L’inquinamento delle falde uno dei principali problemi
Da più di un secolo il clima è stato modificato dal crescente inquinamento prodotto dalle industrie e dallo sviluppo dei mezzi di trasporto. Gli interessi generali hanno finito per segnare nei fatti quelli di un ristretto numero di persone ed influenzare il corso della storia.
I risultati di questa crescita selvaggia sono sotto gli occhi di tutti. Il futuro sarà contraddistinto dalla questione idrica. Il territorio tarantino con la presenza di un gigantesco insediamento industriale più grande del doppio dell’area della città, deve porsi oggi più che mai il problema delle falde acquifere di superficie e di profondità.
Da un’attenta osservazione delle cartine idrogeologiche si nota che lo spartiacque sotterraneo passa pressappoco nella zona d’Ilva, precisamente dove sono ubicati gli altiforni, le cokerie, le centrali termoelettriche, in sostanza la cosiddetta area a caldo dello stabilimento.
Lo sversamento d’apirolio, d’oli minerali usati dalle macchine, idrocarburi vari, residui di amianto nel suolo, hanno portato a fenomeni di contaminazione del sottosuolo, favorito dalla composizione calcarea, con una continua infiltrazione. Con i decenni anche le falde di profondità sono state interessate causando un inquinamento notevole. Da considerare che in epoche remote, studi approfonditi hanno certificato che nel sito dove oggi persiste lo stabilimento siderurgico esisteva una gran palude. Questa in pratica abbracciava anche il territorio dove ora è situato il cimitero
comunale.
Personalmente ritengo che il sindaco di Taranto dovrà, tra le tante emergenze, far monitorare anche la periferia orientale della città, le zone della salina grande, quella piccola, la zona Cimino. In accordo con il comune di San Giorgio occorre verificare le acque della sorgente Riso e dei pozzi circostanti (palude Cicoria). Inoltre occorre fare un’attenta analisi delle sorgenti del Mar Piccolo, delle Polle (fiume Cervaro, Galeso, Tara).
1) Investimenti Ilva per rifacimento rete idrica acquedotto Pugliese.
1) Dati sul consumo idropotabile delle acque dei pozzi artesiani e problematiche derivanti dalla “salinizzazione” della falda
3) Dati Arpa sulle campagne di monitoraggio
4) Riutilizzo irriguo (inserire anche riferimento normativo!) delle acque reflue in agricoltura
Questa operazione deve essere concordata con la Provincia e la Regione che interverranno per mobilitare l’Arpa che consentirà di monitorare tutte le sorgenti. Tracce di diossina nell’acqua portano all’avvelenamento degli orti e vigneti coltivati nelle zone orientali della città sino alle propaggini della provincia.
Considerazioni non azzardate visto che lo spartiacque sotterraneo dirige l’acqua sia a Nord della città che al Sud di essa. Questa a mio avviso è una delle emergenze del nostro disastrato territorio da affrontare con la dovuta priorità.
Filippo Girardi
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