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Una lettera al Corriere del Giorno sulle "fontanelle della discordia".

«Ma non chiedete al sindaco di essere anche scortese»

"La stretta di mano non é sembrata il simbolo della “svendita della città per il famoso biblico piatto di lenticchie”, ma l’inizio di un nuovo approccio più sincero tra le città e la sua industria, finalizzato a sinergizzare le proprie forze per risolvere seriamente l’annoso problema ambientale che affligge questa città".
14 novembre 2007
Fonte: Corriere del Giorno

Caro Direttore,
- Le strette di mano del Sindaco Stefàno ai rappresentanti dell’Ilva, in occasione del dono delle fontanelle del cimitero fatto da quella industria alla città di Taranto, sono state interpretate da alcuni “criticoni” e da una esigua parte dell’opinione pubblica, come gesto di sottomissione delle Istituzioni locali ad una industria che ha causato il noto disastro ambientale, accompagnato da neoplasie e morti bianche, per cui ora ad essa non dovrebbero farsi “sconti” di nessun genere su eventuali compromessi di accordo per una più sicura coesistenza con la città.

Beh! A me pare che ora si stia esagerando con queste inutili e livorose prese di posizioni, che avrebbero la sola funzione di continuare a scavare sempre di più quel solco già profondo che ha diviso la città dalla sua più grande ma... “odiata” industria, impedendo così di affrontare con più serenità la grave situazione ambientale.

A me che ho una particolare tendenza a privilegiare le cose concrete, sarebbe invece piaciuto che i nostri “criticoni”, più che preoccuparsi del la “forma” con le più comode polemiche sul significato simbolico delle strette di mano, avessero badato anche, e di più, alla “sostanza”, dando prova delle loro capacità creative ed organizzative, invitando i nostri parlamentari locali ad interessarsi con più zelo della città a livello nazionale, promuovendo manifestazioni di energiche proteste, per richiamare l’attenzione dello Stato a combattere con mezzi più idonei i danni causati dal “Mostro di acciaio” da lui stesso costruito in questa città, o facilitare la creazione di nuove risorse produttive di lavoro meno inquinante.

Al caro prof. Mario Guadagnolo che stimo per il suo spiccato senso di civismo e per il suo amore per questa città, domando se nel suo intervento sul “Corriere” del 7 novembre, abbia visto nel gesto del sindaco solo “una resa incondizionata”, o un doveroso e civile ringraziamento, seppure ostentato?

A me, forse perchè manca l’acutezza intuitiva, il gesto delle strette di mano e degli abbracci, non é sembrato il simbolo della “svendita della città per il famoso biblico piatto di lenticchie”, ma l’inizio di un nuovo approccio più sincero tra le città e la sua industria, finalizzato a sinergizzare le proprie forze per risolvere seriamente ed in tempi relativamente brevi, l’annoso problema ambientale che affligge questa città.

Inoltre, il sindaco Stefàno, in occasione del dono di queste fontanelle, avrebbe dovuto attenersi scrupolosamente alle regole dettate dal far play, e cioè come dice il professore Guadagnolo che “le strette di mano possono esserci solo quelle formulate tra parti avverse nei tribunali”.

Allora mi domando: ma il sindaco, di fronte alla concretezza di un dono fatto alla città , anche se modesto, cosa avrebbe dovuto fare? Ignorare altre regole non meno importanti del “fair play”, dettate dalla... creanza?

Un cordiale saluto.
Dott. Mario D’Alò

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