al terzo Settore in generale, ed alle
cooperative sociali in particolare, un ruolo ben definito, specifico e
speciale, nella definizione, progettazione e gestione delle politiche
sociali e dei servizi alla persona.
Ecco quindi che, dopo aver consolidato capacità
organizzativo-manageriali, ora si realizza sempre più all'interno delle
cooperative sociali un' elevata capacità progettuale nel sociale e un
più significativo rapporto con il territorio.
Stona dunque l'equazione proposta che sottende un'impostazione culturale
in cui la cooperazione sociale si pone quale bacino collettore di
occupazione puramente sostitutiva e in qualche modo parziale e limitata.
La cooperativa sociale è risorsa, valore aggiunto, capace di erogare
servizi sempre più complessi e di qualità che sono il frutto di prassi
operative, di "saperi" professionali, di strategie gestionali ormai ben
radicati Il contesto territoriale di riferimento è l'area privilegiata
di ricchezza e di convergenza di interessi, in cui si possono
coprogettare con l'ente pubblico politiche che rispondano ai bisogni
reali dei cittadini che consentano mediante l'inserimento delle
cooperative sociali come partner attivi, di innescare un circolo
virtuoso di socialità e di ricchezza collettiva. Là dove non è così non
dipende certo dalla natura intrinseca della cooperativa sociale, ma da
contesti impreparati, da complicità o furberie di qualcuno che comunque
non derogano al principio.
Quanto poi alle presunte retribuzioni "da fame" ritengo sia importante
documentare con nomi e cognomi le esperienze riferite senza affidarsi a
generalizzazioni inevitabilmente imprecise e non calzanti.Esiste infatti
un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro delle Cooperative Sociali
che garantisce paghe dignitose ed esistono anche cooperative che
integrano gli istuituti contrattuali a favore del lavoratore. Perchè,
per onore di completezza e verità, non si rappresentano anche queste
esperienze, che non costituiscono affatto un'eccezione nel mondo
cooperativo?
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